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Green Pass per baby sitter, colf, badanti. Assindatcolf: "Lo chiedevamo da mesi"

Il controllo del green pass allÂ?ingresso del Cenacolo Vinciano  a Milano, 6 Agosto 2021. 
ANSA / MATTEO BAZZI (Photo: Matteo Bazzi ANSA)
Il controllo del green pass allÂ?ingresso del Cenacolo Vinciano a Milano, 6 Agosto 2021. ANSA / MATTEO BAZZI (Photo: Matteo Bazzi ANSA)

Dal 15 ottobre anche i collaboratori domestici – badanti, colf, babysitter ecc. – dovranno possedere il Green Pass per continuare a lavorare. Una categoria che, esattamente come gli operatori del settore sanitario e i lavoratori delle Rsa, si prende cura delle persone, in questo caso tra le mura domestiche. La differenza è che per loro, fino ad oggi, non si era pensato ad un obbligo vaccinale. Un vuoto normativo, che per l’immunologa Antonella Viola, è stato pericolosissimo per la salute dei tanti assistiti quotidianamente da queste figure. Una situazione senza uscita per molte famiglie, che senza avere alcuna alternativa dovevano accettare il personale che veniva assegnato loro dalle agenzie di collaboratori domestici. Senza poter richiedere il requisito della vaccinazione.

“Io non lo voglio fare il Green Pass. Fino ad oggi non l’ho fatto perché non mi fido del vaccino. Ora che ci obbligano ad avere la certificazione per continuare a lavorare sarò costretta a farlo. Ho una figlia piccola da mantenere. Ma non lo avrei fatto senza obbligo”. Sono le parole di Nadia (nome di fantasia), una badante di origine sudamericana che vive e lavora a Roma. Lei è solo una degli 865 mila lavoratori domestici in regola in Italia. Come lei sono in tanti a diffidare del vaccino e dunque dell’obbligo di avere il Green Pass per andare a lavoro. Per Roberta Rodi, psicoterapeuta che seleziona i collaboratori domestici del gruppo Sanimedica, si tratta di un sentimento diffuso tra i lavoratori del settore: “Molti di loro hanno un basso livello di istruzione, una scarsa fiducia nelle novità scientifiche. È forte lo scetticismo verso il vaccino”.

Senza dimenticare che la maggior parte della forza lavoro è straniera, circa il 70% secondo i dati dell’Osservatorio sul Lavoro Domestico. “L’inserimento di cittadini stranieri nel nostro paese è già molto critico. La pandemia ha anche rallentato i tempi per ottenere documenti e permessi di soggiorno” spiega la dottoressa Rodi. “Per chi ha problemi con la burocrazia, spesso risulta ancora più complicato approcciarsi alle prestazioni sanitarie del nostro paese, e questo vale anche per il vaccino”. Da ottobre, questi lavoratori saranno tutti sottoposti all’obbligo di vaccino o di sottoporsi a tampone regolare per continuare nella loro attività domestica.

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“Chiedevamo da mesi un intervento in questa direzione” dice ad HuffPost Teresa Benvenuto, segretario nazionale di Assindatcolf, l’associazione di categoria dei datori di lavoro dei collaboratori domestici. “Era inconcepibile non prevedere un obbligo. Soprattutto quando badanti e babysitter lavorano a contatto con anziani e bambini, cioè persone fragili, nel caso dei bambini neanche vaccinate. Il rischio contagio è troppo elevato”.

Ora che cosa succederà? I collaboratori domestici non vaccinati che seguiranno l’esempio di Nadia – vaccinarsi per non perdere il lavoro – saranno probabilmente tantissimi, come conferma Assindatcolf ad HuffPost. Il problema resta quello dei lavoratori in nero. La Fondazione Leone Moressa stima che in Italia ci sono più di 1 milione di collaboratori domestici non regolarizzati. Una cifra superiore al numero dei dipendenti con un contratto. Non è possibile fare stime su quanti di essi si siano effettivamente vaccinati. È chiaro però, che se non saranno messi in regola, l’obbligo di avere il Green Pass per colf e badanti che il governo si appresta ad introdurre, produrrà effetti limitati nel settore.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.

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