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Greggio a massimi tre mesi su speranze commercio, esito voto Gb

Una pompa per l'estrazione del petrolio nel giacimento di Shengli nella provincia di Shandong, in Cina

di Alex Lawler

LONDRA (Reuters) - Le quotazioni del greggio toccano i massimi di quasi tre mesi con i progressi nella risoluzione della disputa commerciale Usa-Cina e il risultato delle elezioni generali in Gran Bretagna che sembrano dissipare il clima di incertezza che ha a lungo frenato l'appetito per il rischio degli investitori.

Alcune fonti Usa hanno riferito ieri che Washington ha definito i termini di un accordo commerciale con Pechino, proponendo di eliminare alcuni dazi su beni di importazione cinesi e di tagliarne altri, in cambio di maggiori acquisti di beni agricoli americani da parte della Cina.

Intorno alle 11,50 italiane il Brent sale a 65,18 dollari a barile, livello più alto dal 23 settembre, dopo essere avanzato di 71 centesimi a 64,91 dollari. Il greggio Usa guadagna a sua volta 75 centesimi a 59,93 dollari.

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Il confronto sui dazi che da 18 mesi contrappone le due superpotenze ha frenato i prezzi del petrolio che sono stati penalizzati anche dall'incognita Brexit. Il partito conservatore si è aggiudicato una vittoria schiacciante alle elezioni generali di ieri, aprendo la strada all'uscita del Paese dall'Unione europea.

"Gli eventi delle ultime 24 ore diradano il clima di incertezza sull'economia globale", osserva Stephen Brennock del broker PVM.

La flessione del dollaro statunitense a fronte di una forte sterlina ha contribuito a sostenere le commodity. La sterlina è avanzata di oltre il 2% ieri sull'attesa del risultato elettorale.

"È probabile che la propensione al rischio tra gli investitori finanziari rimanga elevata grazie all'accordo tra Stati Uniti e Cina e all'imminente fine della saga Brexit", commenta Eugen Weinberg, analista di Commerzbank. "Ciò andrà anche a beneficio del prezzo del petrolio".

Nel 2019 il Brent ha registrato un rally di quasi il 21%, sostenuto dall'impegno dell'Opec e dei suoi alleati, compresa la Russia, di tagliare la produzione.

L'alleanza, nota come OPEC+, si è accordata la scorsa settimana su un'ulteriore riduzione di 500.000 barili al giorno dall'1 gennaio.

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