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Greggio, prezzi verso 73 dollari su offerta Usa ridotta, call Biden-Xi

Una bandiera cinese e una bandiera statunitense a Shanghai

LONDRA (Reuters) - Il greggio avanza verso i 73 dollari il barile, grazie ai crescenti segnali di un'offerta ridotta negli Stati Uniti, per l'impatto dell'uragano Ida, e alle speranze sul commercio Usa-Cina che spingono gli asset rischiosi.

Circa tre quarti della produzione offshore nel Golfo statunitense, ovvero circa 1,4 milioni di barili al giorno, sono rimasti sospesi da fine agosto.

I dati Eia di questa settimana hanno mostrato che le scorte di greggio statunitensi sono calate ai minimi da settembre 2019.

"Con la lenta ripresa della produzione offshore di greggio, è probabile che l'effetto di Ida sarà ancora percepibile nelle prossime settimane", ha detto Stephen Brennock di PVM.

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Intorno alle ore 10,55 italiane, i futures sul Brent avanzano di 1,21 dollari, o l'1,7%, a 72,66 dollari il barile. I futures sul greggio Usa scambiano a 69,29 dollari, in rialzo di 1,15 dollari o dell'1,7%.

Il mercato petrolifero e le borse sono stati stimolati dalle notizie di una call tra il presidente Usa Joe Biden e il leader cinese Xi Jinping. La call ha alimentato le speranze di relazioni più amichevoli tra le due nazioni, a favore del commercio globale, secondo gli analisti.

"La call tra Biden e Xi ha avuto lo stesso effetto sui mercati petroliferi che ha avuto su altri asset" ha detto Jeffrey Halley, analista di OANDA.

Il Brent si prepara a chiudere la settimana in leggero rialzo, dopo aver guadagnato quasi il 40% finora quest'anno, stimolato dai tagli dell'offerta da parte dell'Opec+ e dalla parziale ripresa della domanda dalla pandemia.

Si attendono per la prossima settimana le revisioni sull'outlook della domanda di greggio per il 2022, da parte dell'Opec e dell'Iea, per comprendere se la diffusione della variante Delta del Covid-19 ritarderà il completo ritorno della domanda ai livelli del 2019.

(Tradotto a Danzica da Enrico Sciacovelli, in redazione a Milano Gianluca Semeraro)