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Da Gross a Faber: cosa prevedono i grandi per il 2017?

Quello che era l'incubo dei mercati si potrebbe invece rivelare una benedizione: l'effetto Trump, con la sua politica di investimenti nelle infrastrutture e agevolazioni fiscali estreme sarà un fattore positivo secondo le previsioni della comunità finanziaria statunitense. O per lo meno questo sembra essere l'orientamento attuale.

Le previsioni

Da Investec non esitano a definire il 2017 un anno in cui la crescita mondiale supererà le aspettative, anche grazie al fattore politico che riuscirà a calmierare le tante incertezze e le molte paure all'orizzonte. Infatti se è vero che dalla strategia del nuovo presidente, sempre che la si riesca ad applicare in toto, porterà ad un'esplosione del debito nell'immediato, potrebbe anche riequilibrare la situazione con un aumento del Pil, lasciando il rapporto col deficit pressoché invariato. Guardando alle cifre attese, le previsioni parlano di un prodotto interno lordo che da Washington dovrebbe arrivare a +2,2% che andrà di pari passo, però, con un debito presumibilmente oltre il 104%, due fattori che, stando alle previsioni di Moneyfarm, potrebbero rendere la ripresa degli Usa piuttosto difficile da verificarsi vista la politica monetaria che non sarà più accomodante come prima e un dollaro che, con ogni probabilità, tenderà a rafforzarsi già di suo. E proprio sul dollaro si focalizza la view di Natixis (Londra: 0IHK.L - notizie) che ricorda come nei prossimi 12 mesi le politiche monetarie, per quanto ancora ampie, tenderanno ad essere sempre più divergenti, a tutto faovre di un appesantimento del biglietto verde.

Sempre restando negli Usa, sembrano invece buone le prospettive per i tagli sulle imposte per i capitali rimpatriati, capitali che molti valutano intorno ai 2mila miliardi di dollari: in questo caso i maggiori beneficiari saranno con ogni probabilità i grandi nomi della Silicon Valley, Apple (NasdaqGS: AAPL - notizie) in primis. Difficile, inoltre, che il fantasma di una guerra commerciale con la Cina possa materializzarsi: Pechino è un cliente troppo prezioso da perdere. Numeri alla mano è facile capire il perché: come sottolinea Dominick Salvatore, consulente Onu, Fmi e Banca Mondiale, dalla Cina Washington ha importato 480 miliardi di dollari mentre verso Pechino, si è registrato un attivo di 160 miliardi, fatte le debite proporzioni, il disavanzo con il Dragone arriva a 320 miliardi di dollari.

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La view sul Vecchio Continente

Guardando invece al Vecchio Continente, da Deutsche Bank (IOB: 0H7D.IL - notizie) avvertono che sarà necessario monitorare ancora l'emergenza dei profughi, in particolare con la situazione delicata della Turchia, nel 2016 al centro di un clamoroso tentativo di colpo di stato, poi fallito. Senza contare i problemi, molteplici, che si presentano e si presenteranno per le nazioni sul fronte delle politiche fiscali nazionali. Per questo motivo il 2017 si presenta perciò ricco di domande e di variabili, in particolare per quanto riguarda le politiche monetarie delle banche centrali, i cui limiti operativi sono sempre più evidenti non solo ai diretti interessati ma anche all'opinione pubblica, tanto da portare i banchieri ad ammettere in maniera più o meno esplicita, la necessità di limitare le operazioni di stimolo per riuscire a spostare nuovamente il focus sui mercati. Ecco allora che in molti guardano all'azionario come nuovo protagonista per i prossimi 12 mesi. In particolare John Bollinger che mantiene la sua esposizione del 60% proprio sull'azionario con un 20% diviso tra Forex e cash.

I pessimisti

Un ottimismo che, però, non coinvolge chi tende sempre ad essere cauto, forse troppo, sull'andamento futuro; Marc Faber non si fida dei continui rialzi e dei continui massimi toccati dal mercato a stelle e strisce. Questa scelta nasce dal fatto che questi rialzi sono dovuti per lo più a pochi, grandi titoli e non a una crescita omogenea e di valore. La strategia da lui suggerita sull'equity prevede di vendere i settori in ipercomprato e di guardare invece a quelli attualmente molto venduti. Inoltre Faber guarda al debito federale Usa con un forte timore, in virtù di quei 1.500 miliardi di dollari di aumento e di una eccessiva presenza di liquidità sul mercato. Tendenzialmente negativo è anche l'approccio di Bill Grossche oltre al dollaro forte vede anche un deciso pericolo proveniente dall'invecchiamento demografico, dall'aumento del deficit pubblico e dal continuo pericolo di nuove bolle speculative. Non solo, sotto accusa sono sia le agevolazioni fiscali per le grandi aziende sia il taglio delle tasse sui capitali rimpatriati. Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) primo caso, infatti, non ci sarebbe nessun giovamento per le società dell'S&P500 dal momento che le maggiori aziende del listino hanno una tassazione media del 24%, già di per sè particolarmente agevolata. nel secodno caso, invece, Gross ricorda quanto fatto nel 2004 quando si attuò una politica simile per permettere il ritorno dei soldi detenuti all'estero. Ebbene in quel caso la maggior parte dei flussi non arrivò a stimolare l'economia attraverso investimenti ma fu veicolata verso operazioni di buyback, bonus ai dirigenti e dividendi.

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