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I due giardini

Nella Terra del Sol Ridente, due giovani fratelli, Aristarco e Timoteo, ereditarono dal defunto padre un’antica proprietà fondiaria in una zona di campagna costituita da due singole magioni, praticamente quasi identiche, ognuna con annesso un ampio giardino che girava tutto attorno le cinta perimetrali di ogni proprietà. La disposizione delle due magioni si può dire che era sostanzialmente speculare nel senso che le due proprietà erano una fronte stante all’altra, ciononostante entrambe erano piuttosto distanti l’una dall’altra in forza della copiosa quantità di terreno che era di pertinenza al giardino di ognuna. Senza volerlo neanche fare apposta vi era naturalmente un piccolo ruscello che divideva perfettamente il confine a sud del giardino della prima magione rispetto a quello della seconda. La proprietà era ubicata all’interno di un antico borgo di prestigio storico che ospitava una comunità coesa, unita e fiera della bellezza unica della loro terra. Aristarco e Timoteo dopo un veloce sopralluogo della proprietà ereditata decisero congiuntamente come assegnarsi rispettivamente le due magioni ed al contempo iniziarono a rimboccarsi le maniche per sistemare soprattutto i rispettivi giardini che necessitavano di cure ed attenzioni dopo la morte del padre, il quale se ne era sempre occupato minuziosamente e con devozione certosina.

Dopo una prima disamina, i due fratelli, che avevano ognuno una propria visione della vita e soprattutto una diversa filosofia di vita, rendendosi conto di quanto tempo avrebbe necessitato risistemare i rispettivi giardini delle due magioni scelsero di lasciare questo compito ad un giardiniere. Tuttavia non riuscendo ad accordarsi sulla sua nomina, in quanto ciascuno dei fratelli voleva risistemare i due giardini secondo i propri gusti personali, si decise per il loro quieto vivere che ognuno avrebbe incaricato una persona di proprio gradimento per il giardino di propria competenza. Aristarco, il maggiore dei due fratelli, scelse per il suo giardino un anziano giardiniere piuttosto ortodosso con molti anni di esperienza nel suo modo di mantenere e curare il verde: nella sua sfera lavorativa si era fatto conoscere per la capacità di tutela e mantenimento della bellezza e dell’armonia nei giardini che gli erano stati commissionati. Timoteo, il fratello molto più giovane, quasi sempre in conflitto con il fratello maggiore su ogni questione legata alla società, la religione o l’economia, scelse in contro tendenza un giovane vivaista, dalle idee piuttosto moderne ed apparentemente molto innovative. Dopo aver ricevuto le istruzioni dai rispettivi committenti, i due manutentori del verde iniziarono a mettersi tosto all’opera per ripristinare ed esaltare la bellezza del giardino che gli era stato assegnato, ognuno attuando secondo il proprio credo ed esperienza.

Il giardiniere di Aristarco iniziò subito con una incisiva campagna di rimozione della malerba che nel frattempo era venuta a proliferare dopo la morte del padre dei fratelli. Successivamente procedette a potare i rami di alcuni alberi sempre verdi divenuti troppo imponenti che facevano ormai sistematicamente ombra alle azalee e ai piccoli bonsai ornamentali. Ricoprì minuziosamente con della rete antiparassitaria gli alberi da frutto più esposti alle aggressioni atmosferiche e dei parassiti in modo che nella stagione successiva si sarebbe potuto anche vendere parte del raccolto a qualche mercato ortofrutticolo specializzato nel biologico. Sradicò definitivamente alcune piante lussureggianti che già erano state messe a dimora, spiegando ad Aristarco (che sull’argomento era apparso piuttosto contrariato) come quella tipologia di piante con l’andare del tempo tende ad espandere le loro radici cosi capillarmente sul terreno tanto da compromettere la vivibilità di quelle circostanti. Inoltre tali piante attirano nel tempo insetti fastidiosi ed anche pericolosi, perchè vettori ed incubatori di altri parassiti, che a lungo andare rendono poco gradevole anche il solo passeggiare nei sentieri interni del giardino. Per ultimo procedette ad una operazione di bonifica dei terreni da talpe ed altri invasori molesti, utilizzando quando lo riteneva necessario anche del veleno specifico per il loro abbattimento. Di (KSE: 003160.KS - notizie) altra view era invece il giardiniere di Timoteo, il quale aveva un approccio più progressista e radical chic, ed era infatti meno intransigente rispetto al suo collega.

Tanto per iniziare non procedette a rimuovere le erbe infestanti in quanto riteneva che anch’esse se lasciate proliferare si sarebbero adeguate agli spazi circostanti apportando nel tempo dei contributi benefici al terreno, contrariamente a quanto invece ritenevano le classiche scuole di giardinaggio: a suo modo di vedere anche la malerba rappresenta una risorsa per ogni giardino. La sua visione di insieme desiderava per questo riprodurre un giardino più in stile selva naturale piuttosto che prediligere il solito terraglio ortodosso, piacevole solo alla vista come se fosse il giardino elitista di qualche aristocrate. A suo modo di vedere infatti tali canoni di bellezza erano superati, in quanto si doveva destinare più spazio a piante un tempo discriminate o di discutibile nomea. Per questo decise di asportare una buona parte dei corpi dei tronchi degli alberi sempre verdi in modo che le nuove piante arrampicanti di importazione che aveva ordinato potessero con il tempo avvolgere quasi interamente quello che restava in vita dei precedenti alberi. Le piante da frutto vennero sradicate e sostituite con piante grasse ed aromatiche visto che la frutta se non raccolta, una volta a terra inizia a marcire rendendo lo spettacolo poco gradevole alla vista. Le piante lussureggianti vennero invece facilitate nella loro crescita tramite piloni di sostegno, riducendo nel contempo lo spazio di fuga per le radici delle altre piante rimaste circostanti. Si rifiutò di utilizzare trattamenti antiparassitari per difendere le piante più deboli in quanto queste ultime devono essere in grado di integrarsi automamente al nuovo enviroment senza ricorso ad interventi di protezione ad hoc. La natura deve essere lasciata in pace e fare il suo corso.

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I due fratelli, Aristarco e Timoteo, dopo qualche anno iniziarono a confrontarsi vedendo delle significative differenze tra i due giardini, nonostante che al principio fossero sostanzialmente uguali. Il primo si era sviluppato in piena armonia con spazi sempre verdi perfettamente curati e ben distribuiti: si poteva spesso percepire il profumo dei fiori degli alberi da frutto e delle varie azalee. Il giardiniere di Aristarco in più occasioni aveva spiegato al suo committente che per ricreare una tale armonia bisogna spesso discriminare su quali piante desiderare e quali invece eliminare nella consapevolezza che la bellezza e l’armonia in un giardino difficilmente scaturiscono naturalmente ma necessitano invece di pulizia iniziale, ordine metodico e costante mantenimento. Egli suoleva spesso dire: per conseguire il bene, alle volte bisogna iniziare facendo del male. Il giardino di Timoteo sembrava un affronto a quello del fratello: l’incapacità e l’impossibilità effettiva di riuscire a far convivere tutto quell’affollamento di piante troppo diverse tra loro e senza alcuna limitazione lo aveva trasformato in un’accozzaglia desolante e sgradevole alla vista di piante poco verdi, gialle e marroni, molte delle quali erano pateticamente ancora in vita nel tentativo disperato di ritrovare uno spazio vitale pur di sopravvivere con stento e difficoltà.

La decisione di aver ampliato lo spazio disponibile alle piante lussureggianti aveva prodotto presto i suoi effetti negativi: queste ultime infatti attirarono varie tipologie di insetti molesti, soprattutto zanzare, cimici e blatte, oltre a ratti voraci che la notte davano avvio alle loro scorribande. Persino il povero gatto di casa di Timoteo aveva paura nell’addentrarsi tra le piante di questo giardino, che di giardino ormai aveva ancora ben poco. Quest’ultimo tra l’altro era diventato anche un caso di ridondante attenzione mediatica nella comunità visto che le proprietà che confinavano a sud dovettero iniziare a convivere con i disagi quotidiani che l’appezzamento di terra stava loro arrecando: soprattutto infestazioni e parassitosi. Per questo alcuni proprietari tentarono di vendere la loro proprietà tuttavia si accorsero che proprio per la contiguità a sud con il giardino di Timoteo aveva prodotto una sensibile caduta del valore delle loro proprietà immobiliari. Aristarco a quanto pare non ne dovette pagare le conseguenze, infatti il suo giardiniere vedendo il modus operandi del collega a cui si era rivolto il fratello Timoteo ed immaginando per esperienza come sarebbe potuta finire, gli consigliò di costruire un nuovo muro perimetrale con l’aggiunta di una estesa recinzione di separazione proprio in prossimità del ruscello che divideva già naturalmente le due magioni ed i due giardini. L’abbondante acqua corrente, la presenza di un nuovo ostacolo materiale appositamente creato con in aggiunta una rete di contenzione a quanto pare impedirono i fenomeni di contagio nel suo giardino. Per ulteriore sicurezza il giardiniere di Aristarco gli consigliò di predisporre anche una casetta nido nel più alto degli olmi al fine di dare ospitalità ad un falco pellegrino interessato a cacciare potenziali ed eventuali intrusi poco graditi nella sua proprietà. Rimane ancora ad oggi invece irrisolto un mistero: dopo numerosi tentativi di spiegazione e riscontro sul suo operato, il giardiniere di Timoteo divenne praticamente irreperibile.

Autore: Eugenio Benetazzo Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online