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I media portano il buonumore sugli asset

Infine, anche le Small caps US si son prese una pausa. La giornata di malumore di Wall Street ieri ha imposto la prima perdita al Russell 2000 (-1.3%) dopo ben 15 sedute di progresso costante, la miglior rappresentazione dell’impatto delle attese di stimolo fiscale dopo l’Elezione di Trump.

La seduta asiatica ha mutuato il sentiment da Wall Street, con i soli mercati cinesi in grado di progredire, senza un particolare catalyst se non la recente pausa nella svalutazione della divisa (coincisa con la pausa nell’apprezzamento del $). Parimenti, la pausa nella svalutazione dello yen ha immediatamente prodotto uno stallo del Nikkei, in barba ai buoni dati macro (leggi balzo nelle retail sales di ottobre).

La seduta europea è iniziata con un tono incerto, ma l’eccesso di pessimismo di ieri sugli asset e le banche italiane ha lasciato il posto a un aria migliore, e cosi gli indici si sono issati in positivo, trainati, per una volta, da Milano.

Ma la svolta definitiva al sentiment l’hanno data nuovamente i media. A metà giornata è comparso un pezzo di Reuters recante dichiarazioni di fonti anonime interne all’ECB: la banca Centrale Europea sarebbe pronta ad aumentare consistentemente gli acquisti di BTP, in caso una eventuale vittoria del “NO” al Referendum causasse un forte aumento dello Spread. Non si tratta certo di una sorpresa (atteggiamenti simili erano stati annunciati anche in occasione della Brexit) ma non lo erano nemmeno le constatazioni del FT di ieri. Cosi (NasdaqCM: COSI - notizie) i compratori di carta italiana e periferica in particolare, che avevano fatto già una timida comparsa in mattinata, hanno accelerato.

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E l’entusiasmo è aumentato ancora nel pomeriggio, quando il CEO di Borsa Italiana Jerusalmi ha dichiarato che gli investitori esteri portano avanti “enormi scoperti” sugli asset italiani. Anche qui, poca sorpresa, ma effetto mediatico soddisfacente. Cosi lo short squeeze si è fatto frenetico sugli asset nostrani, e il movimento ha trainato anche gli altri indici europei e offerto un po’ di supporto ad una Wall Street ancora un po’ opaca.

Sul fronte macro, c’è da citare la seconda stima del GDP US del terzo trimestre, che vede il dato salire a +3.2% annualizzato da +2.9% della prima stima, grazie a una marcata revisione al rialzo dei consumi e dell’investimenti in residenziale, mentre gli investimenti fissi e la spesa pubblica sono stati rivisti al ribasso. Il dato conferma l’accelerazione dell’economia americana nella seconda parete dell’anno, ma impatta poco sulle aspettative per la FED, che vedono già interamente scontato un rialzo di 25 bps al FOMC di dicembre, con un 2% di probabilità di un rialzo di 50 bps, secondo il monitor di Bloomberg.

Infatti il $ ha provato ad accelerare nuovamente, ma al momento non sembra averne più e, salvo sorprese nelle prossime ore, metterà giù addirittura il terzo calo a fila, cedendo terreno sopratutto contro $ neozelandese, Sterlina ed €.

Brutta aria anche per il petrolio, con le news dello scontro tra Iran ed Arabia. Apparentemente il primo non è disponibile ad un taglio alla propria produzione che la seconda gli vuole invece imporre. Il meeting ufficiale si terrà domani tra mezzogiorno e le 16, e ormai si comincia a temere un accordo di bassa qualità nella migliore delle ipotesi. In caso di fallimento, la discesa dell’oil potrebbe essere significativa nel breve.

Sul fronte asset italiani, le esperienze recenti su Brexit e Presidenziali US sembrano indicare che lo squeeze potrebbe continuare per uno o 2 giorni. Infatti in occasione del Referendum UK, gran parte del positioning costituito in vista di una vittoria del “leave” fu precipitosamente ricoperto nella settimana precedente il voto, mentre a risollevare l’S&P fu lo scagionamento della Clinton a 3 giorni dalle elezioni US.

Insomma, basandosi sulle precedenti esperienze, e dando credito a Jeruslemi (il che collimerebbe con gli ultimi sondaggi la performance degli asset), lo squeeze potrebbe avere ancora un paio di giorni di fiato, un movimento difficile da giocarsi al rialzo forse, ma che può permettere degli hedge su posizioni più vantaggiose per chi avesse atteso a proteggersi contro una bocciatura della riforma.

Venendo a Wall Street, a poco più di 2 settimane dall’Elezione di Trump, uno sguardo ad alcuni indicatori di sentiment mostra che il mood della vigilia è stato totalmente sovvertito. La differenza tra Bulls e Bears della survey di AAII mostra un balzo ai massimi da 18 mesi, e la percentuale di “bulls della Survey ai massimi da fine 2014. Normalmente queste impennate di buonumore conducono a fasi di stallo/moderata correzione (non a correzioni significative).

Autore: Giuseppe Sersale Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online