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I mercati non comprano più alla cieca

Oggi pare molto difficile scrivere qualcosa di originale. E pensare che ieri sono stati realizzati nuovi I mercati che contano ieri hanno continuato quasi tutti a salire lentamente e tranquillamente, ma la novità e che gli investitori sembrano intenzionati almeno a non comprare più ad occhi chiusi, ma a selezionare gli obiettivi con una maggiore attenzione al rischio.

Non si può ancora parlare di un ritorno dell’avversione al rischio, ma sicuramente ieri si è vista minore baldanza.

Tutti e tre gli indici che stiamo seguendo maggiormente per rappresentare il mercato azionario USA (SP500, Dow Jones e Russell2000) hanno fatto segnare nella parte iniziale di seduta nuovi record storici per poi rallentare un po’ la marcia nel finale. Niente da fare ancora per il tecnologico Nasdaq100, che ha mancato nuovamente l’appuntamento col record.

Dove si è visto maggiormente la selezione degli obiettivi di investimento è in Europa, dove i vincitori e i vinti sono stati molto evidenti. Dalla prima parte classifichiamo l’azionario tedesco che, alla riapertura dopo la festività, ha rispettato l’appuntamento col massimo storico ed è riuscito ad arrivare fino a 12.976 con il suo indice Dax. Quello tedesco è stato però praticamente l’unico indice a chiudere in positivo tra i principali dell’Eurozona, dove spicca il drammatico calo dell’indice spagnolo Ibex (-3%) e la sberla ricevuta dal nostro Ftse-Mib (-1,44%). La giornata-no di Italia e Spagna è poi completata anche dalla risalita dello spread col Bund (+9 punti base per il decennale spagnolo e +6 per il nostro BTP).

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Il crollo spagnolo ha motivazioni eminentemente politiche, dato che gli investitori, che martedì si erano illusi circa la riduzione delle tensioni tra separatisti catalani e governo Rajoy, dopo il discorso di chiusura molto duro pronunciato dal Re Felipe VI di Spagna, hanno visto tornare il pendolo delle probabilità fortemente verso l’epilogo più cruento. Infatti ieri, in risposta al Re, il Parlamento catalano ha votato per dichiarare l’indipendenza lunedì prossimo. Gli spazi di mediazione si restringono decisamente, anche perché l’Unione Europea pare restia a farlo e si posiziona in appoggio del governo centrale spagnolo.

Mentre in Spagna si scrive la storia, nella nostra Italietta si scrive la cronaca del piccolo cabotaggio politico. Ad imitazione del muro contro muro spagnolo, ieri ha preso vita il muretto contro muretto all’interno della sinistra, con il ritiro dell’appoggio al Governo Gentiloni dei “separatisti del PD”, cioè il partito dei “rottamati alla riscossa” Bersani e D’Alema. Dopo qualche momento di fibrillazione sulla possibile mancanza dei numeri per approvare il DEF e la successiva Legge di Stabilità, Gentiloni, come in passato capitò più volte a Renzi, ha trovato soccorso nel gruppo dei Verdiniani, che con i loro voti hanno garantito la stabilità del governo e soprattutto delle poltrone parlamentari su cui sono seduti (ma solo nelle giornate che contano).

Se lo spavento politico è passato in fretta, non altrettanto è stato per lo spavento bancario che ha provocato una nuova direttiva del Meccanismo di Vigilanza Unico sulle banche della BCE (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) , diretto dalla severa Danièle Nouy, francese di nascita, ma tedesca per mentalità. Questa direttiva “consiglia” alle banche vigilate una nuova e più stringente politica di gestione dei NPL (sofferenze bancarie, in italiano). In particolare la politica di copertura del rischio attraverso accantonamenti prudenziali di fondi in bilancio per svalutarli, dal 2108 non sarà più completamente discrezionale, ma dovrà rispettare precise tempistiche. I crediti in sofferenza classificati come “secured” cioè assistiti da garanzia reale, andranno coperti completamente entro 7 anni, mentre quelli non garantiti addirittura in 2 anni.

L’applicazione di questo criterio non è obbligatoria, ma altamente consigliata. Sarà obbligatorio però indicare le motivazioni degli scostamenti da questo comportamento virtuoso. Inoltre si applicheranno solo alle sofferenze che emergeranno dal 2018 in poi e non a quelle passate.

Le conseguenze non sono da poco. Intanto dovremmo avere nei bilanci delle banche relativi al 2017 l’emergere di parecchie sofferenze che altrimenti sarebbero state ancora nascoste per un po’. Questo perché se emergeranno il prossimo anno rientreranno nelle nuove regole, mentre quelle già esistenti a fine anno avranno il trattamento blando e discrezionale attualmente in vigore. Poi dovrebbero aumentare le svalutazioni a carico del prossimo anno, data la rapidità di copertura richiesta dalle nuove regole. Risultato: aspettiamoci altri aumenti di capitale in futuro, specialmente da parte delle banche che non hanno ancora fatto con precisione le pulizie di bilancio.

Chi credeva che le banche fossero fuori dai guai dopo i salvataggi statali e le ricapitalizzazioni degli ultimi due anni, scopre che la Quaresima non è ancora finita.

Perciò ieri la reazione stizzita dei mercati ha prodotto un flusso cospicuo di vendite sulla generalità dei bancari e soprattutto su quelli spagnoli ed italiani, che sono quelli più imbottiti di NPL. Titoli che fino a martedì salivano incessantemente, ieri hanno fatto capitomboli che non vedevamo più da tempo.

L’indice Ftse-Mib arretra così in modo significativo proprio in prossimità della resistenza che sembrava voler attaccare. Se oggi la svolta verrà confermata, potremo decretare la fine del movimento rialzista di breve periodo partito a luglio e l’apertura di una fase correttiva che avrebbe come primo obiettivo il ritorno sulla ex resistenza, ora possibile supporto, di area 22.000.

Questo livello potrebbe contenere le vendite se il contesto generale rimanesse favorevole al rischio, come è tuttora.

Se invece la Corea, la Catalogna o chissà quale altro problema, facesse girare verso la cupezza l’umore del mercato globale, allora sarebbero dolori assai più lancinanti per il nostro indice, che rappresenta pur sempre un vaso di coccio tra vasi di ferro. Forse qualcuno se ne era dimenticato, a forza di sentire discorsi trionfanti nelle Feste dell’Unità e (un po’ meno) nelle stanze di Palazzo Chigi.

Ma ieri i mercati ce l’hanno ricordato.

Autore: Pierluigi Gerbino Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online