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Ecco i mercati a sconto. Su tutti la Russia

Troppi indicatori spesso contradditori: con questo si scontra il trader che punta soprattutto ai mercati internazionali. A inizio anno è quindi il caso di fare un po’ di pulizia per cercare valutazioni attendibili delle Borse dalle maggiori potenzialità di crescita nel medio periodo. Fra i tanti strumenti utilizzabili ce n’è uno assai apprezzato dagli analisti: si tratta del “Cape (Londra: CIU.L - notizie) ”, che sta per Ciclically Adjusted Price Earnings Ratio, basato sul classico rapporto prezzo/utili di qualunque indice e aggiustato dividendolo per la media degli utili negli ultimi dieci anni. Se il valore, che ne consegue, è inferiore a 10 si ha la conferma di un mercato a sconto, mentre più sale e più denota un indice caro.

Serve purché si capisca che…

Attenzione però: è consigliabile non valutarlo in un’ottica di breve periodo quanto in una visione di medio termine. L’esperienza dimostra infatti che nell’arco di mesi si sono visti molte volte mercati con “Cape” alti continuare a salire, sebbene percentuali basse indichino chiaramente che si ha a che fare con listini meno esposti al rischio di bolle speculative. In altre parole più che di una lettura in chiave di rialzi questo indicatore può essere utile per valutare situazioni a rischio, destinate magari a trasformarsi in improvvise crisi dovute proprio a esagerate valutazioni per fattori molteplici. E’ pur vero che chi esce da una crisi appare favorito rispetto a chi non ha vissuto situazioni di forti cali delle quotazioni. Pensiamo per esempio all’impatto del crollo del prezzo del petrolio negli ultimi due anni e a quanto ha voluto dire per alcuni listini o alcuni settori.

Il verdetto a fine 2016

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Ecco allora i mercati che si collocano meglio in questa particolare classifica. Nettamente sotto quota 10 troviamo Russia (valore 5,9), l’intera area dell’est Europa (8,6), Repubblica Ceca (8,9), Turchia (9,4) e Brasile (9,8). Possono sembrare risultati scontati, poiché sono loro ad aver caratterizzato con performance negative il quadro internazionale delle Borse nell’ultimo biennio. La graduatoria indica tuttavia che hanno margini di ripresa nel medio periodo (uno/due anni), pur con possibili inevitabili fasi alterne. E i peggiori, ovvero quelli con “Cape” ben oltre 20? Inesorabile la risposta: al primo posto la Danimarca (valore 33,3), seguita da Irlanda (31,2), dagli Usa – con l’insieme dei suoi vari listini – collocati a 26,4 e infine dal Giappone (24,9). L’Italia in tutto questo rientra nella parte con valutazioni interessanti, sebbene oltre quota 10: ha un valore di “Cape” a 12,7, poco lontano da Spagna (11,7) e Cina (12,8).

Tanti indicatori dicono invece

Se il Ciclically Adjusted Price Earnings Ratio va visto in un’ottica di tempo, un’altra modalità più facile da valutare consiste nell’aggregare i più importanti indicatori utilizzati nell’analisi tecnica e nel creare una classifica in base ai migliori “score”. E’ di nuovo la Russia a conquistare il posto più alto della classifica, seguita da Cina, Italia, Austria, Norvegia, Ungheria e Spagna. I peggiori si dimostrano Danimarca, Messico e Belgio, con Wall Street pure in area rossa, assieme a India, Svizzera e Gran Bretagna, per citare i casi più significativi.

Emergenti sempre loro

Infine un confronto fra macro aree. L’Europa emergente dell’est spicca i termini di “Cape”, con un valore medio di 8,6, seguita dai cosiddetti “Bric” (Brasile, Russia, India e Cina), che si collocano a 11,8 e dagli emergenti dell’Asia/Pacifico a 14,9. I Paesi sviluppati – con un dato di 21,9 – sono ultimi in classifica. La valutazione può sembrare scontata ma non lo è: le nuove economie hanno buoni margini di ripresa sul fronte delle Borse e potrebbero essere una riserva di caccia in cui rientrare a larghe mani già nel corso del 2017.

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