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I mercati temono ancora l'instabilità della politica italiana?

In Sicilia sono stati assegnati i seggi e grazie all'ultimo vantaggio conquistato sul finale degli scrutini, il rappresentante del centrodestra Nello Musumeci, ha ottenuto la maggioranza con 36 seggi, senza dover far ricorso alle complicate geometrie che rischiavano di mettere in bilico il governo della regione a statuto autonomo.

La situazione in Sicilia

Ma questo non esclude tutte le conseguenze che il voto ha portato con sè, in primis il terremoto creato dal movimento 5 stelle che, da solo, con il suo candidato Giancarlo Cancellieri, ha conquistato il 34,7% delle preferenze aggiudicandosi 20 seggi. Le conseguenze, ad ogni modo, si sono abbattute sul vero perdente di queste elezioni regionali, il PD che adesso deve fare i conti con un problema di identità e di credibilità che ha rinviato per troppo tempo. Il problema resta la mancanza di coinvolgimento emotivo alla base, nonostante la presenza di un governo, quello Gentiloni, che succede ad un altro a firma PD, quello di Renzi, con il quale ha avuto in comune la mancanza di simpatia da parte degli italiani. A questo si aggiunga anche lo schiaffo del referendum e una riforma sul sistema di voto che, complicata sul nascere, tende ad accontentare le necessità politiche più che promuovere l'interesse al voto. Il che giustifica, in parte, il vero vincitore che sempre più spesso è presente alla fine di ogni consultazione elettorale: l'astensionismo. Caso emblematico quello di Ostia, elezione passata sotto silenzio proprio a causa della disfida siciliana ma che ha conquistatole prime pagine della cronaca proprio a causa del risultato clamoroso ottenuto da Casapound che con il suo rappresentante Luca Marsella ha superato quota 9%. Una percentuale che eprò si riferisce, a sua volta, a una fetta di popolazione molto esigua visto che 2 su 3 degli aventi diritto hanno deciso, complice anche il maltempo, di non andare a votare. Ad ogni modo anche ad Ostia il risultato premia la grillina Giuliana di Pilo e Monica Picca di Fratelli d'Italia. In altre parole, anche qui M5S e destra.

Il test italiano

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Le elezioni in Sicilia sono state subito viste come una specie di test per riuscire a tastare il polso della politica italiana in vista delle elezioni politiche che si terranno nella primavera del 2018. la paura più grande, in questo caso, è l'incognita rappresentata proprio dai grillini oltre a quella di un risultato estremamente frammentato che, a dispetto di ogni legge elettorale, condannerebbe l'Italia alla gogna dell'ingovernabilità. Con tutte le conseguenze economiche del caso. Ma in molti si chiedono: dopo le "sorprese" arrivate dalla Brexit e da Trump come anche, volendo restare in ambito europeo, dal crollo della compattezza tedesca,a sua volta vittima della Grandi coalizioni, il pericolo dell'ingovernabilità è ancora considerato tale? L'arrivo di trump alla Casa Bianca è stato sempre visto come nocivo, salvo poi un cambio repentino delle posizioni, nel momento in cui Wall Street ha virato decisa verso i suoi ormai innumerevoli record storici. Lo stesso dicasi per l'economia inglese quando, all'indomani del voto favorevole alla scissione, la BoE (Shenzhen: 000725.SZ - notizie) frenò i suoi intenti di strette sui tassi di interesse in vista di un probabile ritorno della crisi economica, salvo poi rivedere le sue paure alla luce di una crescita del Pil più ampia di quanto pronosticato. Inflazione compresa.

Il futuro è la Bce (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) ?

Guardando perciò all'Italia, più che il processo a Renzi, scoppiato tra le file del PD, oppure le accuse di brogli nate dal M5S all'indomani della chiusura dei seggi, dovrebbe preoccupare il cambio della guardia sul fronte delle politiche monetarie. La fine del mandato di Mario Draghi, governatore della Bce, è prevista per l'ultimo trimestre del 2019, una data ancora relativamente lontana, ma molto vicina se si pensa che i falchi tedeschi hanno già iniziato a mettere le mani avanti per accaparrarsi la poltrona della banca di Francoforte. Cosa significa questo? Che le politiche di allentamento monetarie di cui Draghi è stato ampiamente fautore, potrebbero venir meno ed anche in maniera meno soft di quanto finora stabilito. A tutto discapito delle economie europee più indebitate. Italia in primis visto che il suo è il secondo debito pubblico dopo quello della Grecia.

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