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I primi inciampi parlamentari di Trump

Il tentativo di rimbalzare, annullando il forte segnale ribassista di martedì, riesce abbastanza bene ai mercati europei, ma non agli indici americani.

Questa è la sintesi di quel che è successo ieri in Borsa. In Europa dopo una partenza titubante gli indici hanno preso lentamente vigore, grazie alle buone notizie provenienti per il settore bancario, specialmente italiano, dall’ultima asta di finanziamenti agevolati che la BCE (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) ha attuato ieri. Il T-LTRO, meccanismo che ora va in soffitta, prevede finanziamenti della BCE senza limiti, a richiesta delle banche europee, della durata di 4 anni a interessi minimi, che possono persino diventare negativi fino al -0,4% se verranno utilizzati per fare prestiti all’economia. In questo caso le banche verrebbero pagate dalla BCE per aver usato i soldi presi a prestito. E’ un meccanismo molto sbandierato tra le misure della BCE che furono affiancate al bazooka Quantitative Easing per rianimare l’esangue economia europea. Inventato nel 2014, fu rinnovato l’ultima volta lo scorso anno con 4 nuove aste trimestrali, l’ultima delle quali si è svolta ieri. Le aste dell’ultimo anno sono state abbastanza poco utilizzate dalle banche, ma ieri, nell’ultima occasione per aderire, dato che il piano non verrà rinnovato ulteriormente, c’è stata una buona richiesta di fondi, ovviamente soddisfatta per intero dalla BCE. Ben 233 miliardi, da parte di 474 istituti europei. Un ammontare assai superiore alle attese degli esperti, che pensavano ad un centinaio di miliardi di richieste. Alle banche italiane (con Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie) a fare la parte del leone) è andato più di un quarto della somma prestata dalla BCE.

E’ stato proprio l’importo al di sopra delle attese a dimostrare il ritorno delle banche italiane a fare, con un po’ più di convinzione, il loro mestiere, che è prestare soldi all’economia. La sorpresa ha rianimato le quotazioni del settore, specialmente sul nostro listino, ed ha trainato al rialzo un po’ tutto il resto della Borsa, permettendo all’indice Ftse-Mib di concludere la giornata con un guadagno superiore all’1%.

Una positività diffusa, anche se inferiore, ha pervaso comunque un po’ tutti i listini continentali, rassicurati anche da una discreta partenza degli indici di Wall Street, che sembravano fiduciosi in un esito favorevole a Trump del voto alla Camera sulla riforma dell’Obamacare.

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Invece non è andata così e, a borse europee chiuse, è emerso che la resistenza di un gruppo di 32 deputati repubblicani ha impedito per ora l’approvazione del piano sanitario di Trump e costretto il governo a trattare, facendo slittare ad oggi (forse) il voto ad una proposta che, per passare, sarà in qualche modo emendata significativamente.

Si tocca così con mano che Trump non dispone di una maggioranza che lo segue ciecamente, ma mantiene almeno in parte le mani piuttosto libere, e, soprattutto, è in grado di disturbare l’approvazione anche dei provvedimenti successivi che le verranno proposti, proprio quelli che interessano maggiormente i mercati. Un fastidio in grado di disilludere non pochi investitori, che hanno puntato sulle promesse del miliardario, che ora l’ammutinamento parlamentare rende sempre più vaghe e precaria l’azione di governo.

Gli indici USA si sono rimangiati così tutti i progressi iniziali ed hanno abortito il tentativo di rimbalzo, andando a chiudere, tutti i principali 3 (Dow Jones, SP500 e Nasdaq100), con un lieve segno negativo.

SP500 ha così fallito il tentativo di riportarsi al di sopra del supporto di 2.355, sfondato martedì, che ora si dimostra resistenza. Non è una bella prova e, se oggi sarà confermata dalla rottura del minimo di ieri di 2.336, potrebbe certificare l’estensione della correzione ribassista, che troverebbe un primo punto di arrivo a 2.300 punti.

La differenza di comportamento tra Europa ed America, che notiamo da qualche settimana e che vede questa volta gli indici europei più forti di quelli americani, potrebbe consentire ai listini europei di assorbire questo eventuale colpo senza danni notevoli, sempre che si riesca a convincere gli investitori che l’Europa è ora in grado di camminare senza la stampella americana, cosa che si vede assai di rado.

Una robustezza di cui sembra voler dar prova in particolare il nostro Ftse-Mib, che, dopo il segnale rialzista della scorsa settimana, quando violò i 19.800 punti con un notevole gap-up, ha poi utilizzato la correzione americana per fare una verifica delle intenzioni dei rialzisti, andando a chiudere il gap e testare la vecchia resistenza. Constatato che i rialzisti sembrano abbastanza convinti, dato che la resistenza di 19.800 è stata trasformata in supporto nella seduta di mercoledì, ieri ha ripreso il cammino rialzista ed oggi potrebbe attaccare i massimi dell’anno e migliorare il record stabilito con i massimi di martedì scorso, a 20.253.

La prima verifica verrà fornita oggi fin dall’apertura dei mercati. Vedremo se in Europa si faranno contagiare dalle incertezze americane oppure proseguiranno il recupero di ieri, ignorando i passi falsi di Trump. Gli indici asiatici intanto oggi stanno concludendo le loro sedute con buona dimostrazione di tenuta. Alcuni stanno addirittura rimbalzando. Un buon esempio di nervi saldi per l’avvio europeo.

Autore: Pierluigi Gerbino Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online