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I veri numeri di Wall Street se non ci fosse stato l’aiuto Fed

Da anni, ormai, siamo abituati ad attendere con spasmodica ansia, le parole dei banchieri centrali e delle loro decisioni circa le politiche di sostegno all’economia, unico vero market mover dei mercati. Tante, spesso troppe, le aspettative create dagli esperti e anche le pressioni che si vengono a creare sulle figure dei banchieri e, soprattutto, sulle loro dichiarazioni.

E senza Fed?

Ma cosa sarebbe successo se tutto ciò non fosse avvenuto?

La prima, immediata risposta è: il rally degli indici Usa (e di conseguenza di quelli mondiali) non sarebbe mai avvenuto. A supporto di una conclusione del genere possono essere i numeri elaborati da Trim Tabs investment Research e citati da IlSole24Ore, che ha registrato tra l’8 luglio e il 15 agosto l’equivalente di 1,8 miliardi di dollari al giorno di operazioni di buyback, il trucchetto che da anni le società usano per far lievitare in maniera assolutamente legale le proprie azioni. Il meccanismo è semplice: una società, comprando le proprie azioni, le “brucia” annullandole dal mercato con la conseguenza di rendere quelle in circolazione meno numerose e perciò più “dense” sul rispettivo valore, ovvero l’utile per azione. Un escamotage che nasce non tanto dalla volontà di salvare l’azienda da una prospettiva di crisi durante un periodo difficile, ma soprattutto (e qui un sospetto "andreottiano" di pensar male potrebbe essere giustificato) dalla volontà dei vertici delle società stesse, i bonus dei quali derivano dall’andamento del titolo azionario dell’azienda. Tradotto in altri termini: nessun investimento in ricerca e sviluppo (investimenti che, non avendo la certezza matematica di riuscire potrebbero essere anche in perdita e per di più impiegare anni per portare frutti), nessuna creazione di valore e competitività, nessuna creazione di nuovi posti di lavoro ma un rialzo delle azioni praticamente infinito. Quale sarebbe la “colpa” delle banche centrali? In realtà si tratterebbe di una colpa indiretta: facilitando le politiche di credito a bassi o nulli tassi di interesse, chi ha le garanzie per contrarre un grosso debito, può farlo senza problemi e investire in una strategia di buyback, redditizia per l’azionario, veloce nella realizzazione e a zero rischi.

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Game Over?

Un trend che stando alle stime di Goldman Sachs (NYSE: GS-PB - notizie) ha toccato la cifra di 1.700 miliardi di dollari tra il 2012 e il 2015, un fiume di liquidità cui hanno messo mano le società. Ma è un fiume che si sta prosciugando lentamente: da gennaio a luglio di quest’anno si è visto un calo di oltre il 20%. Una stampella che sta venendo meno per i mercati e che, una volta caduta del tutto, permetterà, non senza problemi, di capire chi potrà reggere il colpo. A questo punto impossibile non richiamare alla mente le parole del grande Warren Buffett: quando la marea si ritrae si scopre chi sta nuotando nudo.

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