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Il 75% degli italiani non gestisce il risparmio

Chalk diagram (Photo: Jasmin Merdan via Getty Images)
Chalk diagram (Photo: Jasmin Merdan via Getty Images)

Domanda e offerta, tasso di interesse semplice o composto, potere d’acquisto, azioni e obbligazioni. Nozioni di base della finanza che però non si conoscono, nonostante siano termini ascoltati o letti ogni giorno. La cultura finanziaria in Italia è ancora per pochi, ma l’impatto è su tutti, anzi spesso gli strumenti finanziari si utilizzano senza troppa consapevolezza. L’Italia infatti secondo gli ultimi dati OCSE nel 2020 si è attestata al venticinquesimo posto sui 26 paesi analizzati per il livello di educazione finanziaria ed è l’unico paese in cui la disparità di genere pesa anche in questo settore, giovani compresi.

Alla consapevolezza di saperne poco però si associa il desiderio di aumentare le proprie conoscenze. E anche questo emerge da un’indagine. La ricerca italiana “Educazione finanziaria: il contributo al rilancio del Paese”, realizzata da Pictet Asset Management, sotto la direzione dell’Istituto di ricerca specializzato in ambito finanziario FINER Finance Explorer. Per l’Head of Marketing di Pictet AM Daniele Cammilli “le tematiche finanziarie sono ritenute ostiche” ma “finalmente oggi c’è una coscienza diffusa che una maggiore cultura finanziaria potrebbe essere centrale per il rilancio dell’economia del Paese”. Un paese in cui, come dice il Ceo e fondatore di FINER Nicola Ronchetti, “il 75% della popolazione non gestisce il proprio risparmio e il 90% è sotto assicurato”.

Gli intervistati della ricerca sono 5.800, divisi per fascia di clientela: i “mass market” sono le 2000 persone intervistate con patrimoni finanziari da € 10K a meno di € 50K, gli “affluent” sono i 2500 nella fascia dai € 50K ai € 250K, poi 700 “private” con un patrimonio di oltre € 500K. Il campione ha inoltre compreso 300 studenti tra superiori e università e 300 risparmiatori italiani non investitori.

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L’interesse c’è ma ci sono anche gli ostacoli

Il 31% del campione ritiene di avere un livello di conoscenze basso, con il desiderio però di arricchirle. Gli ostacoli a questo approfondimento sono diversi secondo le diverse categoria di intervistati: per il mass market (32%) c’è una oggettiva difficoltà nel capire la materia, mentre affluent (33%), private (37%) e studenti over 18 (39%) lamentano una certa complessità nel trovare contenuti o
referenti. Chi invece ha un livello di preparazione avanzato (29%) e professionale (31%), trova i contenuti a disposizione o troppo banali o all’opposto troppo complessi.

Fonte: Ricerca Pictet AM e FINER Finance Explorer (Photo: Fonte: Ricerca Pictet AM e FINER Finance Explorer)
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L’interesse per la finanza cresce con l’entità del patrimonio, arrivando all’89% per i clienti Private. Sono, però, interessati, anche il 51% degli studenti e il 50% dei non investitori.

Fonte: Ricerca Pictet AM e FINER Finance Explorer (Photo: Fonte: Ricerca Pictet AM e FINER Finance Explorer)
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Gli argomenti capaci di attrarre l’attenzione

Non tutti i temi finanziari sono uguali, alcuni accendono di più l’interesse degli intervistati. Per il mass market (33%), i risparmiatori non investitori (39%) e per gli studenti over 18 (40%) attraggono il risparmio (come, quanto e perché risparmiare) in relazione ai progetti di vita. La gestione del risparmio interessa in particolare i clienti affluent (31%) e private (34%), acquisendo quindi più rilevanza con l’aumentare del patrimonio. Seguono, in generale per tutte le categorie, il ruolo dei professionisti (16%) e macroeconomia e Borsa (4%).

Fonte: Ricerca Pictet AM e FINER Finance Explorer (Photo: Fonte: Ricerca Pictet AM e FINER Finance Explorer)
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Per il 75% degli intervistati l’interesse per questi temi nasce dalla percezione del ruolo centrale della finanza nell’economia del Paese e il 44% assicura che saperne di più è indispensabile per evitare di fare errori nella gestione dei propri investimenti e dei propri risparmi (34%). Chi, invece, dimostra uno scarso interesse per gli argomenti economici, il 51% del campione, non ha fiducia nel settore (47%) o risponde di non avere soldi da investire (24%).

Chi dovrebbe ricoprire il ruolo di educatore

Unanimità: il compito di educare spetta alle istituzioni e allo Stato. Per studenti (21%) e non investitori (17%) un ruolo importante è ricoperto anche dalla scuola e dai docenti. Per private e affluent, invece, dovrebbero ricoprire un ruolo in tal senso anche i bancari e i consulenti finanziari. Chi investe, quindi, riconosce il dovere di ciascun attore del mondo del risparmio per colmare le lacune, affinché tutti possano prendere le decisioni giuste per investire a loro volta.

Fonte: Ricerca Pictet AM e FINER Finance Explorer (Photo: Fonte: Ricerca Pictet AM e FINER Finance Explorer)
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Per tutti gli intervistati è fondamentale la collaborazione tra Pubblico (Stato e istituzioni) e privato (banche, reti di consulenti finanziari e società di gestione del risparmio). Chi si occupa di investimenti per professione, dice la ricerca, può e deve mettere a disposizione di tutte le fasce della popolazione le proprie competenze con l’obiettivo di svolgere un’azione divulgativa.

Il mezzo di comunicazione è importante, spiccano i social

Tra i possibili canali per l’educazione finanziari secondo le persone intervistate i social network sono i più adatti. Si va dal 17% dei clienti private al 27% degli studenti nella reputazione dei social come strumento di formazione. Emergono poi anche nuove modalità di incontri informativi, come i webinar. La televisione resiste nel mass market (21%) e la carta stampata tra i private che, per il 28%, preferiscono informarsi con modalità tradizionali.

Fonte: Ricerca Pictet AM e FINER Finance Explorer (Photo: Fonte: Ricerca Pictet AM e FINER Finance Explorer)
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Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.