Il borotalco è cancerogeno. Maxi multa alla J&J
Il talco prodotto e venduto dalla Johnson & Johnson conteneva asbesto, cioè amianto. A deciderlo una giuria di St. Louis al termine di un processo durato cinque settimane. E che, dunque, di fronte alle prove portate dagli esperti ha condannato l’azienda a pagare circa 4,7 miliardi di dollari fra danni compensativi e punitivi alle 22 donne che hanno contratto un tumore alle ovaie.
L’accusa lanciata da Mark Lenier, l’avvocato che rappresentava le 22 consumatrici, è pesantissima: la J&J sapeva che i suoi prodotti al talco contenevano asbesto e ha nascosto l’informazione al pubblico, difendendo l’immagine del borotalco per bambini, e truccando i test per evitare di mostrare la presenza di asbesto. Un’accusa che è stata recepita dalla giuria e che, dunque, ha condannato l’azienda.
Dopo 5 settimane di processo, dunque, la giuria di St. Louis ha stabilito prima i danni compensativi, fissandoli a 550 milioni di dollari, ovvero circa 25 milioni per ognuna delle 22 donne rappresentate nel caso. Poi, dopo essersi riunita nuovamente per un’ora, ha deliberato i danni punitivi quantificandoli in 4,14 miliardi, portando così il totale a 4,69 miliardi di dollari. Una condanna pesantissima per la Johnson & Johnson, ma che l’azienda non accetta, annunciando già che farà ricorso.
“Il verdetto è il prodotto di un processo fondamentalmente ingiusto. I prodotti della società non contengono asbesto e non causano cancro alle ovaie. I diversi errori presenti in questo processo sono stati peggiori di quelli nei precedenti processi che sono poi stati capovolti” ha dichiarato Carol Goodrich, portavoce di Johnson & Johnson, il quale dà per sicuro che il verdetto verrà ribaltato.
Un verdetto che, però, come dice lo stesso Goodrich non è il primo. Già lo scorso maggio, Johnson & Johnson ha dovuto pagare 25 milioni di dollari a una donna che sosteneva di essersi ammalata di cancro dopo aver usato il talco della società farmaceutica. La prima sentenza di condanna per la Johnson & Johnson era arrivata, invece, nel 2016, quando la società dovette pagare 72 milioni di dollari alla famiglia di una donna morta di cancro ovarico.
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