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Il BTC è più forte delle critiche

La BCE sul Bitcoin

 

Da più parti si registra molto interesse verso la criptovaluta più importante al mondo.

Come noto, la fazione degli scontenti e dei critici si arricchisce sempre più, veicolando un malcontento che non scoraggia il consolidamento del Bitcoin sul mercato.

L’ultimo ad aggiungersi al coro dei pessimisti è David Gledhill, Head of Group Technology & Operations di DBS Bank Asia: “Vediamo che il Bitcoin è come un po’ uno schema Ponzi. Le transazioni sono incredibilmente costose e tutte le tasse sono nascoste attraverso i meccanismi criptati. Non pensiamo che per DBS partecipare a questo gioco in questo momento produrrà un vantaggio competitivo”.

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Il colosso bancario di Singapore non entrerà nel circuito e non fornirà servizi criptovalutari, escludendo quindi ogni tipo di trading sul cross di riferimento.

Gledhill ha sostenuto come DBS intenda focalizzare la propria attività su valute propriamente dette, favorendo un giro di capitali di cui possa beneficiarne l’intero Stato, anche perché è convinto che il prezzo della criptomoneta di Nakamoto cambierà, divenendo “molto economico perché è così che scalerà”.

Una siffatta presa di posizione è singolare se si considera come la banca asiatica di cui sopra abbia nel proprio core business il finanziamento di tecnologie emergenti. Quale tecnologia emergente è più lanciata della blockchain?

La catena dei blocchi riveste oggi un’importanza strategica in ogni nuovo sviluppo software dall’ambito trasversale, quindi appare difficile che DBS chiuda completamente la porta al BTC.

Più probabile pensare che sia una mossa che attenda la regolamentazione del Bitcoin da parte del governo di Singapore.

Ad alimentare il novero dei critici sul Bitcoin è uno dei massimi esperti mondiali in tema di economia globale, Nouriel Roubini.

Il fine economista che ha anticipato la crisi dei mutui a stelle e strisce ha più volte insistito sul valore reale del BTC, tacciandolo di essere una “gigantesca bolla speculativa.”

Se a livello di sistema non è possibile escludere una simile affermazione, d’altra parte non può dimenticarsi che ogni strumento finanziario che si rispetti trasudi speculazione. La criptovaluta più famosa al mondo agisce da strumento finanziario, da commodity e da valuta su cui sia possibile fare trading, quindi né più né meno di tutto quello su cui la finanza ha speculato per anni.

“Il Bitcoin sarà regolato nella misura in cui troverà la sua fine”.

Così statuisce il celeberrimo Roubini.

Se si assume come conditio sine qua non della fine del BTC la sua regolamentazione, non può a priori non considerare tale evento come una potenziale risorsa in seno alla community BTC che se da una parte vedrebbe cadere il pilastro della decentralizzazione, dall’altro troverebbe legittimazione e valorizzazione.

Metadiscorsi per ora. Quel che rileva è che la quotazione del BTC abbia superato gli 8.000 dollari e sensibilità della criptovaluta a parte, non sembra accennare ad arrestarsi.

This article was originally posted on FX Empire

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