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Il declino del Bitcoin

Il Bitcoin si trova a fronteggiare un fuoco incrociato.

Da quando il Governo Cinese ha messo al bando le Ico (initial coins offering), metodi di finanziamento alternativo di raccolta tramite Bitcoin simili alle Ipo (initial public offering), la criptovaluta ha conosciuto una discesa valoriale che potrebbe precederne il completo declino.

È noto come la Cina costituisca il maggior vettore della valuta di Satoshi Nakamoto, così come si registra un’imponente presa di posizione dell’omonimo Stato relativamente alla diffusione e all’utilizzo della stessa.

Prendendo le mosse dal blocco delle transazioni in Bitcoin posto in essere dalla Cina, si può osservare come l’effetto domino scatenatosi di conseguenza sia stato graduale in differenziazione di ambiti ma molto intenso.

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In primo luogo, diverse piattaforme di trading come ViaVtc China e Btcc hanno comunicato l’interruzione del traffico in Bitcoin e criptovalute varie, a testimonianza di una direzione alquanto chiara sulla vicenda.

In secondo luogo, a cavalcare e alimentare l’onda della crisi della criptovaluta più famosa al mondo, ci ha pensato l’ad di Jp Morgan, Jamie Damon, per il quale il Bitcoin “è una frode”.

Parole pesanti, ma che s’inseriscono con coerenza in un contesto in cui le grandi banche d’affari da tempo prendono le distanze da simili realtà valutarie, se non proprio ponendo in essere una posizione di osteggiamento e critica più volte figlia di propri interessi.

Per meglio comprendere la situazione contingente, risulta utile riportare quanto affermato dal già citato Jamie Dimon in una conferenza organizzata da Barclays negli ultimi giorni.

Secondo la guida di Jp Morgan, il Bitcoin non solo è una truffa, ma una bolla finanziaria, destinata a far perdere milioni a chi abbia scelto di investire in tal senso.

Dopo aver fermamente asserito che “se avessimo trader che fanno trading di Bitcoin li licenzierei in un secondo”, si concentra a spiegare che le valute devono essere controllate dal Governo sia per una questione di sicurezza e di tutela (si pensi alla tutela degli investitori e alla tracciabilità dei flussi finanziari) sia per una certezza di emissione, anche in riferimento alla stabilità valoriale della moneta in quanto tale.

Per Dimon il Bitcoin può essere solamente un prodotto di un sistema altamente speculativo senza regole che veicoli solamente o per la maggior parte fondi neri e traffici illeciti. Al riguardo, così si esprime il n.1 di Jp Morgan: “È utile solo ai criminali o altri che cercano di nascondere come trasferiscono denaro. Se si è in Venezuela, in Ecuador o in Corea del Nord, se si è uno spacciatore o un assassino allora è meglio usare i Bitcoin rispetto ai dollari. Quindi ci potrebbe essere un mercato, anche se limitato”.

Alle parole di fuoco di Dimon si allineano sia Allianz, per cui la criptovaluta “dovrebbe valere la metà di quanto vale adesso”, sia la Sec, il cui monito sull’insicurezza del Bitcoin è stato lanciato in tempi non sospetti.

Nel dettaglio, la reazione dei mercati al novero di notizie negative sul Bitcoin non si è fatta attendere e le parole di Dimon hanno causato una flessione di 21 punti percentuale rispetto ai massimi storici, disperdendo capitalizzazioni per un valore di 15,5 miliardi di dollari.

Questione etica a parte, appare davvero palese come attualmente investire nel Bitcoin non sia più una scelta rischiosa, ma al momento difficilmente auspicabile.

This article was originally posted on FX Empire

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