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Il discorso di Mark Zuckerberg a Harvard


E’ tornato ad Harvard, dove aveva iniziato gli studi, senza però portarli a termine. E Mark Zuckerberg ha iniziato il suo discorso davanti agli studenti della famosa università americana proprio scherzando su ciò. “Se concluderò questo discorso, sarà la prima volta in cui riuscirò a portare davvero a termine qualcosa qui” ha esordito il fondatore di Facebook.

Poi Zuckerberg è diventato più serio e ha usato parole che hanno ricordato a molti quelli di un altro genio dell’IT, cioè Steve Jobs. “Essere idealisti è bello, ma preparatevi a essere incompresi. Chiunque abbia una visione a lungo termine verrà definito folle, anche se poi il tempo gli darà ragione. C’è sempre qualcuno che vuole rallentarvi. Non fermatevi” ha incoraggiato mr. Facebook la platea.

Tornando alla sua esperienza personale, poi, Zuckerberg ha iniziato a spostare il discorso su una china politica, facendo pensare che sia davvero interessato – prima o poi – a scendere in campo. “C’è qualcosa di sbagliato nel nostro sistema quando una persona può lasciare questa università e fare miliardi di dollari in dieci anni, mentre milioni di studenti non possono permettersi di pagare i loro prestiti studenteschi” le sue parole.

Zuckerberg era a Harvard per ritirare la laurea honoris causa. (Credits - AP)
Zuckerberg era a Harvard per ritirare la laurea honoris causa. (Credits – AP)

“Quando non hai la libertà di prendere la tua idea e trasformarla in un’impresa storica è una sconfitta per tutti. Serve un nuovo contratto sociale per la nostra generazione e un reddito di base universale” ha continuato Zuckerberg, che era a Harvard per ritirare la laurea honoris causa.

“Avere un obiettivo ti fa sentire parte di qualcosa di importante. Avere un obiettivo crea la vera felicità. La sfida della nostra generazione è di creare un mondo in cui tutti hanno un obiettivo. Ma non è sufficiente avere solo un obiettivo da solo. Devi creare anche un senso di obiettivo per gli altri” ha concluso Zuckerberg. Un po’ Steve Jobs, un po’ JFK.