Il fondatore di Instagram: 'Facebook ci ha comprati, ma non ci ha sconfitti'
Il 24 settembre del 2018 Kevin Systrom, fondatore di Instagram, si è dimesso dal ruolo di CEO. Rimpiazzato da Adam Mosseri, non ha subito dato vita a una nuova attività; anzi, ora si gode la ricchezza accumulata a partire dal giorno della fondazione della popolare app di condivisione foto e video, attualmente il social network più famoso al mondo al pari di Facebook (proprietario ora delle sue attività) e un gradino sopra Twitter.
Systrom non è andato via sbattendo la porta. Ma qualche sassolino se lo è tolto lo stesso. In una recentissima intervista ha spiegato che aver perso l’indipendenza dimostra che ‘Facebook ci ha comprati, ma non ci ha sconfitti’. Un bel modo di prendersi la rivincita per quella che da molti è stata vista come una mancanza di rispetto di Zuckerberg nei suoi confronti.
“In qualche modo, essere meno autonomi è una vittoria per Instagram. Se la app fosse rimasta in una nicchia per pochi utenti e fotografi, saremmo rimasti a lavorarci su per 20 anni. Invece siamo cresciuti a un ritmo talmente alto da raggiungere una grandezza che aveva bisogno di un sostegno maggiore. Quindi aver perso l’autonomia con il passaggio sotto Facebook era un destino inevitabile, ma significa che abbiamo avuto successo. Quindi, dovessi scegliere, preferiresti rimanere piccolo e di nicchia e avere tutta l’autonomia del mondo, o puntare in alto e magari lasciare, ma sapendo che la tua attività è andata alle stelle?” – ha detto il fondatore di Instagram.
Systrom ha poi spiegato: “I soldi che ora ho non mi rendono più felice, davvero. Non è che mi sveglio la mattina e controllo il mio conto in banca. Mi ricordo di aver avuto una conversazione con Mark Zuckerberg, e loro ci dicevano di non preoccuparci per la monetizzazione. Invece noi abbiamo risposto che avremmo voluto contribuire ai guadagni di Facebook, e che Instagram era nato per fare soldi. Poi abbiamo portato le modifiche che rispecchiano l’Instagram attuale, portandole di anno in anno o ogni due anni; è inutile fare continui cambi, magari ogni trimestre, per poi scoprire che si perde la rilevanza sul mercato“.
Una bella lezione di mercato da un ragazzo, appena 35enne, che incarna lo spirito dell’imprenditore americano tipico: quello che porta un’azienda al suo massimo, la vende per guadagnarci e poi la lascia, in attesa di fare qualcosa di nuovo – senza piangersi addosso.
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