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Il Governo scova frodi per 850 milioni sui bonus edilizi. Ora controlli preventivi

The Italian premier Mario Draghi and the minister of economy Daniele Franco attend a press conference after the minister's cabinet. Rome (Italy), October 5th 2021 (Photo by Samantha Zucchi/Insidefoto/Mondadori Portfolio via Getty Images) (Photo: Mondadori Portfolio via Getty Images)
The Italian premier Mario Draghi and the minister of economy Daniele Franco attend a press conference after the minister's cabinet. Rome (Italy), October 5th 2021 (Photo by Samantha Zucchi/Insidefoto/Mondadori Portfolio via Getty Images) (Photo: Mondadori Portfolio via Getty Images)

Sono crediti inesistenti. Hanno a che fare con i bonus edilizi, quelli che moltissimi italiani utilizzano per ristrutturare casa, ma anche per rifare la facciata di un palazzo o, come avviene con il superbonus al 110%, per interventi di riqualificazione energetica e di riduzione del rischio sismico. Sono soldi pubblici perché è lo Stato che rimborsa, in tutto o in parte, questi lavori. Questi crediti possono essere ceduti anche a terzi se il beneficiario si trova in condizioni economiche disagiate e non può detrarre le spese sostenute: in questo modo può comunque installare un termosifone o mettere in sicurezza un pilastro in casa. Tutto lecito se non fosse che il Governo, tramite l’Agenzia delle Entrate, ha scovato 850 milioni di frodi in un anno. Mario Draghi detta la linea durante la cabina di regia a palazzo Chigi: subito un decreto contro le truffe perché, spiega, “dobbiamo preservare la fiducia collettiva nella spesa pubblica e dimostrare che i soldi sono spesi bene”. Dentro al provvedimento c’è la previsione di controlli preventivi da parte delle Entrate, ma anche il rafforzamento delle procedure per il rilascio del visto di conformità, il documento che certifica il possesso dei requisiti per ottenere la detrazione.

È il direttore dell’Agenzia Ernesto Maria Ruffini, presente alla riunione con il premier e i capidelegazione della maggioranza, a mettere in fila i numeri di quello che non va. Le cessioni dei crediti inesistenti accertate riguardano principalmente il superbonus al 110% e il bonus facciate, ma anche gli altri bonus edilizi sono interessati dalle frodi. Spesso queste cessioni si riferiscono a interventi edilizi non effettuati e in altri casi a lavori realizzati in modo fittizio in favore di persone inconsapevoli che si sono ritrovate con il cassetto fiscale pieno di fatture relative a lavori mai eseguiti. La coda di questa vicenda dice che questi crediti finiscono per essere ceduti a intermediari e monetizzati, addirittura acquistati con capitali di origine illecita per poi essere reinseriti nel circuito legale.

Quando Ruffini termina di illustrare i dati sulle frodi, è il ministro dell’Economia Daniele Franco a prendere la parola per illustrare le misure del decreto che sarà approvato qualche ora dopo dal Consiglio dei ministri. La manovra, che fa da base, prevede la proroga per tre anni, fino al 2024, della cessione del credito e dello sconto in fattura (per il superbonus fino a fine 2025), altro veicolo lecito ma finito nel lavoro di indagine delle Entrate. I bonus edilizi sono quindi rinnovati, ma arriva anche la stretta. I controlli dell’Agenzia sulla cessione dei crediti, come si diceva, scatteranno prima e questo marca forse il punto più importante, in linea con quanto deciso per gli accertamenti sul reddito di cittadinanza.

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Controllare prima invece che dopo, quando è più difficile accertare il fatto e recuperare i soldi perduti, è una logica non solo legata alla questione legale e anche a una tutela dei soldi pubblici. Punta anche a innestare un elemento di rottura a livello culturale e cioè spingere verso una logica dove usufruire di un bonus, pagato fondamentalmente dallo Stato, non deve associarsi alle furberie, tra l’altro a danno della collettività. Impossibile dire prima se questo obiettivo sarà raggiunto. Lo stesso Ruffini qualche giorno fa, in un’intervista al Sole 24ore, l’ha spiegato molto bene: “Quando lo Stato stanzia risorse ingenti, in forma diretta o meno, c’è sempre chi cerca di approfittarne”. Quantomeno però si prova a invertire un fenomeno che altrimenti rischia di allargarsi ulteriormente. I controlli rispondono anche a un’altra necessità, spiegata da Draghi: i bonus non devono perdere di credibilità per via delle truffe. Il premier cita i fondi per lo sviluppo in favore del Biafra durante gli anni Settanta. A cose fatte si scoprì che gran parte di quei soldi erano finiti in canali illegali, come la corruzione. Il risultato non fu solo uno spreco di risorse, ma anche la messa in discussione della credibilità del concetto dei fondi per lo sviluppo.

Le misure contro le frodi

Veniamo ai contenuti della stretta. Saranno potenziati i controlli dell’Agenzia delle Entrate: l’attività di accertamento poggerà sugli stessi poteri oggi utilizzati per l’Irpef e l’Iva. Le sanzioni e l’applicazione degli interessi saranno effettuati contestualmente al recupero degli importi. Non solo lo Stato non spenderà un euro, ma ritiene “plausibile” prevedere un aumento di gettito, anche se per prudenza non viene quantificato.

C’è anche un focus specifico sulla cessione dei crediti e lo sconto in fattura. Il cittadino che beneficia del bonus dovrà inviare una comunicazione all’Agenzia delle Entrate (anche attraverso un intermediario abilitato come il commercialista) per attestare l’avvenuta cessione del credito e il destinatario del credito dovrà confermare l’accettazione su una piattaforma delle Entrate. Sia la cessione che lo sconto in fattura potranno essere bloccati in caso di “profili di rischio”. In questo caso l’Agenzia delle Entrate potrà sospendere le comunicazioni di cessione del credito fino a trenta giorni: la stessa cessione diventerà efficace se le verifiche non riscontreranno criticità o comunque al termine del mese di accertamento.

Anche il visto di conformità sarà rafforzato. Il visto è il documento che attesta la sussistenza dei presupposti che danno diritto alla detrazione e viene rilasciato dai soggetti che sono abilitati alla trasmissione telematica delle dichiarazioni: i commercialisti, ma anche i ragionieri, i periti commerciali e i consulenti del lavoro. Nella bozza del decreto si legge: “l’obbligo del visto è esteso anche nel caso in cui il superbonus sia utilizzato dal beneficiario in detrazione nella propria dichiarazione dei redditi”. Al momento, invece, il visto è richiesto solo se si sceglie la cessione del credito o lo sconto in fattura. L’obbligo non ci sarà nei casi in cui la dichiarazione sarà presentata direttamente dal contribuente attraverso la precompilata predisposta dall’Agenzia delle Entrate o tramite il sostituto d’imposta che presta l’assistenza fiscale: in questi casi, infatti, l’Agenzia può effettuare già dei controlli preventivi sulla dichiarazione.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.