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Il Governo torna a puntare su Alitalia: Per Di Maio l’investimento pubblico può superare il 50% del capitale

Si ricomincia: Alitalia ha solo Delta e Fs. Easyjet ha abbandonato il tavolo delle trattative e adesso il Governo deve evitare il rischio liquidazione con solo il 10% di capitale straniero nella compagnia italiana. Emergono dunque nuovi nomi, ma si tratta solo di indiscrezioni non confermate.

Il governo ha dato il via libera a nuovi sforzi pubblici per il salvataggio di Alitalia, che potrebbe coinvolgere anche le compagnie aeree Delta e Easyjet, come deliberato dal Consiglio di Amministrazione di FS.

Nell’operazione, Delta e Easyjet saranno affiancate da Ferrovie dello Stato, che potrebbe valutare la creazione di un consorzio volto a tratteggiare il destino imminente della compagnia di bandiera.

Non è ancora nota la quota del Tesoro all’interno del capitale, ma al termine del vertice tra Conte, Di Maio e Tria, la disponibilità del Governo a garantire la sostenibilità del nuovo piano industriale di Alitalia, in conformità con la normativa europea, è ormai certa.

Si ricorda che l’azienda si trova da due anni in amministrazione controllata, con un prestito ponte di 900 milioni di euro, risalente al 2017.

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Secondo i principali analisti, lo scenario più probabile è che Delta e Easyjet, dopo aver manifestato il loro interesse nella fine dell’anno scorso, possano continuare le trattative con FS al fine di raggiungere un accordo per, all’incirca, il 40% del capitale. Invece, l’apporto di Lufthansa sembrerebbe ormai un miraggio: secondo il colosso tedesco, la struttura di Alitalia andrebbe prima alleggerita, con un taglio di oltre 3000 dipendenti.

Per quanto concerne la partecipazione dello Stato, alcune indiscrezioni parlavano del 15% circa del capitale. Tuttavia, al termine dell’incontro odierno di Luigi Di Maio con i principali sindacati, sembrerebbe che l’interesse dello Stato possa spingere a superare abbondantemente tali stime.

Al fine di garantire i principi fondamentali come la tutela dei lavoratori e dei livelli occupazionali, infatti, lo Stato, secondo il Ministro dello Sviluppo Economico, sarebbe disposto a spingere fino ad oltre il 50% del capitale, in caso di una proposta vincolante delle due compagnie interessate.

Maurizio Landini, segretario generale Cgil, ha però affermato che i sindacati necessitano di un piano industriale credibile: il lavoro verrà tutelato quando si vedranno investimenti solidi e costanti volti a rilanciare definitivamente l’azienda. E adesso, per Landini, è giunto il tempo delle decisioni.

La Repubblica ha riportato anche il parere del segretario generale Uil, Carmelo Barbagallo, che sottolinea come lo scopo dei sindacati sia quello di annullare gli esuberi e spingere per un piano industriale in grado di rilanciare la compagnia di bandiera. E in tal senso, Barbagallo è lieto dell’uscita di scena di Lufthansa, che avrebbe ridotto Alitalia a “una compagnia regionale”.

Lo Stato era definitivamente uscito dal capitale della compagnia di bandiera nel 2008, rigettando l’offerta di Air France-KLM. Tuttavia, il prestito ponte del governo Gentiloni è solo il più recente tentativo volto a “salvare” l’azienda, spesso elevata a intoccabile orgoglio nazionale. E proprio il maxiprestito da 900 milioni di euro è stato prorogato al 30 Giugno 2019, con interessi al tasso del 10% circa all’anno, per una somma ormai superiore al miliardo di euro, che Alitalia difficilmente riuscirà a restituire.

Si tratta, evidenzia Il Sole 24 Ore, di un investimento complessivo, per le finanze pubbliche, di 8 miliardi e 700 milioni di euro, pari a circa 145 euro per ogni cittadino italiano.

This article was originally posted on FX Empire

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