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Il procuratore di Milano Greco indagato a Brescia. Per Storari nuova udienza al Csm il 3 agosto

Greco e Storari (Photo: ANSA-HP)
Greco e Storari (Photo: ANSA-HP)

Il procuratore della Repubblica di Milano, Francesco Greco, è indagato a Brescia per aver ritardato l’apertura dell’indagine nata dalle dichiarazioni messe a verbale da Piero Amara sulla presunta ‘Loggia Ungheria’. La sua iscrizione è un atto dovuto a seguito delle denunce ai pm bresciani del pm Paolo Storari, pure lui indagato dalla magistratura bresciana per rivelazione di segreto d’ufficio.

La notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati del procuratore Greco è emersa a seguito della comunicazione, avvenuta, una ventina di giorni fa, dell’avvio del procedimento da parte della procura bresciana al Csm, al pg della Cassazione Giovanni Salvi e al ministero della Giustizia.

Il reato contestato, come atto dovuto, è l’omissione d’atti d’ufficio (art. 328 cp 1/o comma) per aver omesso la tempestiva iscrizione delle notizie di reato derivanti dalle dichiarazioni rese nel dicembre del 2019 dall’avvocato Piero Amara al procuratore aggiunto Laura Pedio e al pm Paolo Storari nell’ambito dell’indagine sul cosiddetto falso complotto Eni. A seguito di tali dichiarazioni, il pm Storari aveva chiesto a Greco e Pedio di avviare subito un’indagine sulla Loggia Ungheria. Cosa che avvenne solo il 12 maggio 2020.

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Intanto al Consiglio superiore della magistratura è cominciata oggi l’udienza del pm Storari. Udienza che sarà rinnovata il 3 agosto. La Sezione disciplinare del Csm deve decidere se trasferirlo in via cautelare da Milano e dalle sue funzioni come ha chiesto il pg della Cassazione Giovanni Salvi per la vicenda dei verbali dell’avvocato Piero Amara. L’udienza è cominciata verso le 16 con molto ritardo rispetto all’orario di convocazione. A presiedere il collega il laico della Lega Emanuele Basile, dopo l’astensione del vice presidente David Ermini.

Il sostituto procuratore milanese deve rispondere di tre capi d’incolpazione, tra cui “l’informale e irrituale” consegna nell’aprile 2020 all’allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo di copie non firmate di verbali resi dall’avvocato siciliano “su una supposta associazione segreta di cui avrebbero fatto parte anche due consiglieri Csm” - la ‘loggia Ungheria’ - essendo stata fatta “a un singolo consigliere Csm” e “a insaputa del procuratore di Milano”.

I verbali, in formato Word e non firmati, con le controverse dichiarazioni di Amara rilasciate tra il dicembre 2019 e il gennaio 2020 nell’ambito dell’indagine sul cosiddetto “Falso complotto Eni” sono portati a mano nell’aprile 2020 a Milano a Davigo dallo stesso Storari. Dietro l’irrituale metodo di consegna ci sarebbe stata la scelta del pm milanese di ‘autotutelarsi’ dato che, a suo dire, i vertici dell’ufficio della Procura avrebbero ritardato per mesi le iscrizioni nel registro degli indagati, necessarie per vagliare tempestivamente quanto riferito da Amara. Di quanto spiegatogli da Storari, Davigo ne avrebbe parlato poi a Roma, in tempi e modi diversi, almeno con il vicepresidente del Csm David Ermini e con altri due membri del Consiglio superiore della magistratura, il procuratore generale e il presidente della Cassazione, Giovanni Salvi e Pietro Curzio.

“Nella tarda primavera dell’anno passato, il consigliere Piercamillo Davigo mi disse che vi erano contrasti nella procura di Milano circa un fascicolo molto delicato che riguardava anche altre procure e che, a dire di un sostituto, rimaneva fermo; nessun riferimento fu fatto a copie di atti”, ha dichiarato in una nota a fine aprile il pg Salvi che poi due mesi dopo, in qualità di titolare dell’azione disciplinare, l’ha avviata nei confronti di Storari proprio per la consegna dei verbali a Davigo.

Gli stessi atti, con modalità ancora da accertare al centro di un’indagine della Procura della Capitale, tra fine 2020 e inizio 2021 sono stati ricevuti in forma anonima a due giornalisti di altrettanti quotidiani nazionali e dal consigliere Csm Di Matteo. A spedirli, per i pm di Roma, sarebbe stata la segretaria Csm di Davigo, Marcella Contraffatto, indagata per l’ipotesi di calunnia.

Allo scorso 17 luglio risale l’iscrizione nel registro degli indagati per rivelazione di segreto d’ufficio dello stesso Davigo. Il 26 luglio viene reso noto un documento di solidarietà per Paolo Storari siglato da 230 magistrati della procura milanese, che esprimono la loro contrarietà al suo trasferimento chiesto dal pg della Cassazione al Csm.

Ieri l’ultimo sviluppo, con la lettera inviata da Francesco Greco a tutti componenti dell’Ufficio. Il procuratore capo ha manifestato il proprio dissenso per il documento a sostegno di Storari. “Una cosa è la umana solidarietà nei confronti di un collega in difficoltà, altro è una presa di posizione che non poteva non essere presentata nei media come intervento teso a condizionare una procedura giudiziaria garantita, quale è il procedimento disciplinare già a partire dalle indagini e dalla fase cautelare”, ha scritto Greco. Poi l’affondo, senza nominarlo, diretto a Storari: “La nostra Procura ha vissuto una grave vicenda di fuga di notizie. Il collega ritenuto responsabile è ora indagato in sede penale e incolpato in sede disciplinare in un procedimento giurisdizionale nel quale si applica il codice di procedura penale”.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.