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Il Recovery va, 18 obiettivi raggiunti su 51. Ma Draghi chiede un'accelerazione

Ansa (Photo: Ansa)
Ansa (Photo: Ansa)

C’è chi, come la Funzione pubblica guidata da Renato Brunetta, ha praticamente finito il lavoro con tre mesi di anticipo. E chi invece, complice anche un carico consistente, sarà chiamato ad accelerare nelle prossime settimane. Ma al di là delle differenze tra i singoli ministeri, il primo monitoraggio del Governo sull’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza dà un’indicazione chiara sull’andamento della macchina: il ritmo è in linea con il rispetto delle 51 scadenze fissate al 31 dicembre. I numeri dicono che sono stati raggiunti 13 obiettivi. Ne mancano quindi 38, ma ci sono anche 100 giorni a disposizione. E se è vero che alcuni interventi sono destinati a sforare la programmazione del terzo trimestre è vero anche che altri, previsti negli ultimi tre mesi dell’anno, sono stati invece già conseguiti.

Non siamo però nella fase dell’adagio, considerando anche che in autunno i ministeri saranno caricati di un lavoro extra Recovery, a iniziare dalla legge di bilancio. Mario Draghi, tra l’altro, non è tipo da festeggiare in anticipo. In questo senso va letta l’indicazione contenuta nel documento presentato al Consiglio dei ministri dal sottosegretario Roberto Garofoli e dal ministro dell’Economia Daniele Franco: ″È necessario che i Ministeri facciano pervenire al più presto alla presidenza del Consiglio dei ministri-Dagl e al ministero dell’Economia e delle Finanze ulteriori proposte di norme attuative abilitanti ritenute necessarie, secondo le rispettive competenze, per proseguire nell’attuazione del Pnrr”. Accelerare, quindi, con il Governo pronto a scrivere uno o più decreti per dare forma alle norme necessarie a semplificare e a rendere l’attuazione del Piano più spedita.

Ma torniamo ai numeri. Il testo integrale della relazione, di cui Huffpost è in possesso, ricorda che sono 51 le misure che prevedono una milestone (traguardo) o un target (obiettivo) da adottare entro fine anno. Ventiquattro sono riferiti a investimenti, comprese anche le norme e gli atti amministrativi per la disciplina di settori specifici, mentre i restanti 27 riguardano le riforme. Alla data del 22 settembre sono 5 (il 21% del totale) gli investimenti conseguiti, mentre per i restanti 19 sono state già avviate le procedure di realizzazione. Per quel che riguarda le riforme in scadenza, sono 8 (il 30% del totale) quelle già definite, mentre per le altre 19 è già in corso il procedimento di approvazione. Il totale, come si diceva, fa 18 scadenze centrate su 51.

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La tabella riportata di seguito dettaglia lo stato dell’arte dei lavori dei singoli ministeri sui 24 investimenti. Il più virtuoso è il ministero della Giustizia, che nello specifico ha portato a termine quello per l’entrata in vigore della legislazione speciale. Gli altri che hanno già completato o quasi il lavoro sono la Funzione pubblica (1 su 2, con l’assunzione dei mille esperti per l’attuazione del Piano in corso), il ministero dello Sviluppo economico di Giancarlo Giorgetti e la Farnesina guidata da Luigi Di Maio. Altri nove ministeri, invece, registrano lavori in corso: due di questi - il Mite affidato a Roberto Cingolani e il Turismo dove è di casa Massimo Garavaglia - hanno però un carico più consistente, rispettivamente di cinque e di sei investimenti.

Monitoraggio Pnrr (Photo: Huffpost)
Monitoraggio Pnrr (Photo: Huffpost)

Passando alle riforme spicca sempre il lavoro di Brunetta (tre riforme su tre), ma anche quello del ministero per il Sud di Mara Carfagna, che ha chiuso la riforma delle Zone economiche speciali con l’entrata in vigore del regolamento che semplifica le procedure e rafforza il ruolo del commissario. Il ministero delle Infrastrutture di Enrico Giovannini è due riforme su cinque, mentre dovrà accelerare il ministero dell’Università che deve completare le due in calendario.

Monitoraggio Pnrr (Photo: Huffpost)
Monitoraggio Pnrr (Photo: Huffpost)

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.