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Il significato del codice a barre: come leggerlo, cosa indica

Li vediamo ogni giorno sui prodotti che acquistiamo, li usiamo talvolta alle casse automatiche dei supermercati, facendoli “riconoscere” dal lettore: i codici a barre sono uno standard di riconoscimento della merce a livello globale. I codici più diffusi (quelli a 8 e quelli a 13 cifre) sono “traducibili” attraverso alcune regole piuttosto precise.

Anche se, a guardare bene, sono molti i sistemi attualmente presenti sul mercato; uno fra tutti è il QR Code, che è sempre più utilizzato come carta d’identità di un prodotto, di un utente online o di una singola offerta commerciale (basti pensare al codice di lettura di Whatsapp per poter utilizzare l’app anche sul personal computer).

Un codice a barre (Getty Images)
Un codice a barre (Getty Images)

L’idea dei codici a barre venne sviluppata da Norman Joseph Woodland e Bernard Silver, all’epoca studenti di ingegneria dell’Università di Drexel in Pennsylvania. Il presidente di un’azienda locale del settore alimentare aveva bisogno di automatizzare alcune operazioni di cassa; così i due ragazzi riuscirono nell’ottobre del 1948 a inventare il metodo del codice a barre, che riduce gli errori e le tempistiche nella filiera produttiva e garantisce la tracciabilità dei prodotti e la loro trasparenza sul mercato.

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Il codice a barre GS1 (che un tempo si chiamava EAN) è un linguaggio globale, adottato dalle imprese, da clienti e fornitori, in tutto il mondo per identificare, leggere e condividere informazioni su prodotti, luoghi, spedizioni, magazzini, ordini, vendite. Grazie al sistema del codice a barra si rintracciano informazioni come: tipo di prodotto, marca, prezzo. E, ovviamente, provenienza.

In Italia sono utilizzati i codici a 8 e a 13 cifre, tradotti graficamente e caratteristicamente da barre verticali che sono imprescindibili per effettuare la lettura ottica. Prendendo a esempio il codice a 13 cifre, sappiamo che le prime due/tre cifre riguardano il paese nel quale il prodotto è stato ultimato o confezionato, le successive 4/5 cifre indicano l’indirizzo del produttore o del fornitore; altre cinque cifre seguenti si riferiscono al singolo prodotto o alla singola offerta in commercio, mentre l’ultimo numero è il cosiddetto check digit (codice di controllo) che viene calcolato tramite uno specifico algoritmo.

Per fare un esempio, l’Italia ha a disposizione i numeri tra l’800 e l’839; Stati Uniti e Canada hanno i numeri compresi tra 00-13, la Francia tra 300 e 379, la Germania tra 400 e 440, la Cina tra 690 e 699 e l’India il solo 890. Attenzione: questi numeri indicano solamente dove il prodotto è stato ultimato e confezionato, quindi non possono tracciare il luogo ove è stato originato. Dunque un oggetto confezionato in Italia avrà il codice tra 800 e 839 anche se è stato prodotto in Cina o in India.

Alcuni codici a barre presenti in commercio (Getty Images)
Alcuni codici a barre presenti in commercio (Getty Images)

Il codice a barre a 8 viene utilizzato nel caso il prodotto sia molto piccolo, e quindi con problemi di spazio. In quel caso le prime 2 cifre indicano la codifica della nazione, le successive 4 la codifica del produttore, poi una cifra per la codifica del prodotto e l’ultima cifra per il codice di controllo.

Altri tipi di codici vengono usati per prodotti farmaceutici, prodotti postali, biblioteche e magazzini. Oltre a quelli classici sono stati sfornati altri codici bidimensionali come il QR Code, che possono essere letti dagli smartphone.

Una curiosità: alcuni pensano che i codici a barre contengano il numero del diavolo, il 666. La leggenda metropolitana dice che tale numero sarebbe rappresentato dalle tre barre di divisione, di forma uguale, delle quali una centrale separa la prima parte del codice (le prime 7 cifre) dalla seconda (le altre 6 cifre), e le altre due sono poste al principio e alla fine del codice. Ogni coppia di barra sarebbe un “6”, dando così tono a una profezia dell’Apocalisse di San Giovanni, che recita: “Nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio, cioè il nome della bestia o il numero che corrisponde al suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza, calcoli il numero della bestia, perché è un numero d’uomo; e il suo numero è seicentosessantasei“. Nulla di vero, ovviamente: le tre coppie di strisce non rappresentano alcun numero.