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Intesa SP considera Ipo AM e private banking

MILANO (Reuters) - Intesa Sanpaolo è pronta a considerare la quotazione delle attività di asset management e di private banking per facilitarne la crescita.

Lo dice l'AD, Carlo Messina, in un'intervista ad Affari e Finanza di Repubblica.

"Vogliamo aumentare le dimensioni e internazionalizzare queste attività, lo faremo scegliendo il partner giusto ma conservando il 51%", spiega Messina. "L'obiettivo è crescere e, sia per il private banking, sia per l'asset management, sono pronto a considerare la possibilità di quotare le due società se può rendere più facile questo processo di crescita".

Il gruppo sta "valutando se costituire una holding" tra Intesa Sanpaolo Private Banking e Fideuram. "I prossimi passi saranno la creazione di una nuova area per i patrimoni più elevati all'interno di Intesa Sanpaolo Private Banking, o con un nuovo marchio, e la crescita esterna attraverso acquisizioni, soprattutto all'estero".

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Messina ribadisce che la banca non ha interesse per Mps, Carige o per gli asset internazionali di Coutts. "Nell'area retail non faremo acquisizioni, né in Italia, né all'estero", afferma.

L'AD, inoltre, ripete che il capitale in eccesso, "se i requisiti patrimoniali non saranno inaspriti", sarà restituito agli azionisti, salvo "eventuali acquisizioni". Per quanto riguarda i potenziali target, Messina definisce Banca Cesare Ponti "una piccola realtà, che non cambierebbe la nostra struttura". Intesa Sanpaolo è sempre alla ricerca di "un marchio internazionale forte a prezzi correnti" e guarda "a Regno Unito, Stati Uniti, Svizzera e Asia".

Messina non nasconde di voler crescere nelle assicurazioni vita all'estero, "ma i mercati sono presidiati da operatori forti e realisticamente è difficile che si creino opportunità davvero interessanti".

Intesa Sanpaolo, però, non intende rinunciare alla classica attività bancaria: "Nel 2015 erogheremo 35 miliardi". Le prospettive dell'economia italiana sono in cauto miglioramento: "Prevediamo per il 2015 una crescita del Pil tra lo 0,4 e lo 0,6%, ma l'effetto euro e l'effetto petrolio potrebbero aggiungere più di qualche decimo di punto a questa previsione".

La riorganizzazione della struttura del gruppo porterà a una riduzione degli sportelli, a 3.300 da 3.800, ma i 4.500 esuberi previsti in precedenza saranno riassorbiti. Messina conferma l'integrazione di undici delle sedici banche, ma non dice quali marchi verranno soppressi. Un punto è chiaro: "La razionalizzazione è inevitabile".

Un passaggio dell'intervista sembra preludere a un'uscita dal gruppo del numero uno dell'investment banking, Gaetano Miccichè, a cui già è stato affiancato un AD di Banca Imi. Dopo aver fatto riferimento al "passaggio generazionale", di Miccichè il Ceo dice che "resterà al vertice della divisione fino alla scadenza del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, del quale è membro".

Miccichè, tra l'altro, si è visto sottrarre "la gestione di tutte le attività che devono essere valorizzate e dismesse" - ovvero crediti in sofferenza da recuperare o da cedere, prestiti internazionali sindacati cedibili e tutte le partecipazioni non strategiche da vendere -, affidata alla nuova divisione Capital Light Bank.

Messina ribadisce che le partecipazioni in Telecom Italia e Rcs Mediagroup sono vendibili.

Il manager, infine, afferma di non essere appassionato del tema governance ("Non transigo sul fatto che che debba avere tutti i poteri necessari per gestire la banca") e conferma "che quest'anno distribuiremo un miliardo di dividendi" e "l'impegno a distribuire 10 miliardi da qui alla fine del piano".

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