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Gli investimenti a basso rischio per battere l'inflazione

Nell’ultimo periodo la Borsa ha ripreso a subire forti scossoni ed è tornata la domanda dei periodi difficili: dove mettere al sicuro i risparmi di una vita? L’obiettivo minimo, naturalmente, dovrebbe essere almeno quello di battere l’inflazione, così da non vedere il proprio capitale svalutato di anno in anno. Ma anche questa soglia, che a febbraio viaggiava oltre il 3%, non è così facile da superare.

«Per difendersi da un nuovo disastro ci sono soluzioni diverse», premettono Gianluigi Cesano e Giovanni Cuniberti, analisti indipendenti dello Studio G2c e docenti dell'Alta Scuola Finanza di Torino. «Il primo consiglio è quello di dedicare sempre maggior tempo ai propri risparmi, cercando di capire se ciò che ho in portafoglio o mi viene consigliato è davvero conforme al mio profilo e soprattutto quale sia il vero rischio». Una precisazione che i due analisti considerano doverosa, visto soprattutto che la crisi «ha modificato tutti i parametri di rischiosità ed è bene adattarsi e comprendere il più possibile il nuovo scenario».

Detto questo, comunque, qualche soluzione è possibile trovarla. Una prima forma di investimento a basso rischio è costituita dai conti di deposito. Vincolando i soldi per un anno con strumenti del genere, infatti, si può ottenere anche un 3-3,5% di rendimento. Sul mercato ci sono offerte di tutti i tipi, da Fineco a Iwbank, da Ing a Webank. «Ma è importante sapere – ricordano Cesano e Cuniberti – che lo Stato garantisce fino a 100.000 euro in caso di crack strutturale delle banche, quindi occhio perché non è tutto oro quello che luccica: in caso di un tracollo del sistema - che rimane comunque poco probabile - l’eventuale depositario che avesse più di 100.000 euro sul conto corrente si troverebbe ad avere una posizione coperta solo parzialmente».

In periodi di vacche magre è bene ricordare poi che è fondamentale diversificare il proprio portafoglio (questo consiglio è sempre valido). In altre parole: mai puntare su un solo cavallo per ridurre il rischio. E per abbassare ancora di più la probabilità di subire perdite è meglio stare alla larga dalle azioni, mentre si potrebbe pensare di correre qualche pericolo in meno rivolgendosi al mercato obbligazionario. Ma sempre con la massima attenzione. «È importante prestare i soldi a società solide – dicono i due analisti – possibilmente non bancarie e con orizzonti temporali non superiori ai 5 anni».

Quando sale il differenziale di rendimento tra Btp decennali e Bund tedeschi, l’ormai famoso “spread”, è evidente che cresce anche il potenziale guadagno per chi decide di acquistare titoli di Stato italiani. Ma in questo caso il rischio non è poi così ridotto: vista l’altalena che caratterizza questo mercato ormai da diverso tempo, è bene evitare di mettere soldi in questi strumenti se non si ha la certezza di poterne fare a meno fino alla scadenza del bond. Nel caso in cui si avesse bisogno di vendere prima, infatti, si potrebbe andare incontro a pesanti perdite. Insomma, per dirla con Cesano e Cuniberti, «il titolo di Stato non è più un investimento privo di rischio, ma in alcune fasi di mercato può diventare interessante». E allo stato attuale, comunque,  «non è uno strumento che consente di dormire sonni tranquilli».

Secondo i due analisti, in questo periodo si potrebbe pensare a bond di Paesi emergenti fuori dall’area euro. Come il Brasile, dove si hanno tassi al 9,75%, con rendimenti sia nominali sia reali ben più elevati dell’inflazione, per importi che viaggiano intorno al 3,5-4,5%.

I fondi obbligazionari «devono essere analizzati uno per uno, visto che hanno rendimenti che variano molto a seconda della composizione, dell’area geografica di riferimento eccetera». Quando si valuta strumenti del genere, inoltre, è bene coprirsi sempre dal rischio di cambio, per evitare di bruciare tutto il potenziale rendimento nella fluttuazione del mercato valutario. Visto che sul mercato dei fondi obbligazionari c’è ormai di tutto, una regola d’oro da seguire sempre – come ricordano Cesano e Cuniberti – è quella che dice che «bisogna affidarsi a strumenti il più possibile trasparenti ed essere in grado di selezionarli in maniera appropriata». «Acquistare singoli bond su Stati o società di Paesi emergenti – ammettono i due esperti – è generalmente un obiettivo di difficile realizzazione».

Infine, altre due forme di investimento «ottime per la diversificazione, ma sicuramente più volatili, sono il dollaro e l’oro». Sia il biglietto verde, sia l’oro giallo, sono strumenti piuttosto rischiosi, visto che possono essere soggetti a forti oscillazioni. Detto questo, però, potrebbero avere anche una componente di protezione dall’attuale crisi dell’euro. In ogni caso, va sottolineato che non si tratta di investimenti adatti a risparmiatori alle prime armi.