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Investimenti: più del petrolio conviene l'avocado

Chi investe in materie prime sa benissimo come, in alcuni casi, la volatilità e i rovesci di fortuna siano dietro l'angolo.

Il dramma del petrolio

Ma in pochi si aspettavano di vedere un cambio repentino nelle priorità del settore del petrolio: nel giro di tre anni, e complice anche il variegato retroscena geopolitico, il barile non è più quel bene di lusso che è arrivato ad essere denominato “oro nero”; al giorno d'oggi, con valutazioni che già a 60 dollari sembrao come un miraggio (figuriamoci i 100!), altri investimenti appaiono più redditizi ed alcuni di loro sono anche insoliti. Il caso più eclatante è quello dell'avocado. Frutto tra i meno “nostrani” è la testimonianza diretta di come la moda alimentare possa influire non solo sulla linea o sul portafoglio (vist i toast all'avocado di moda a New York e dal costo di 19 dollari) ma anche sull'ambiente visto che la coltura dell'avocado è tra quelle che hanno un impatto ambientale tra i più alti al mondo e sul rendimento di chi lo produce.

Il problema dell'avocado

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Il perché è presto detto: una pianta per diventare adulta e quindi dare i primi frutti, impiega circa 7 anni, non solo ma arrivata alla maturità produce circa un centinaio di frutti, sempre che la stagione proceda senza eventi climatici estremi, cosa che accade sempre più raramente, soprattutto nelle zone tropicali, maggiormente esposte ai cambiamenti meteorologici. Fatto salvo questo, ogni frutto va da un minimo di 0,86 dollari a 1,10, ovviamente senza tener conto dei costi del trasporto. Infatti la maggior parte delle coltivazioni si trova in Messico, nazione che da sola copre il 40% del mercato, e per arrivare in Italia deve percorrere circa 10.200 km. Eppure, nel giro di una decina di anni, tra il 2001 e il 2010, a produzione del frutto dalla consistenza burrosa (e spesso insipida) è triplicata mettendo sotto pressione non solo le riserve idriche (orientativamente si parla di oltre 270 litri d'acqua per la produzione di 500gr di frutti edibili) delle zone che hanno scoperto la coltura intensiva dell'avocado (speso introdotta e quindi non originaria il che porta all'uso intensivo di fertilizzanti) ma anche la biodiversità . Ma nonostante ciò, il consumo americano pro-capite ha fatto un salto in verticale dai 3,5 pound del 2006 ai 6,9 del 2016 con un parallelo inpennarsi anche dei costi: 10 kg di avocado messicano hanno toccato i 530 pesos, il livello più alto da circa 20 anni

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