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IPP tedesco in rialzo, USD soggetto a rischi al ribasso

IPP tedesco in rialzo, ma … la deflazione ora è la norma

di Yann Quelenn

Stamattina l’indice sull’IPP tedesco ha superato leggermente le attese, attestandosi allo 0,2% m/m. Tuttavia, su base annualizzata l’IPP rimane negativo, nell’ultimo anno mostra un calo pari al -2,0%. L’indice tedesco continua a salire e la tendenza di breve termine è piuttosto positiva. Ora si prevedono ulteriori pressioni sui prezzi al consumo.

I mercati finanziari esaminano scrupolosamente la situazione in Germania, perché un nuovo scatto verso la deflazione segnalerebbe che a settembre la BCE (Toronto: BCE.TO - notizie) allenterà ulteriormente la politica. Al momento in Europa ci sono forti pressioni deflazionistiche e i mercati continuano a scontare un intervento massiccio. Sui mercati azionari e delle obbligazioni, infatti, si sta già creando una grossa bolla, i rendimenti dei decennali tedeschi, per esempio, al momento danno rendimenti negativi.

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A nostro avviso, l’aumento dei prezzi del petrolio ha determinato il marginale rialzo dell’IPP. Questo rialzo rimane tuttavia circoscritto. L’IPP darà un chiaro segnale di ripresa solo quando supererà una soglia discreta su base annuale – un valore superiore al 2% sarebbe ideale. Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) frattempo, l’unica questione su cui interrogarsi è come finirà questa enorme bolla del mercato azionario e dei bond.

Non credete ai clamori intorno all’USD

di Peter Rosenstreich

La strategia di comunicazione della Fed sta soffrendo a causa della mancanza di credibilità. Questa settimana, gli interventi dei membri della Fed hanno fornito messaggi da falco, ma l’USD e, cosa ancor più importante, la curva dei rendimenti USA, non sono riusciti a ridefinire il prezzo sulle attese di un rialzo del tasso a settembre. I mercati dei tassi scontano una probabilità bassa di un rialzo del tasso d’interesse alla riunione di settembre, pari al 20%, e del 45% alla riunione del FOMC di dicembre. Evidentemente i mercati non si fidano del linguaggio della Fed (perché dovrebbero, alla luce delle esperienze passate). Il presidente della Fed di New York Dudley ha fatto notare che l’economia USA è rimasta solida, grazie alla buona salute del mercato occupazionale e all’aumento delle retribuzioni, segnalando che i mercati sottovalutano la probabilità di un restringimento della Fed. Il presidente della Fed di Dallas Kaplan ha lasciato intendere che la Fed potrebbe alzare i tassi.

Questi commenti sembrano preparare il terreno affinché la presidente Yellen segnali un rialzo del tasso durante il suo intervento a Jackson Hole. Un improvviso capovolgimento delle attese coglierebbe sicuramente di sorpresa il mercato, facendo alzare rapidamente i rendimenti dei titoli USA a scadenza breve e dando una spinta all’USD. Sospettiamo, però, che gli analisti che chiedono un rialzo non considerino il contesto globale e sopravvalutino la forza storicamente marginale dell’economia USA. Il momentum dell’economia USA sembra robusto solo se lo si paragona ai dati globali vacillanti. Inoltre, un rialzo del tasso adesso, con rendimenti globali bassi che si accingono a diventare negativi, comporterebbe obiettivi di restringimento esagerati, e il capitale si riverserebbe sugli asset USA. Continuiamo a smorzare i rally dell’USD e riteniamo che l’attuale slancio rialzista derivi dalla chiusura di posizioni lunghe sui mercati illiquidi (che amplificano i movimenti), e non da un capovolgimento del sentiment.

Autore: Swissquote Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online