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L'Irlanda è veramente fuori dalla crisi?

L'Irlanda è veramente fuori dalla crisi?

Era una delle due "I" dell'acronimo PIIGS che indica i paesi dell'Unione Europea - Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna - maggiormente colpiti dalla crisi economica del 2010 e con i peggiori conti pubblici. Perchè era? Perchè, stando a recenti dati, pare che l'Irlanda abbia superato degnamente la sua spinosa situazione e possa definirsi fuori dalla crisi.


In effetti, i dati sull'economia irlandese sono più che positivi: nel secondo trimestre del 2014 il PIL del Paese è cresciuto dell’1,5 per cento rispetto al primo trimestre e addirittura del 7,7 per cento rispetto al 2013. Numeri in crescita che, sommati all'aumento delle esportazioni (+13 per cento rispetto all’anno scorso) e a quello dei consumi privati (+1,8 per cento) ci regalano una fotografia di un paese visibilmente in salute, al punto da portare il  ministro delle Finanze Michael Noonan a dichiarare che i restanti 2 miliardi di consolidamento per i conti pubblici previsti per il 2015 saranno ricavati dall'aumento del gettito fiscale e non da ulteriori tagli.
Anche la UE plaude agli sforzi irlandesi e considera  la sua performance la migliore dell'Eurozona nei mesi compresi tra aprile e giugno.


Spiragli di questa rosea situazione si erano già visti un anno fa, quando ad ottobre del 2013  il primo ministro Enda Kenny aveva annunciato l'uscita dell'Irlanda dal programma di aiuti internazionali di 85 miliardi, concessi al paese dalla Troika dopo la gravissima situazione che nel 2010 aveva messo Dublino in ginocchio a causa della crisi delle banche nazionali, travolte dal crollo del mercato immobiliare. Un aiuto oneroso, che aveva portato l'Irlanda nella ormai famosa situazione di "austerity", con pesanti tagli e misure fiscali incisive durate tre anni.
Con gli ultimi dati forniti dall’ufficio centrale di statistica dell’Irlanda, però, il governo irlandese si dice pronto ad affermare che la ripresa economica è "a buon punto" e che i numeri sono "la prova reale che la grande recessione può essere consegnata ai libri di storia". Ma è veramente così?


Non tutti sono pronti a cantare vittoria, anche perchè se da una parte la situazione è positiva, ci sono ancora aspetti del paese che non riescono a riprendersi. Tra questi, la disoccupazione, ancora al 12 per cento, e il debito pubblico, che è al 120 per cento del PIL.
Andando più nel dettaglio, poi, si nota come la crescita sia eccessivamente dipendente dal settore dell'export e dall’andamento economico dei mercati a cui l'Irlanda si rivolge: Gran Bretagna e Nord America. Inoltre, come suggerisce Forexinfo, il ruolo preponderante nella bilancia commerciale irlandese non l'hanno avuto le esportazioni, quanto il crollo delle importazioni tra il 2008 ed il 2010: "E' altrettanto facile notare che le importazioni diminuiscono di più e più velocemente di quanto aumentino le esportazioni, portando questo, ex sé, l’effetto di un miglioramento della bilancia commerciale".
Gli economisti suggeriscono al governo di avanzare con cautela, perchè temono che questa crescita non sarà la norma anche nei prossimi anni e che sarebbe meglio vederla come "un rimbalzo rispetto al forte calo degli ultimi anni", in particolare nel settore edile, in espansione negli ultimi mesi.


Davanti a questo scenario, il governo cerca di correre ai ripari, provando a rimborsare in anticipo all'Fmi una buona parte dei 22,5 miliardi ricevuti in prestito, il cui tasso al 5 per cento è oggi troppo caro per l'Irlanda (sui mercati Dublino ormai si finanzia a tassi inferiori al 2%). Una misura che farebbe risparmiare al paese quasi 400 milioni all'anno. Attualmente il progetto ha ricevuto il via libera dai partner UE.