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Isee, il nuovo modello smaschera i finti poveri

Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. REUTERS/Remo Casilli

E’ finita l’epoca dell’autocertificazione. Prima serviva solo compilare in modulo e scrivere di non possedere immobili di proprietà e di non essere intestatari di conti correnti bancari, e la dichiarazioe Isee era completata. Lo Stato, insomma, si fidava della parola, anzi dello scritto, dei cittadini che chiedevano servizi sociali come le mense gratis, o la casa popolare. 

La musica è cambiata con il nuovo indicatore Isee, il riccometro, che incrocia, controlla, sovrappone e confronta dati, pesando la ricchezza delle famiglie sotto forma di stipendi, risparmi, immobili e contratti con tv satellitari. Il concetto è semplice: diventa impossibile dichiarare di non possedere nulla se poi si prenota una vacanza sullo yacht. Prima del riccometro, l’80 per cento delle persone dichiarava di non avere un conto in banca e il 70 per cento di non possedere una casa di proprietà. Con il nuovo sistema, dal 2015, il dato è crollato al 14,1 per cento.

“E’ uno strumento più equo e veritiero - ha commentato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti - che facilita l’accesso alle prestazioni a chi è davvero più bisognoso”. Il sistema, però, può essere ancora migliorato perché “non valuta in maniera realistica l’impatto del costo dei figli”, secondo il Forum della associazioni familiari.