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Isis, un software per trovare i terroristi

La lotta al terrorismo passa attraverso la Rete e il web, con i milioni di video che ogni giorno vengono caricati sulle più diverse piattaforme, potrebbe diventare il principale alleato delle forze di intelligence che cercano di capire dove si nascondano le milizie dell’Isis e degli altri gruppi impegnati nella jihad globale. Un gruppo di ricercatori dell’Università Ramon Llull di Barcellona è riuscito a realizzare un sistema in grado di geolocalizzare i video mettendoli in relazione con quelli che sono già stati immessi precedentemente nel web.

La scorsa estate, quando vennero trasmesso il video dell’esecuzione di James Foley, un analista britannico esperto di Siria, Eliot Higgins, studiò attentamente i fotogrammi dell’uccisione del reporter statunitense e disse che il luogo scelto per l’assasinio si trovava nel nord del Paese.

Con il metodo proposto dall’Università Ramon Llull, ci potrebbe essere un salto di qualità: a mettere in relazione il video non geolocalizzato con altri dalla posizione definita potrebbe essere la matematica. Ovviamente gli utilizzi non sarebbero limitati all’anti-terrorismo ma permetterebbero, per esempio, di facilitare le indagini sulle persone scomparse. Il metodo si basa sull’identificazione della “cornice” e dell’audio: i dettagli visivi e sonori diventano fondamentali. Secondo Xavier Sevillano, uno degli autori del software, l’informazione acustica può essere valida come quella visiva e, in alcune occasioni, ancora più utile nella geolocalizzazione.

Attraverso la fisica e l’utilizzo di algoritmi vengono scandagliati i contenuti video presenti in rete: in molti di questi è stata indicata la località, elemento che facilita le ricerche. Nello studio pubblicato su Information Sciences il team ha utilizzato quasi 10mila sequenze come riferimento del database e al termine di questa fase sperimentale si è giunti a due livelli di approssimazione: il 3% dei video è stato localizzato in un raggio di dieci chilometri e l’1% dei video con un raggio di un chilometro dal luogo delle riprese. Si tratta di percentuali ancora molto basse ma che rappresentano un prezioso punto di partenza anche in considerazione del fatto che gli user generated content contribuiscono ad incrementare il database dal quale il software inventato nell’Università catalana andrà ad attingere.

“Questo metodo potrebbe aiutare le squadre di soccorso a rintracciare una persona o un gruppo scomparsi in un luogo remoto, individuare le posizioni mostrate nei video che avrebbero potuto essere pubblicati sui social network prima che venissero persi i contatti” ha spiegato Sevillano. E per quanto riguarda l’utilizzo da parte dell’anti-terrorismo, Sevillano puntualizza che il sistema “non fa alcuna ipotesi per quanto riguarda la posizione dei video, ma, in questi casi, potrebbe fornire informazioni aggiuntive per circoscrivere le ricerche”. Per geolocalizzare i video dell’Isis, quindi, verranno presi in esame solamente i contenuti girati in Siria e in Iraq. Il tutto tenendo in grande considerazione anche i rumori, molto più importanti di quanto la supremazia della civiltà dell’immagine faccia pensare.