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L'Islanda è pronta alle elezioni più "weird" della storia

Tempo di voto in Islanda. Il prossimo 27 aprile gli islandesi si recheranno alle urne per il rinnovo del Parlamento. E mai come stavolta queste elezioni vengono considerate, dai sondaggisti e dall'opinione pubblica, come le più "weird", strane, della storia dell'isola.

Lo dichiara entusiasta Brigitta Jonsdottir, leader del partito dei Pirati. Attivista di Wikileaks, la Jonsdottir vede crescere consensi attorno al suo partito: i sondaggi infatti sono convinti che potrebbe raggiungere senza problemi la soglia dello sbarramento al 5% per l'ingresso in Parlamento.
Quel che è certo è che l'Islanda è pronta ad un nuovo governo, ma nonostante la crisi dalla quale ancora non si è ripresa, ci sono probabilità che venga riconfermata la formazione parlamentare del 2008, quella che portò il Paese nel pieno della crisi finanziaria. Il motivo? L'insoddisfazione degli islandesi e la memoria corta potrebbe riportare al potere i principali partiti - attualmente all'opposizione - che corresponsabili dell'ipertrofia del settore bancario islandese.

I sondaggi vedono infatti le due principali forze d'opposizione - il Partito Progressista ed il Partito dell’Indipendenza - rispettivamente al 29,5% e 24,6% mentre il Partito Socialdemocratico dell'attuale Primo Ministro Johanna Sigurdardottir, che dal 2009 ha preso in mano le redini della crisi, otterrebbe solo il 21% dei consensi, assieme agli alleati del Partito Verde di sinistra.
Un'alleanza, quella dei socialdemocratici e dei Verdi, che per la prima volta nella storia hanno guidato assieme il Paese, facendola emergere, seppur lentamente, dalla crisi: nel 2012 l'economia è cresciuta 1,6% e la disoccupazione a febbraio era del 4,7%, numeri abbastanza sani per la situazione economica attuale dell'Europa.

Ma questi dati non sono sufficienti a rassicurare gli islandesi: colpa anche dell'inflazione, che è rimasta superiore al 4% negli ultimi due anni e che aumenta notevolmente il peso del debito delle famiglie in cui molti mutui sono indicizzati.
"C'è un enorme malcontento in Islanda e le persone hanno come la sensazione di aver subito un torto", afferma David Sigmundur Gunnlaugsson, leader del partito progressista, in corsa per la premiership. La sua politica economica prevede la svalutazione sui mutui di almeno il 20%, per alleggerire il peso sui debitori. Il tutto utilizzando parte dei crediti che gli investitori esteri hanno nelle banche islandesi fallite. Una manovra che potrebbe essere vista all'esterno come un'ostilità nei confronti dei creditori internazionali, complicando ulteriormente i rapporti dell'Islanda con l'Europa. Ma la popolarità di mr. Gunnlaugsson è legata al caso Icesave, nel 2008, che ha messo l'Islanda contro il Regno Unito e i Paesi Bassi. La disputa verteva su chi avrebbe dovuto rimborsare i depositanti stranieri lasciati a secco quando le banche islandesi collassarono. Gunnlauggson e il suo partito erano gli unici a sostenere l'immunità dell'Islanda, così, quando a fine gennaio il Tribunale ha dato ragione all'Islanda, i progressisti sono schizzati nei sondaggi dal 15 al 30%.

Popolarità in aumento anche per il leader del Partito d'Indipendenza, di centrodestra, Bjarni Benediktsson, il cui programma di governo è quello di stimolare la crescita dell'Islanda attraverso il taglio delle tasse. Egli è anche pronto ad eliminare le entrate e gli investimenti dei creditori esteri, definendoli "dannosi per la nostra economia".
Entrambi i partiti, inoltre, vogliono rimanere al di fuori dell'euro. Entrambi hanno governato l'Islanda per tutto il periodo che va dal dopoguerra al 2008.