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ISTAT: che cos'è e per quanto ancora sopravviverà?

I dati dell'Istituto Nazionale di Statistica sono a rischio a causa dei tagli. Ma anche l'ente di ricerca non è estraneo agli sprechi

Statistiche (Fotolia)

Da più di 80 anni sforna dati, analizza le situazioni, indirizza le scelte. E ora l’Istat, l’ente di ricerca pubblico per eccellenza, è vittima dei numeri. Dal prossimo gennaio, infatti, potrebbe bloccare la sua attività per il taglio dei finanziamenti che mette “realmente a rischio” l'istituto. Parola del presidente Enrico Giovannini, in carica dal 2009, che snocciola una serie di cifre per spiegare l’allarme lanciato sulle colonne di "Repubblica": “Nel 2013 si scenderà dai 176 milioni del 2011 a 150-160 milioni. Metà delle risorse francesi. Un terzo dei Paesi nordici. Andiamo verso un buco di 20 milioni. Insostenibile". “Non effettueremo più statistiche – ha aggiunto -. Continueremo a pagare stipendi e affitti, ma non riusciremo ad assolvere alla nostra funzione: fornire dati di qualità, affidabili, tempestivi”.

Il conto, per il presidente, è presto fatto: “La legge di Stabilità di novembre ci ha tolto 29 milioni in tre anni. E ora la spending review altri 3 milioni l'anno”. Impossibile quindi, in queste condizioni di sofferenza, continuare la mission dell’ente: servire la collettività attraverso la produzione e la comunicazione di informazioni statistiche, analisi e previsioni di elevata qualità. L’Istat, giova ricordarlo, si occupa di produrre le statistiche ufficiali del Paese in ambito economico, sociale e ambientale a tutti i livelli territoriali. Le informazioni raccolte, oltre che per la consultazione dei cittadini, sono determinanti per imprese, enti, istituzioni e “stakeholder” nazionali e internazionali. E’ l’Istituto Nazionale di Statistica, inoltre, che contribuisce per l’Italia, nell’ottica dell’integrazione comunitaria, allo sviluppo del Sistema Statistico Europeo.

I soldi scarseggiano secondo il presidente Giovannini che però, stando a quanto ha reso noto “Usi ricerca”, guida un istituto che per la sua sopravvivenza spende un bel po’ di soldi. Nei giorni scorsi, secondo l’indagine dell’Usi, “ha visto la luce un documento, destinato al Cda dell'Istat, con il quale si cerca di giustificare il mancato avvio del programma di Pietralata, per la realizzazione della sede unica dell’ente”. E dal documento in questione risulterebbe che l’istituto spende circa 12 milioni di euro annui per le locazioni, a vario titolo, di sedi sparse per Roma. Tra queste “una in via Tuscolana (edificata negli anni '80 per ospitare una mostra di mobili)”.

Non solo. A breve dovrebbero essere inaugurate altre sedi, sempre nella capitale: in viale dell'Oceano Pacifico (riportava già Il "Foglietto") e l'altra in piazza Indipendenza. Cifra non da poco, 35mila euro al giorno per gli affitti, a cui si somma lo “stipendio” del presidente Giovannini che ammonta – spiega in una nota il Dipartimento della funzione pubblica - a 270mila euro annui. Prima della riduzione del 10% prevista dal Decreto 78/2010, invece, erano 300mila. Secondo il numero uno dell’ente, però, a influire sul lavoro e la continuazione dell’attività di statistica sono i tagli alla ricerca. Cosa che comporterà un cambiamento radicale, con il concreto rischio di chiusura. A gennaio, infatti, se le cose non cambieranno,  “non daremo più dati su inflazione, contabilità, condizione di vita delle famiglie, forza lavoro. E allora scatterà il tassametro Ue: multe salatissime sul Paese per ogni giorno di ritardo”. “Non penso che il governo e il Parlamento vogliano arrivare a tanto” chiosa Giovannini, che però mette le mani avanti: il pericolo è imminente e le ripercussioni ci sarebbero per tutti.

La protesta dei precari Istat/2I precari dell'Istat chiedono risposte al loro futuro in occasione della presentazione dei dati provvisori del Censimento. Maria Carone, Direttore Generale dell'Istat parla ai precari dell'Istituto pregandoli di indietreggiare e di rimanere fuori dall'Aula Magna.