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Italia, nuovo calo tasso disoccupazione a gennaio ma 2014 anno nero

ROMA/MILANO (Reuters) - Se il 2014 è stato l'anno nero per il mercato del lavoro italiano, i numeri Istat di gennaio restituiscono segnali di ripresa, a ulteriore conferma dei recenti bagliori di ripartenza dell'economia dopo un triennio di recessione.

A gennaio, infatti, secondo i numeri preliminari resi noti da Istat, il tasso di disoccupazione è calato per il secondo mese consecutivo, al 12,6%, minimo da giugno, dal 12,7% di dicembre, dato quest'ultimo rivisto dal 12,9%.

In frenata anche il tasso di disoccupazione giovanile, che a gennaio si è attestato a 41,2% da 41,4% di dicembre (rivisto da 42%). In diminuzione gli inattivi, il cui è numero è calato dello 0,1% nel confronto con dicembre e dell'1,3% rispetto a dodici mesi prima.

Il tasso d'inattività si attesta al 36%, invariato in termini congiunturali e in calo di 0,4 punti su base annua.

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Resta penalizzante il confronto con la zona euro, dove sempre a gennaio, il tasso di disoccupazione è sceso a 11,2%, di un decimo inferiore alle attese e alla lettura di dicembre, peraltro rivista rispetto al precedente 11,4%. A gennaio 2014, inoltre, il tasso di disoccupazione viaggiava a 11,8%.

Tornando all'Italia, contestualmente ai numeri mensili sono stati inoltre forniti i dati relativi al 2014 e all'ultimo trimestre. L'anno scorso, che per l'Italia si è chiuso con calo del Pil dello 0,4%, il tasso di disoccupazione è salito al 12,7% contro 12,1% del 2013, il dato medio annuo peggiore dal 1977.

Nella fascia d'età 15-24 anni, l'incidenza dei giovani disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca di lavoro, l'anno scorso si è attestata al 42,7%, in crescita di 2,6 punti rispetto alla media d'anno del 2013. Anche in questo caso si tratta dei livelli più alti dal 1977.

A gennaio "aumenta il tasso di occupazione e diminuisce il tasso di disoccupazione, anche giovanile: questo conferma il dato di dicembre, che era stato particolarmente consistente. Stiamo un po' recuperando sulla grossa perdita che c'era stata nell'arco del 2013, l'anno peggiore dal punto di vista dell'occupazione assieme al 2009", ha sintetizzato una portavoce Istat.

Il primo mese del 2015 ha visto infatti risalire il tasso di occupazione al 55,8%, in aumento di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,3 su base annua. Gli occupati - 22,320 milioni - sono sostanzialmente invariati rispetto a dicembre (+11.000) e in aumento dello 0,6% su base annua (+131.000).

Quest'ultima variazione, sottolinea in una nota Paolo Mameli, economista di Intesa Sanpaolo, è la più consistente dall'ottobre 2011. Inoltre, segnala Mameli, la crescita dell'occupazione ha accelerato anche negli ultimi tre mesi del 2014 (+0,7%).

Commentando l'aumento di 131.000 occupati, il minsitro del Welfare Giuliano Poletti rilancia, dicendo che "c'è da pensare che il 2015 possa essere l'anno di una ripartenza ancora più significativa" con 150.000 nuovi posti di lavoro.

Tuttavia, nota Mameli, dai dati relativi al quarto trimestre emerge che la ripresa in corso per l'occupazione ha riguardato per lo più occupati temporanei e part-time involontario mentre i dipendenti a tempo pieno, la cui crescita renderebbe più credibile la svolta per il mercato del lavoro, risultano ancora in calo.

Sulla stessa linea Stefania Tomasini di Prometeia, che nota come l'aumento dell'occupazione nei servizi sia avvenuto nei comparti a minore valore aggiunto a fronte di un calo di quelli più avanzati, che ha avvantaggiato l'occupazione straniera, a fronte di una riduzione di quella italiana.

Per Mameli e Tomasini, comunque, i numeri di gennaio, mese in cui sono entrate in vigore la decontribuzione triennale per le nuove assunzioni a tempo indeterminato e la deducibilità del costo del lavoro sugli occupati dipendenti a tempo pieno dalla base imponiile Irap, sembrano essere di buon auspicio, alla luce delle prospettive di una pur lieve ripresa dell'economia italiana nel 2015.

"La speranza è che queste due misure possano favorire un aumento dell’occupazione non solo in termini assoluti ma in particolare sui dipendenti permanenti a tempo pieno. Inoltre, sulle nuove assunzioni da febbraio sarà operativo il nuovo contratto unico a tutele crescenti, che potrebbe anch’esso agire sugli incentivi ad assumere da parte delle imprese", commenta Mameli.

Riassorbire la disoccupazione generata da anni di crisi non sarà però semplice. Dal 2008 al 2014, ricorda Guglielmo Loy, segretario confederale Uil, sono stati persi 811 mila posti di lavoro, di cui 355 mila con rapporti di natura subordinata.

Secondo la nota di aggiornamento mensile diffusa la settimana scorsa da Istat, nel primo trimestre di quest'anno, il Pil italiano dovrebbe crescere dello 0,1%. Se dovesse materializzarsi si tratterebbe della prima variazione trimestrale positiva dalla metà del 2011. Per l'anno in corso il governo stima una crescita del Pil pari allo 0,6%, stima di cui il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan non ha escluso una revisione verso l'alto.

(Elvira Pollina, Antonella Cinelli)

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