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Italia, downgrade Dbrs avrebbe impatto limitato su finanziamento banche, Tesoro

di Giulio Piovaccari

MILANO (Reuters) - Potrebbe 'costare' meno di 10 miliardi di euro alle banche italiane in termini di nuovo collaterale da portare in rifinanziamento presso la Bce un eventuale downgrade sovrano del paese da parte di Dbrs, secondo calcoli Reuters.

Il peggioramento del rating dell'agenzia canadese sul debito dell'Italia a BBB(high) da A(Low) potrebbe inoltre spingere le banche italiane a sostituire una limitata quota di titoli nazionali in portafoglio con quelli di altri emittenti sovrani più sicuri.

Anche in questo caso, però, gli effetti sul costo del debito italiano saranno più che temperati per l'effetto ombrello del Quantative easing della Bce, dicono gli analisti.

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Venerdì 5 agosto, fuori dal calendario stabilito, Dbrs ha messo sotto osservazione per un possibile declassamento l'attuale valutazione A(low) dell'Italia, l'unica tra quelle delle maggiori agenzie che ancora permette al paese di rimanere nella categoria di rating più alta agli occhi della Bce.

L'eventuale downgrade costerebbe un aggravio degli haircut applicati sui titoli italiani portati in rifinanziamento dalle banche, con un peggioramento delle condizioni sul collaterale.

Passando da una categoria di rating AAA/A alla categoria BBB, l'haircut salirebbe dallo 0,5% al 6% per i titoli di Stato con durata residua entro l'anno, dall'1% al 7% per le scadenze entro 3 anni (con cedola) dall'1,5% al 9% fino a 5 anni, dal 2% al 10% fino a 7 anni, dal 3% all'11,5% fino a 10 anni e dal 5% al 13% per le scadenze superiori al decennale.

Ipotizzando un aggravio medio intorno dell'8% (coerente con la vita residua media del debito pubblico italiano) e considerando che l'esposizione delle banche italiane ai p/t Bce è di circa 175 miliardi (secondo gli ultimi dati forniti da Bankitalia) ne risulta, secondo calcoli Reuters, una necessità aggiuntiva di collaterale al massimo di circa 14 miliardi.

Ma, come emerge dall'ultimo Rapporto sulla stabilità finanziaria di Bankitalia, il 'collateral pool' -- ovvero l'insieme degli asset depositati presso via Nazionale pronti ad essere utilizzati dagli istituti di credito in Bce -- risulta costituito da titoli di Stato (non solo italiani) solo per il 39% circa del totale. Ne consegue la necessità di apportare nuovo collaterale in titoli di Stato, a parità di liquidità richiesta, per circa 6 miliardi.

"L'impatto ci sarebbe ma non sarebbe gran cosa, anche perché le banche italiane possono contare su un cuscinetto di collaterale inutilizzato assai ampio" commenta uno strategist di una banca londinese, che chiede di rimanere anonimo.

Sempre secondo l'ultimo Rapporto sulla stabilità finanziaria di Bankitalia, a fine aprile il 'collateral pool' ammontava a 252 miliardi, di cui il 40% non ancora utilizzato.

Un eventuale downgrade sovrano di Dbrs potrebbe spingere le banche ad alleggerire marginalmente il loro portafoglio in Btp a favore di titoli con minore haircut come carta spagnola o titoli 'core'. In questa direzione alcune banche si stanno già muovendo da qualche mese, anche per andare incontro alle pressioni dell'Ue -- per ora ancora informali -- di diversificazione dei portafogli al di fuori dei titoli di Stato nazionali.

Se per le banche significa una perdita di rendimento, per il Tesoro italiano potrebbe essere un elemento di incertezza in più, sul fronte del costo del funding, in vista di un autunno denso di passaggi critici, dal referendum istituzionale alla verifica sulla crescita economica.

Oggi il mercato non reagisce. Lo spread con il Bund a 10 anni si mantiene sotto 130 punti base in linea con venerdì, mentre il rendimento del Btp decennale è ionferiore all'1,15%.

"La questione del rating sovrano resta in secondo piano; in questo momento il mercato guarda soprattutto a come verrà gestita la situazione degli Npl e ai vari passaggi rimandati a settembre, come la ricapitalizzazione del Fondo Atlante" osserva Filippo Diodovich di IG.

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