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Italia-estero, solo un giro di Rolex

Secondo Skandia, chi se lo può permettere preferisce iniziare un business all’estero. I motivi? Migliori opportunità di investimento, politiche meno ostili o la ricerca di un miglior stile di vita

Non solo fuga di cervelli: adesso a scappare dall’Italia sono anche i portafogli. È quanto emerge dalla ricerca Millionaire Monitor+ condotta in sei Paesi da Skandia, divisione di Gruppo Old Mutual specializzata nella gestione del risparmio a lungo termine e nel segmento Unit Linked.

Per quanto riguarda il Bel Paese, Skandia ha preso in esame un campione di circa 300 soggetti con un patriomonio di oltre 900 mila euro, per capire scelte di vita e di investimento del segmento “upper affluent” della popolazione. In particolare, andando ad esplorare le motivazioni che spingono gli italiani più facoltosi a espatriare, emerge come la maggior parte consideri il trasferimento all’estero nella speranza di trovare migliori opportunità di lavoro (22%), sebbene due terzi dei rispondenti (64%) abbiano visto crescere la propria ricchezza dall’inizio della crisi economica mondiale del 2008.

Altre motivazioni sono la ricerca di politiche governative più vantaggiose (15%), di un costo della vita più basso (13%), di una pressione fiscale inferiore (12%) e di migliori standard di vita in generale (12%).

Le notizie per l’Italia tuttavia non sono tutte negative: due terzi degli intervistati si sono detti infatti fiduciosi nelle politiche economiche del governo. Quanto alle modalità principali di accumulo della ricchezza, la maggior parte del campione deve la sua fortuna a genitori e nonni, con il 70% che si è arricchito per via ereditaria (70%), mentre il 66% ha realizzato investimenti indovinati e il 63% ha semplicemente lavorato sodo. Ma anche matrimoni, divorzi e naturalmente fortuna hanno il loro peso, basti pensare che un quarto degli italiani ricchi ha beneficiato di una vincita alla lotteria o al gioco. In generale comunque, la ricerca conferma che l’Italia è un Paese di imprenditori: tra chi ha fatto fortuna grazie alla propria attività, più di due terzi (69%) hanno avviato il proprio business prima dei trent’anni e quasi quattro su cinque hanno accumulato ricchezza entro un decennio dall’avvio dell’impresa.

“Gli italiani facoltosi sono imprenditori che non hanno timore di cogliere un’opportunità, se ritengono che possa migliorare le proprie finanze”, ha commentato Enzo Furfaro, market manager di Skandia Vita. Proprio per questo, ha continuato, “sebbene la maggioranza sia intenzionata a restare in Italia un numero significativo di essi si dichiara pronto a trasferirsi all’estero per assicurarsi di continuare a crescere”. Non a caso, guardando ai dati messi in luce dalla ricerca, si rileva come sette su dieci degli intervistati (71%) dichiarino di avere una propensione al rischio elevata o molto elevata.

Ma d’altro canto è anche vero che gli italiani sono di loro natura molto legati alla casa e alla proprietà: circa un quinto della ricchezza è investito in immobili residenziali e il 10% in proprietà commerciali, mentre il 15% è detenuto in liquidità, il 12% è destinato al risparmio gestito e l’11% a titoli azionari. Quanto invece alla distribuzione geografica della ricchezza, tre intervistati su dieci vivono nel Lazio, più di un quarto (26%) risiede in Lombardia e uno su dieci in Campania. Oltre all’Italia, la ricerca Millionaire Monitor+ di Skandia sui detentori di ricchezza ha coinvolto Francia, Regno Unito, Hong Kong, Singapore e Dubai su 1.500 rispondenti in totale e ha rilevato come le turbolenze economiche degli ultimi tempi abbiano impattato sui patrimoni in tutto il mondo.