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Italia punta su mercato lavoro temporaneo, al contrario della Spagna

Una bandiera italiana e una bandiera dell'Unione europea a Roma

di Antonella Cinelli e Valentina Consiglio

ROMA (Reuters) - Marta Pizza, istruttrice di nuoto di 26 anni, lavora da due anni in un centro sportivo di Roma, guadagnando 8,5 euro all'ora senza contributi pensionistici, indennità di malattia o ferie.

Il governo Meloni sta adottando misure per facilitare forme di lavoro temporaneo e informale come il suo, annullando alcune delle precedenti restrizioni, in una scelta che non piace ai sindacati.

Pizza fa parte di un esercito crescente di occupati senza contratti stabili e a rischio di impoverimento lavorativo - circa 5 milioni di persone su 23 milioni di lavoratori, secondo la Cgil - in un contesto di produttività stagnante per la terza economia della zona euro.

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Come altri suoi colleghi istruttori di nuoto, Pizza non fa parte del personale stabile del centro sportivo e il suo contratto non prevedrebbe turni regolari. Ma la realtà è molto diversa.

"A tutti noi vengono assegnati turni settimanali e non c'è limite alle ore di lavoro", afferma la giovane romana, che per arrotondare fa anche occasionalmente la baby-sitter e la cameriera.

Negli ultimi anni alcuni Paesi della zona euro, tra cui la Spagna, hanno cercato di limitare i contratti a tempo per promuovere la creazione di posti di lavoro stabili. Per Madrid, addirittura, la Commissione europea ha posto questa come una delle condizioni per ricevere miliardi di euro in fondi europei per la ripresa dalla pandemia.

Giorgia Meloni ha deciso, invece, di muoversi in gran parte nella direzione contraria.

Nella sua prima manovra da quando siede a Palazzo Chigi, ha prorogato alcune agevolazioni fiscali per le assunzioni a tempo indeterminato introdotte dai governi che l'hanno preceduta, ma ha anche ampliato il raggio di utilizzo dei cosiddetti "voucher" - una forma "estrema" di flessibilità del lavoro che era stata in gran parte annullata nel 2017 dopo le proteste dei sindacati che spingevano su un referendum per la sua abolizione.

In base al sistema - ancora meno strutturato dei cosiddetti "contratti a zero ore" britannici - i lavoratori vengono pagati attraverso l'Inps utilizzando voucher che il datore di lavoro acquista online per poco meno di 12,5 euro ciascuno.

Il prestatore d'opera riceve nove euro per ogni 12,5 euro di valore nominale, mentre 3,5 euro vanno a coprire i contributi assicurativi e pensionistici. Non c'è un contratto, quindi i lavoratori non hanno diritto a giorni di malattia, ferie, congedi ne' all'indennità di disoccupazione al termine del rapporto di lavoro.

I voucher sono popolari tra le imprese, ma chi li critica ritiene che lasciano ampio spazio a possibili abusi.

FLESSIBILITÀ E TUTELE

Membri del governo vicini alla Meloni dicono che l'esecutivo si prepara ad allentare le restrizioni anche riguardo ad altre forme di lavoro temporaneo.

Secondo regole imposte nel 2018, i lavoratori possono essere assunti a tempo determinato per 12 mesi senza restrizioni. Questo periodo può essere esteso a 24 mesi in presenza di condizioni rigorose, come un'impennata imprevista dell'attività o la sostituzione di altro personale.

Tali norme erano già state in qualche modo alleggerite nel 2021 durante la crisi del Covid, ma ora Palazzo Chigi intende andare oltre.

Un trend che Michele Tiraboschi, professore di Diritto del lavoro all'Università Moderna, vede con preoccupazione. "Queste misure offrono alle imprese un sollievo a breve termine, riducendo i costi, ma gli ultimi 25 anni ci hanno dimostrato che dovremmo concentrarci sulla qualità del lavoro, sulla formazione, sul miglioramento della produttività per consentire salari più alti", spiega.

Alle aziende sarà consentito di assumere lavoratori con contratti temporanei per due anni senza fornire alcuna motivazione, e verranno ampliate le ragioni che possono essere addotte per ricorrervi, dicono fonti governative. Questo tipo di contratti potranno essere estesi a tre anni a determinate condizioni e con l'accordo dei sindacati.

Si prevede, inoltre, di ridurre gli oneri fiscali per i datori di lavoro sui contratti temporanei, che erano stati aumentati nel 2018. Un decreto sarà, probabilmente, presentato il mese prossimo.

"La flessibilità deve essere vista come una risorsa e un'opportunità, non come un problema", osserva Paola Mancini, senatrice di Fratelli d'Italia e membro della Commissione Lavoro di Palazzo Madama. "Nessuno vuole togliere diritti ai lavoratori, ma per ridistribuire ricchezza a chi lavora prima bisogna produrla e dunque vanno ridotte le attuali rigidità per chi fa impresa".

Il governo sottolinea che l'introduzione delle nuove regole avrà, piuttosto, ripercussioni positive sull'emersione del lavoro nero.

"Non vengono sostituiti i contratti in essere con quelli per le prestazioni occasionali, non abbiamo mai osservato un trend di questo tipo da parte delle imprese, ma piuttosto si andrà a garantire chi garantito finora non lo è stato per nulla. Quindi noi stiamo aumentando le tutele, non diminuendole", osserva Mancini, per la quale non vi sarà invece un impatto immediato sul livello di disoccupazione.

Anche secondo Federica Pintaldi, ricercatrice del comparto lavoro di Istat, si tratta di misure che "non influiscono tanto sui numeri quanto probabilmente sulla qualità del lavoro".

ALTERNATIVA SPAGNOLA

La Spagna, l'altra grande economia dell'Europa meridionale, ha intrapreso un percorso opposto a quello italiano, con risultati incoraggianti.

Stando ai dati Eurostat relativi al terzo trimestre dello scorso anno, la Spagna è al secondo posto tra i 27 Paesi dell'Ue per la percentuale di lavoratori a breve termine, con il 20,3%, mentre l'Italia è terza con il 17%. Tuttavia, la percentuale spagnola è diminuita rispetto al 26,1% dell'anno precedente, mentre quella italiana è rimasta stabile.

Una riforma del mercato del lavoro, avvenuta nel marzo dello scorso anno, ha portato a un aumento del 141% dei giovani lavoratori con contratti a tempo indeterminato, secondo dati ufficiali di dicembre.

Il nuovo quadro normativo ha invertito il regime di assunzioni e licenziamenti facili messo in atto dieci anni fa dopo la crisi del debito sovrano, abolendo la maggior parte delle forme di contratti a termine.

Ha anche introdotto una disposizione controversa per dare contratti a tempo indeterminato in settori come il turismo e l'agricoltura ai lavoratori stagionali, che hanno diritto a sussidi quando non lavorano e possono essere richiamati dai loro datori di lavoro in qualsiasi momento.

Secondo Madrid, la riforma ha contribuito ad una crescita del Pil pari al 5,5% l'anno scorso, aumentando la stabilità finanziaria dei cittadini e stimolando la fiducia e i consumi.

In Italia, dal 2008 il numero di occupati è rimasto stabile intorno ai 23 milioni, mentre i lavoratori temporanei sono aumentati del 25%, passando da 2,4 a 3,0 milioni.

I contratti a tempo determinato hanno subito un'impennata dopo l'allentamento dei vincoli del 2018 e hanno toccato il massimo storico di 3,2 milioni nel febbraio 2022, prima di diminuire leggermente.

Per Tania Scacchetti, segretaria confederale della Cgil, l'idea di spingere su voucher e contratti a tempo è ispirata ad un vecchio modello liberistico che pone i lavoratori in una "trappola di instabilità".

"Il numero degli occupati è aumentato, ma il lavoro è mal pagato e precario. I contratti stabili dovrebbero essere la norma, non l'eccezione", afferma.

(Hanno collaborato Gavin Jones da Roma e Belen Carreno da Madrid, editing Stefano Bernabei)