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Ivanka colpisce ancora: questa volta grazie al suo profumo

Male o Bene (Londra: 0N6T.L - notizie) , purchè se ne parli. Questa la massima che si potrebbe applicare a tutti i componenti della famiglia Trump e che, profondi conoscitori del mondo del marketing, la stanno applicando meravigliosamente. A cominciare dal capostipite, Donald, il quale, proprio grazie alla sua eclettica e pirotecnica campagna elettorale, nata e proseguita all’insegna del politicamente scorretto, è riuscito ad arrivare alla Casa Bianca. Ma al secondo posto, sicuramente, c’è la sua primogenita, nonchè first lady de facto, che da buona business woman, ha già firmato diverse linee di abbigliamento, oltre a un profumo. Ed è proprio questo che ha creato l’ultimo caso sulle cronache del gossip finanziario.

Il caso

Qualche settimana fa la catena di negozi di abbigliamento Nordstrom (NYSE: JWN - notizie) , non aveva rinnovato il contratto per l’acquisto della linea di moda a firma Ivanka Trump, scatenando le ire del padre che non ha esitato a usare il mezzo di comunicazione a lui più caro, Twitter (Francoforte: A1W6XZ - notizie) , sia col suo profilo privato che con quello ufficiale da Presidente Usa (POTUS), scatenando le ire dei suoi nemici politici e i malumori anche dei rappresentanti del suo stesso partito. Non solo, ma ha poi convinto anche Kellyanne Conway, consigliere del presidente stesso, ad andare in televisione per convincere i consumatori a comprare i prodotti di Ivanka, violando palese mente tutte le regole del conflitto di interessi e delle leggi contro il nepotismo. Ad ogni modo, il lato positivo di tutto questo, alla fine, c’è stato: sia perchè Nordstrom ha registrato un rialzo in borsa non previsto ma anche perchè adesso il profumo di Ivanka Trump è al primo posto tra i prodotti più venduti e cercati su Amazon.

Il motivo

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Alla base di questo repentino successo, come è facile capire, non ci sono solo fattori politici. Se da un lato, infatti, il boicottaggio di Nordstrom (che ha giustificato la sua scelta con il fatto che non è più conveniente visto il crollo del 32% dal 2016) impatta negativamente sull’immagine dei prodotti, dall’altra proprio il fatto che la catena non li offra, ha creato pubblicità involontaria e aumento della richiesta proprio su Amazon.

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