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Jim Rogers: non illudetevi, il peggio deve ancora venire

Jim Rogers co-fondatore con George Soros del Fondo Quantum, uno degli hedge fund più redditizi e di successo di tutti i tempi, non ha dubbi: il peggio deve ancora venire.

La view di Jim Rogers

Il 74enne investitore di lungo corso, nella sua ultima intervista rilasciata a Macrovoices.com, avvisa sull’arrivo di quella che lui ritiene la peggiore crisi economica in arrivo, una crisi che potrebbe essere un vero e proprio cataclisma per molte società, anche grandi e addirittura per intere nazioni. In realtà quella del 2008 è stata solo un’avvisaglia che però potrebbe dare l’idea di cosa potrebbe avvenire su scala mondiale. Gli esempi fatti da Rogers al riguardo, si riferiscono a Bear Stearns che ha visto proprio in questa crisi la sua scomparsa, a Lehman Brothers fallita dopo 150 di storia e, soprattutto, dopo essere riuscita a sopravvivere alla Depressione e a due Guerre Mondiali. Per quale motivo Rogers è così pessimista pur non essendo solitamente incluso nell’elenco dei catastrofisti? Il motivo è apparentemente semplice. In seguito all’esplosione della crisi mondiale dei subprime, i vertici politici statunitensi (e in molti casi anche mondiali) hanno messo in atto una serie di misure e di restrizioni per riuscire a monitorare il settore della finanza e a controllare i movimenti delle grandi banche e delle organizzazioni finanziarie; in particolare per i secondi è stato chiesto più volte l’intervento pubblico anche in altre realtà al di fuori degli Stati Uniti. E non solo per le grandi società finanziarie: General Motors Company (NYSE: GM - notizie) , American International Group (NYSE: AIG - notizie) , Royal Bank of Scotland Group PLC. Ma il problema grave arrivava anche dalle banche, diventate ormai tanto enormi da far coniare il detto “Too big To fail” cioè troppo grandi per permettere che falliscano. Un neologismo nato proprio in seguito alle conseguenze del repentino fallimento della Lehman.

Le conseguenze della crisi del 2008

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Ebbene, nonostante tutti questi provvedimenti e nonostante le operazioni di stimolo monetario portate avanti a livello mondiale da tutte le banche centrali del pianeta, i livelli di debito in tutto il mondo sono esplosi e solo alcuni dei problemi che hanno portato alla crisi del 2008 sono stati effettivamente risolti in maniera definitiva. Il panorama economico e la crescita internazionale hanno continuato a restare fragili e soggetti a troppi rischi, il tutto mentre, la crescita, appunto, non ha dimostrato alcun aumento consistente o comunque qualitativamente tale da infondere fiducia e controbilanciare i rischi creatisi. Per questi motivi Rogers ritiene che la prossima crisi che arriverà sarà anche peggiore. Talmente tanto da provocare un cambiamento persino nelle nazioni e non solo nell’economia. Fragilità, dunque, che porta ad un peggioramento immediato nel caso dell’avverarsi di una notizia negativa alla quale, vista l’atmosfera di tensione e sfiducia, ne segue un’altra altrettanto negativa. Un primo, prossimo e soprattutto concreto catalizzatore all’orizzonte potrebbe essere la più volte proclamata guerra commerciale che Trump ha minacciato di scatenare con l’applicazione di dazi alle merci importate dalla Cina e da altre nazioni come il Messico.

Le strategie suggerite

E le guerre commerciali, come la storia insegna, sfociano spesso in guerre vere e proprie e molti membri dello staff di Trump non sarebbero contrari a una guerra. Per questo consiglia di uscire dal mercato prima che tutto crolli. La strategia da adottare per Rogers, la stessa che lui starebbe applicando, si basa sull’acquisto di oro e argento da sfruttare in caso di crolli veloci delle quotazioni di entrambe le materie prime. Per quanto riguarda l’ambito valutario, nell’immediato, Rogers vede un rialzo del dollaro, rialzo che, però, non sarà sintomo di forza economica ma solo del fatto che gli investitori, non sapendo dove poter veicolare il denaro, sceglieranno il biglietto verde, convinti, erroneamente, che sia ancora un porto sicuro.

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