È lui il nuovo Steve Jobs?
A meno che non viviate in una colonia di pinguini in Terra del Fuoco, avrete sentito sicuramente parlare di Pokémon GO. Un intero pianeta - il nostro - è impazzito dietro al gioco che, basandosi su realtà virtuale, consiste nel catturare quanti più personaggi del manga giapponese di metà anni Novanta. Questa nuova mania globale ha un padre, il cui nome è John Hanke. Se Steve Jobs ha un erede, si dice sia lui: secondo il Telegraph, «è un genio assoluto».
Hanke ha 49 anni, e quando vent’anni fa i Pokemon conoscono il proprio successo lui è già con la testa al futuro. Nel 2001 fonda Keyhole, puntando come un pioniere sulle applicazioni visuali fondate sui dati geospaziali. Google si accorge di lui e tre anni dopo, per 35 milioni di dollari, rileva sia la società sia il suo fondatore, allocandolo a progetti poi diventati Maps e Street View.
Per il successivo decennio, Hanke lavora a Mountain View. Quando Sergei Brin e Larry Page decidono di riorganizzare gli assetti aziendali, John chiede loro di sganciarsi e di fare uno spin-off: nasce così Niantic Labs, la società nella quale è nato Pokemon GO, e che Google possiede per il 30%.
Niantic Labs è il laboratorio in cui John Hanke sta dando forma alle proprie visioni. «Ho sempre pensato si potesse creare un gioco basato sui dati geospaziali», ha spesso dichiarato. «Ho visto con il tempo i telefoni diventare sempre più potenti, e ciò mi ha fatto pensare che fosse giunto il momento giusto per creare un fantastico gioco di avventura calato nella realtà fisica».
Chi lo sostiene, lo ama. Al di là di Google (che comunque sarà ben felice quando riscuoterà i dividendi dei 6,6 miliardi di dollari di ricavi stimati per Pokémon GO nel 2016), gli investitori sono entusiasti della sua visione. «Hanke non è uno che indovina il futuro, ma è uno che crea le cose che cambiano quello stesso futuro», ha detto uno dei suoi partner.
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