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L’AUD si rafforza dopo il rapporto IPC

L’IPC (Francoforte: IPEN.F - notizie) australiano sorprende al rialzo

di Arnaud Masset

L’ultimo rapporto IPC dall’Australia ha sorpreso in forte rialzo; nel terzo trimestre, l’indice primario si è attestato all’1,3% rispetto all’1,1% delle previsioni medie. Il brusco aumento è legato soprattutto al marcato rialzo dei prezzi di frutta (+19,5%), verdura (+5,9%), elettricità (+5,4%) e tabacco (+2,3%). Per contro, i prezzi dei carburanti per auto (-2,9%), dei dispositivi per le telecomunicazioni e dei servizi (-2,5%) hanno trascinato l’indice al ribasso. Nonostante le buone notizie, le cifre di fondo sono rimaste invariate e la media troncata è rimasta stabile all’1,7% a/a, mentre quella ponderata è risultata lievemente inferiore alle previsioni medie, attestandosi all’1,3% a/a a fronte dell’1,4% previsto.

Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) complesso, questo rapporto sull’inflazione non modifica il quadro generale, soprattutto agli occhi della banca centrale australiana (Reserve Bank of Australia, RBA), visto che l’inflazione di fondo rimane sommessa; ciò significa che è ancora possibile un altro taglio del tasso. Ci aspettiamo, però, che la prossima settimana la banca centrale non interverrà, in attesa di ottenere maggiore chiarezza - soprattutto dagli USA, dove la Fed e le elezioni presidenziali potrebbero avere un forte impatto sul mercato – prima di tagliare il tasso di riferimento di altri 25 punti base. Dopo la pubblicazione del dato, il dollaro australiano è salito dello 0,64%, consolidando poi i guadagni. L’AUD è fra le poche valute che non hanno perso terreno contro il dollaro da quando i partecipanti al mercato hanno iniziato a scontare un rialzo del tasso a dicembre negli USA. C’è, quindi, ancora potenziale al rialzo, soprattutto se la Fed dovesse rinviare ulteriormente un intervento di restringimento.

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I dati sulle vendite di nuove abitazioni faranno emergere le difficoltà di base degli USA

di Yann Quelenn

Negli USA, le vendite di nuove abitazioni calano raramente due mesi di fila. Negli ultimi due anni e mezzo, ciò è successo solo una volta, all’inizio dell’anno in corso. Inoltre, la flessione è stata piuttosto limitata, le vendite di nuove abitazioni sono calate da 538 a 525 mila dal dicembre del 2015 al febbraio del 2016. Lo scorso agosto, le vendite di case sono diminuite del -7,6%, passando da 650 a 609 mila unità, il maggiore calo mensile degli 11 mesi precedenti. Il dato di oggi dovrebbe mostrare una flessione più marcata, pari al -1,5%, a 600 mila vendite di nuove abitazioni.

La tendenza nelle vendite di case è, però, positiva. Il fondo è stato toccato nel febbraio del 2011, tre anni dopo l’esplosione della crisi dei mutui subprime. L’era del denaro gratuito ha fatto salire in modo massiccio le proprietà immobiliari e, sebbene i mercati ora ritengano abbastanza probabile un rialzo del tasso a dicembre, dovremmo iniziare ad assistere a una lieve correzione del mercato immobiliare. Secondo noi, essa sarà temporanea perché nel 2017 non ci dovrebbero essere altri rialzi del tasso. Crediamo che la Fed terrà i tassi bassi e nel frattempo l’inflazione inizierà a salire. Questa strategia punta soprattutto ad eliminare il massiccio debito USA e a riprendere controllo dell’economia, perché, con l’aumentare del debito, la politica monetaria diventa sempre meno efficiente.

Di (KSE: 003160.KS - notizie) conseguenza, nei prossimi mesi/anni la classe media americana soffrirà. La domanda di dollari continuerà e noi manteniamo un’impostazione ribassista sulla valuta. Al momento, però, non si intravede un rialzo marcato del biglietto verde perché si mette già in conto il rialzo del tasso della Fed a dicembre.

Autore: Swissquote Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online