Annuncio pubblicitario
Italia markets open in 1 hour 3 minutes
  • Dow Jones

    38.460,92
    -42,77 (-0,11%)
     
  • Nasdaq

    15.712,75
    +16,11 (+0,10%)
     
  • Nikkei 225

    37.637,38
    -822,70 (-2,14%)
     
  • EUR/USD

    1,0715
    +0,0014 (+0,13%)
     
  • Bitcoin EUR

    59.978,86
    -2.339,16 (-3,75%)
     
  • CMC Crypto 200

    1.389,46
    -34,64 (-2,43%)
     
  • HANG SENG

    17.270,55
    +69,28 (+0,40%)
     
  • S&P 500

    5.071,63
    +1,08 (+0,02%)
     

L’IFO tedesco di ottobre è uscito sopra le attese

Pensavo che a risentire delle crescenti pressioni rialziste sui tassi US sarebbe stato principalmente il Dollaro, e invece la rottura del 2.40% sembra impattare principalmente sui risk asset, mentre il biglietto verde non sembra trarne alcun vantaggio.

Andiamo con ordine.

La seduta asiatica, con Tokyo in negativo e il resto degli indici a mostrare discreti guadagni, non è certo sembrata in linea con la forza del dollaro e il massimo relativo sui tassi US di ieri. Ma bisogna considerare che il Nikkei aveva infilato la bellezza di 16 sedute positive di fila, e l’RSI daily era al livello siderale di 89. Non serviva granchè per giustificare delle prese di beneficio.

In Cina, per contro, molti osservatori hanno notato che tra le nomine nel Politburo manca (per motivi di età avanzata dei nominati) un candidato a succedere a Xi Jinping, il che implica che il Presidente conta di restare ancora per più di un mandato. La potenziale proroga viene forse vista come un opportunità di riformare più profondamente il sistema economico cinese, avendo più tempo a disposizione. Oltre a ciò, la consuetudine vuole che le riforme più dolorose e impopolari si concentrino verso la fine del mandato di un Presidente, e quindi i mercati sembrano fare la bocca a politiche più espansive nel prossimo lustro. Ciò ha sicuramente contribuito ai progressi dell’azionario cinese a Shanghai e Hong Kong.

ANNUNCIO PUBBLICITARIO

Mumbai poi è stata supportata dall’annuncio di un programma di ricapitalizzazione delle banche da 2.1 trilioni di Rupie nei prossimi 2 anni.

L’apertura europea è avvenuta con un mood simile a quello dell'altro ieri, ovvero equity più o meno stabile e rendimenti in salita, in simpatia col treasury. Sul fronte macro, l’IFO tedesco di ottobre è uscito sopra le attese, facendo segnare un nuovo massimo storico (116.7 da prec 115.3 e vs attese e per 115.1), a dimostrazione che l’economia tedesca per il momento è in ottima salute ed è assai impermeabile a € forte e problemi politici. Brillanti anche ordini e fatturato dell’industria italiana ad agosto.

Se si guarda alle news macro delle ultime ore, sorprende poco la tendenza dei tassi ad attaccare le resistenze. Ieri i PMI Flash US hanno sorpreso al rialzo in maniera significativa, facendo un catch up con gli ISM del mese scorso. Un azienda “growth oriented” come Caterpillar (Londra: 0Q18.L - notizie) ha riportato una trimestrale stellare, segnalando business in crescita in tutte le aree geografiche in cui opera. Oggi un economia aperta e export-led come quella tedesca ha visto uno dei principali indicatori di attività manifatturiera fare i massimi storici, e ancora dobbiamo rendere conto del Durable goods US di settembre.

Sul fronte politico US, news un po’ più miste. Un piccolo aiuto ai tassi è venuto da una ripresa delle probabilità di Taylor di aggiudicarsi la FED. Apparentemente un sondaggio per alzata di mano fatto da Trump tra i senatori ha visto il professore di Yale prevalere (come se a Trump interessasse qualcosa delle opinioni dei Repubblicani al Congresso, visto quanto ci litiga). Per contro, sul fronte fiscale, in attesa del voto domani alla camera sul budget, al Senato è ricominciata l’emorragia di voti tra i Repubblicani, con 4 senatori che hanno polemizzato apertamente col Presidente (a Corker , McCain e Paul si è aggiunto Flake), anche se non è chiaro se abbiano intenzione di affossare la riforma fiscale (pare che Rand Paul si sia detto con la maggioranza sulle tasse).

L’aspetto sorprendente della price action di stamattina non è il superamneto di 2.40% del 10 anni treasury o i massimi da 7 anni del 2 anni US, ma il fatto che apparentemente il Dollaro non ne ha tratto beneficio, nonostante i rendimenti europei mostrassero una maggior riluttanza a salire (il bund che ha solo sfiorato la soglia del 0.5%).
Ad esempio, il bund treasury spread sui 10 anni è risalito in area 195 bps, il livello di giugno scorso, quando il cross girava intorno a 1.12.

Il fatto è che domani abbiamo il meeting ECB, nel quale Draghi deve annunciare size ed estensione del prossimo round del QE. Il rischio di incappare in un un “hawkish tapering” (qualcosa come 20 bln di acquisti mensili anziche i 30 attesi, o un periodo di 6 mesi anzichè 9) sta, da un paio di giorni, tenendo a bada i venditori. Poi, la sterlina ci ha messo il suo rimbalzando bruscamente in reazione ad un GDP del terzo trimestre sorprendentemente forte. Con il 68% del paniere che remava contro (57% € e 12% Pound) sorprende poco che il dollar index non trovasse la forza di aver ragione della resistenza in area 94. Quando la crescente risk aversion ha fatto si che anche lo yen (13%) invertisse la marcia, l’arretramento del Dollar Index (pur modesto) è diventato inevitabile, nonostante la defaillance di $ Australia, $ Nuova Zelanda, $ Canada, e alcuni emergenti.

Già, perchè poco dopo l’apertura di Wall Street, gli indici azionari hanno preso con decisione la via del ribasso, accumulando passivi consistenti (per i tempi) in poco tempo. Difficile trovare in catalyst per la risk aversion. Sul fronte macro, i Durable goods di ottobre hanno mostrato parecchia forza (+1.3% il dato depurato di trasporti e difesa, vs 0.3% atteso e con revisione al rialzo di 0.2% di settembre), cosi come le vendite di nuove case (+18%).

Personalmente, metterei il crescente inasprimento delle condizioni finanziarie tra i motivi per la correzione. Finora l’azionario ha bellamente ignorato la salita dei tassi, ma la prosecuzione del trend implicita nella rottura dei range inizia forse a preoccupare. Non a caso la reazione dei rendimenti alla comparsa delle volatilità è stata modesta, con il 10 anni treasury che non è mai sembrato in grado di invertire la rotta, e men che meno tornare sotto ,il 2.40%.

Il peggioramento del sentiment pomeridiano ha penalizzato le chiusure europee, con l’Eurostoxx che ha chiuso sul livello più basso dal 28 settembre. Dal punto di vista tecnico non è davvero granchè, specie dopo aver passato ottobre a rimbalzare contro la resistenza in area 3620 senza mai romperla, in un range strettissimo. Vedremo domani se il quadro di indebolimento viene confermato o meno, prima di trarre conclusioni. Wall Street ha recuperato qualcosa ma presenta ancora un negativo considerevole, almeno in rapporto al recente passato.

Domani è il super thursday:

  • Riguardo l’ECB, ritengo che Draghi confermerà le attese, tagliando gli acquisti a 30 bln per un estensione di 9 mesi, e conserverà toni assai prudenti. In fin dei conti dimezzare gli acquisti è comunque un tapering significativo, e indicando un periodo di soli 6 mesi l’ECB rischia di legarsi le mani, costringendosi a decidere nuovamente in primavera, senza aver raccolto sufficienti informazioni. E mi pare di poter dire che il mercato è stato preparato in tal senso. Se questo fosse l’outcome, direi che, con l’ECB alle spalle senza shock, l’€ potrebbe fare un catch up con le news dell’ultimo periodo e assestarsi su livelli inferiori, mentre i tassi torneranno un po’ in balia degli umori di quelli US. In caso di sorprese hawkish come acquisti che scendono a 20 mln mensili o 6 mesi di estensione, saranno i tassi a reagire, e, nel breve, l’€ resterà supportato.

Circa la Catalonia, difficile dire cosa farà Puigdemont. A questo punto potrebbe fermare Rajoy solo sciogliendo il Parlamento di iniziativa e indicendo nuove elezioni, e non credo voglia farlo. E’ possibile che opti per una dichiarazione unilaterale di indipendenza, e misure a protezione delle istituzioni locali, il che inasprirebbe le tensioni. A Washington ci si attende un passo avanti del Budget, col voto alla camera sul progetto già approvato al Senato. Dopodichè, se Trump non fa a botte con tutti i senatori, la strada si spianerebbe per i tagli alle tasse.

Autore: Giuseppe Sersale Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online