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L’Inerzia continua a salire

S’era scritto due settimane fa:

Sull’Argoritmo del Vecchio Mondo la sola cosa che, con buona regolarità, sale è l’Inerzia (linea verde sul grafico che troverete più sotto), mentre l’Impulso (linea gialla), dopo essersi sentito con l’acqua alla gola, prova ora a costruire qualcosa per uscire dall’empasse o, quanto meno, si “prenota per farlo”. Il tutto, poi, in una delle settimane che, con buona probabilità, più contano nel trimestre in corso: quella del 26 febbraio. Ovviamente, quest’ultima data non sarà mai importante quant’era stato lo scorso 29 gennaio (in particolare sul mercato americano), ma è comunque una data che conta, e che conta non poco, perché ci spalancherà i cancelli di quel che, sulla scia di Borges, si potrebbe indicare come “il giardino dei sentieri che si biforcano”: un’avventura dei mercati che, se non abbiamo sbagliato i calcoli, non dovrebbe chiudersi prima del prossimo 23 marzo.

Alla luce di quel che ci mostra il grafico, non si può certo dire che al Vecchio Mondo l’impresa sia pienamente riuscita: l’Inerzia (quasi inevitabilmente, a causa della molta energia accumulata nei mesi precedenti) continua a salire con buona regolarità, mentre l’Impulso fatica a starle dietro. Non solo: rispetto ad una settimana fa, infatti, vi scivola sotto (che non è certo un bel segnale…), nonostante lo sforzo compiuto da molti mercati del Vecchio Mondo, S&P500 su tutti, nella seduta di venerdì 9. In realtà, non è che l’Argoritmo del mercato italiano (da noi assunto a portabandiera del Nuovo Mondo) se la passi granché meglio, anzi…

D’altra parte,

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  • il Giardino dei Sentieri che si biforcano non rappresenta l’Inferno dei mercati azionari, ma n’è comunque il loro “labirinto temporale”.

Non ad altro che questo, in fondo, facevano riferimento le nostre parole d’alcune settimane fa:

Sui mercati finanziari, solitamente, ogni volta che ci si trova di fronte a diverse alternative, si decide per una sola e le altre si scartano, ma in questo caso, entrati nel giardino, è probabile che finiremo con l’assumerle tutte e per di più simultaneamente. Il tempo sarà così costretto a ramificarsi in una moltiplicazione di “possibili futuri” dall’esito incerto: talvolta questi possibili futuri riusciranno ad incontrarsi tra loro e noi ci convinceremo che proprio quell’assunto è il sentiero giusto, talaltra invece s’allontaneranno sempre più l’uno dall’altro, così da farci credere d’esser ormai usciti di strada. Alla fine, tuttavia, ci accorgeremo che nei giorni precedenti ci siamo solo persi in un labirinto temporale!.

Lo scorso 27 febbraio lo S&P500 segnava un massimo a 2789p, il 2 marzo segnava un minimo a 2647p (-5%) ed il 9 marzo chiudeva a 2787p, invero sugli stessi livelli del 26 febbraio: almeno sin qui, tanto rumore per nulla! Ma non è che sul nostro mercato le cose si sian mosse diversamente: il 26 febbraio s’è segnato un massimo a 22859p, il 5 marzo un minimo a 21460p (-6%) e venerdì 9 s’è chiusa la settimana a 22746p… più o meno dove s’erano spalancati i cancelli del Giardino dei Sentieri che si biforcano (apertura del 26 febbraio a 22776p). Al 23 marzo mancano comunque ancor due settimane e c’è spazio per vedere altri nuovi possibili futuri. Senza dimenticar poi che, una volta usciti dal “giardino”, la strada ivi imboccata dovrebbe esser proprio quella che i mercati potrebbero mantenere per diverse settimane ancora. E non è detto che quelle strade siano più o meno analoghe tra loro, come accaduto invece sin qui (vedi S&P500 e FTSE-MIB). Anzi: la nostra attesa è proprio perché le stesse, alla prova dei fatti, si rivelino ben diverse. In particolare per quel che riguarda il rapporto principe di questa fase: quello tra Vecchio e Nuovo Mondo.

L’ultima volta, citando Martin Heidegger, v’avevamo parlato degli holzwege, quei “sentieri erranti nella selva” che, allontanandosi dagli itinerari più consueti, finiscono con l’addentrarsi all’interno d’un bosco. Ognuno uguale agli altri, ma al contempo diverso da tutti, all’apparenza senza meta, quasi d’improvviso questi sentieri “sviano” da quella che sembrava, almeno inizialmente, la loro direzione naturale. In realtà, gli holzwege una meta l’hanno e pur precisa: sono, infatti, i percorsi di chi solitamente s’addentra all’interno d’un bosco “per far legna”. Non sembrano avere una meta apparente solo perché “la loro meta, in fondo, è il bosco stesso” e sviano dal loro corso naturale semplicemente perché la legna attira d’improvviso l’attenzione di chi è andato a farla e la necessità di raccoglierla spinge quest’ultimo ad uscire dal percorso assunto. Una settimana fa spiegavamo come quella degli holzwege, in fondo, fosse solo una metafora usata da Heidegger per affermare che “il pensiero non deve proporsi sempre e comunque una meta precisa”: errare in un bosco può rivelarsi talvolta più utile del mantenersi sul “rassicurante” sentiero comune, poiché ci consente di scoprire proprio ciò da cui gli itinerari più consueti ci tengono, invece, ben distanti.

C’è da chiedersi, tuttavia, quale funzione possa avere la stessa metafora per un investitore che si ritrova ad operare su mercati come quelli sopra descritti. A “far legna”, infatti, si va nelle stagioni asciutte, perché farlo in quella fredda sarebbe troppo tardi. La legna, perciò, “s’accumula” molto prima del suo possibile uso: forse che si debbono "accumulare" giusto ora le nostre posizioni?

Forse, e comunque sin qui non l’escludiamo affatto, ma la metafora potrebbe anche aver tutt’altra valenza: la legna, infatti, si raccoglie giorno dopo giorno e si porta al sicuro, in un posto asciutto, nell’attesa di poterla usare quando più dovrà servire, sapendo già (e senza ombra di dubbio!) che quel momento comunque arriverà nella stagione che s’attende. Se voi v’attendete che, una volta usciti dal giardino, senza ombra di dubbio, quel titolo o quel mercato da voi adocchiati saliranno, allora non potrete che accumularne ora le posizioni, ma se non avete alcuna convinzione che ciò potrà accadere, allora è evidente che penserete piuttosto a “portar il fieno in cascina”, recuperando quanto più danaro possibile dai vostri attuali investimenti (così da poterlo usare, proprio come la legna, quando la stagione si sarà fatta più fredda ed i prezzi si riveleranno più bassi).

Anche le nostre scelte, insomma, sono costrette al bivio ed il tempo per decidere (il sentiero da assumere) tende sempre più a ridursi:

  • che vogliate acquistare o vendere (avendo come orizzonte il futuro e non il giorno dopo), non vi resta più molto tempo per trasformare la vostra decisione in azione concreta.

Anche il “non acquistare” e il “non vendere”, indubbiamente, possono esser delle scelte, purché si dimostrino consapevoli: il “non voler acquistare” o il “non voler vendere” lo sono, sempre che siate onesti con voi stessi e che non rappresentino un alibi di comodo per giustificare la vostra pigrizia.

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