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L'università del Saper Fare

Rammendi (Fotolia)

Imparare a fare il pane in modo del tutto naturale, a lavorare a maglia, a ricavare dei regali di Natale da vecchi maglioni (regali che poi valgono per tutte le occasioni).

E ancora ad auto-costruirsi strumenti musicali con oggetti di riciclo, a compostare bene i rifiuti  o a usare risorse per il computer open source.
E farlo per di più gratis, o pagando una quota minima che corrisponde al prezzo dei materiali. C’è un posto, anzi più di uno, in cui in tutto l’anno vengono organizzati corsi di questo tipo. Si chiama Università del Saper Fare e con gli atenei pieni di gente con zaini e blocchi di appunti ha poco a che fare.

“L’abbiamo  chiamata così non tanto perché si tratta di una università nel vero e proprio senso della parola, anzi non lo è per niente, ma più per porre l’accento sulle conoscenze del saper fare, che vuol dire recuperare tutte quelle pratiche tradizionali che appartengono alla nostra storia, ma che forse abbiamo dimenticato (soprattutto chi vive in città) e che invece sono alla portata di tutti. Questo l’obiettivo”.

A parlare è Annalisa Melis, anni 33 che vive a Roma dove ha sede (si fa per dire perché l’Università del Saper Fare nella capitale usufruisce dei locali di varie associazioni che collaborano con essa) una delle l’USF (questo l’acronimo). Dove si trovano le altre? A Torino, Como,  Genova, Reggio Emilia, solo per dirne alcuni. Per saperne di più vi rimandiamo al sito www.unisf.it dove potete vedere i corsi in partenza e quello che è stato fatto nei mesi passati.

Da dove nasce l’esigenza di un’ "università” di questo genere?


“II circolo territoriale di Roma è nato nel 2008 ed è coinciso anche con una fase della mia vita in cui avevo lasciato il lavoro come agente di viaggio per avere più tempo per me. La mia agenzia non prevedeva il part-t time e così ho dovuto abbandonare. Ho iniziato da sola e poi coinvolto altre persone e adesso siamo un gruppo  che oscilla tra le 5 e le 10 persone che si riunisce per gestire e organizzare i vari corsi. Collaboriamo anche con varie associazioni che appunto ci danno il loro contributo e che condividono  i nostri principi”.

Quali sono?

“Noi ci ispiriamo ai principi del Movimento della Decrescita Felice, ma non tutti quelli che collaborano con noi devono per forza condividerli. Quel che conta è che  appunto chi collabora con noi sia consapevole di quanto possa essere importante al giorno d’oggi fare degli scambi che non prevedano per forza delle transazioni economiche. Puntiamo ancora sul riciclo, il realizzare le cose fatte in casa insomma tutte quelle competenze che magari abbiamo anche imparato dai nonni e dai genitori ma che abbiamo perso negli anni o perché ci siamo trasferiti in città e ci siamo abituati ad altri stili di vita”.


Come vengono strutturati i corsi?


“Ispirandoci a quei principi, non possono che essere gratuiti, tutt’al più si paga una quota che corrisponde all’uso dei materiali (in genere intorno ai 4 euro) oppure c’è un contributo libero, tutto comunque a un prezzo popolare. Per i nostri corsi cerchiamo di fare dei veri e propri laboratori per questo possiamo ospitare fino a un massimo di 15 persone. La durata delle “lezioni” è di solito di una giornata e raramente si va oltre, si punta comunque molto sul lato pratico. Chi esce dal corso, impara a fare il pane, la pasta fatta in casa, a rammendare, insomma viene privilegiato davvero il saper fare e si danno gli strumenti validi perché si possa fare tutto il resto in autonomia. Quanto ai docenti, quando possibile diamo un rimborso spese e copriamo gli eventuali costi di trasporto, ma il nostro obiettivo è creare anche dei rapporti di collaborazione che vadano oltre la lezioni e promuovere anche le stesse attività dei docenti, fuori dalla USF”.


 Chi partecipa? E perché voler imparare a fare il pane o a cucire?

“L’affluenza è molto variegata, se pensate solo a persone anziane, no, non è questo il caso. Ci sono studenti, ma anche medici, professionisti. Insomma tutte persone che sono interessate oltre a riscoprire una manualità che avevano perso, a reimparare l’importanza del saper fare le cose e farle insieme, che è il vero valore aggiunto, quello che “resta”. Molto spesso la gente che viene dice di avere difficoltà a trovare del tempo per sé e anche non sa a quale alternativa rifarsi  per poterlo trovare. Qui lo impara. Fare il pane in casa, per tornare all’esempio di prima, non vuol dire solo recuperare un sapere fare, ma recuperare del tempo per se stessi, magari da condividere con la propria famiglia facendo qualcosa di pratico e concreto”.

Tra i corsi in partenza a metà febbraio: il dado vegetale fatto in casa, l’uncinetto creativo e quello dedicato agli strumenti musicali realizzati con oggetti da riciclo. Se invece, volete proporre voi dei corsi, basta che scriviate a segreteria@unisf.it.