La Cia e Fbi mettono al bando gli smartphone cinesi: “Possono spiarci”
Lo spot al contrario
Uno spot commerciale negativo è andato in onda, si fa per dire, l’altro giorno durante un hearing al Congresso, trasmesso in diretta tv, quando il senatore repubblicano Tom Cotton ha chiesto ai capi dei servizi segreti e di quelli investigativi americani (Cia, Fbi, Nsa e National Intelligence) se qualcuno di loro ha mai pensato di usare o di suggerire a qualche americano uno strumento tecnologico cinese. Nessuna mano alzata.
Rapporti tesi tra Usa e Cina
Le relazioni tra i due Paesi sono in caduta libera da mesi. Washington considera il gigante asiatico il mandante di gravi episodi di spionaggio industriale e di attacchi cibernetici. Già un mese fa, l’8 gennaio, l’accordo del leader Usa della telefonia, l’AT&T, per vendere negli States il Mate 10 Pro, la risposta di Huawei, terzo produttore al mondo di cellulari, agli iPhone 8 e X, saltò a pochi giorni dal lancio.
Aziende cinesi sotto choc
Lo stop fu provocato da una lettera inviata da alcuni leader di Camera e Senato alla FCC, l’authority federale delle comunicazioni, per chiedere di frenare la diffusione di prodotti attraverso i quali potrebbero essere compiute azioni di spionaggio cinesi in America. “Operiamo in 170 Paesi e nessuno sospetta di noi”, è stata la replica di Huawei.
Sotto la lente anche gli studenti
Il sospetto di spionaggio riguarda anche i 329mila studenti cinesi che frequentano le università americane, insieme a migliaia di professori. I più sospettosi sono Trump e i repubblicani ma, seppure con toni meno accesi, il timore lo nutrono anche i democratici.