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La denuncia dei consumatori europei contro Google

Google sta spingendo i consumatori europei ad accettare opzioni invadenti dei dati al momento della creazione di un account.

È quanto sostiene l'Organizzazione europea dei consumatori (BEUC) che ha pubblicato un rapporto in cui accusa il colosso statunitense.

Secondo la legge europea sulla protezione dei dati (GDPR) le aziende dovrebbero offrire agli utenti l'opzione più semplice e protettiva per impostazione predefinita. E questo è quello che Google non sta facendo.

"All'utente vengono date due opzioni: una è la personalizzazione fatta con un solo passaggio e l'altra è la personalizzazione manuale con 5 passaggi", ha spiegato David Martín, responsabile legale del BEUC. "In genere, il consumatore vuole superare questo processo il più rapidamente possibile, vuole solo utilizzare un certo prodotto o un certo dispositivo", ha continuato. "Facciamo il caso di un solo passggio. Se si fa clic su avanti e poi si scorre verso il basso, si fa clic su conferma e si crea l'account. Così, si dà a Google il permesso di monitorare tutto ciò che si fa sui servizi Google e tutto ciò che si fa sui siti web e sulle app che utilizzano i servizi Google", ha specificato il responsabile legale.

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Dieci associazioni europee dei consumatori, in modo coordinato, hanno presentato un reclamo contro Google.

Sostengono che il linguaggio utilizzato da Google sia "poco chiaro, incompleto e fuorviante".

E che l'obiettivo di Google sia ottenere dati dai cittadini per continuare a far crescere il proprio business.

"Il modello di business di Google si basa sulla raccolta e sullo sfruttamento di questi dati, dati personali per diversi scopi, in particolare per scopi pubblicitari mirati, che sono la principale fonte di reddito per l'azienda", ha continuato Martín.

Ora sarà l'autorità irlandese per i dati, dato che l'Irlanda è il Paese in cui Google ha sede in Europa, a occuparsi del caso.

Finora, il colosso Usa ha ricevuto diverse multe per problemi di privacy. All'inizio del 2022, ne ha ricevuta una da 150 milioni di euro per le complicazioni nel rifiuto dei cookie e nel 2019 ha avuta un'altra multa di 50 milioni di euro per il modo in cui ha richiesto il consenso agli utenti.