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La deputata usa il linguaggio dei segni e convince il Parlamento ad approvare l'ordine del giorno

Augusta Montaruli, parlamentare di Fratelli D’Italia, mentre usa il linguaggio dei segni per comunicare al Parlamento
Augusta Montaruli, parlamentare di Fratelli D’Italia, mentre usa il linguaggio dei segni per comunicare al Parlamento

Anche nel Parlamento, talvolta, si può cambiare idea. Magari attraverso una piccola dimostrazione che porta un bel messaggio, assolutamente senza colori parlamentari e condivisibile. Alla Camera dei Deputati l’onorevole Augusta Montaruli (Fratelli d’Italia) ha convinto tutti i gruppi parlamentari a sottoscrivere un ordine del giorno del suo partito, presentato in un modo mai visto prima: usando la lingua dei segni.

Per la prima volta nella storia del Parlamento, a memoria d’uomo, un deputato ha usato la lingua dei segni per comunicare il proprio desiderio di veder approvato un ordine del giorno. A dir la verità prima c’è stato un po’ di trambusto, con il vicepresidente della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana, Fabio Rampelli, costretto a reagire a una situazione inconsueta. Rampelli, che è dello stesso partito della Montaruli, ha dovuto chiedere di accompagnare il linguaggio dei segni con l’uso della parola, considerando che probabilmente pochissimi parlamentari, altrimenti, avrebbero potuto capire il discorso.

(Questo dettaglio fa capire una cosa molto chiara: se più persone conoscessero il linguaggio dei segni, anche tra i parlamentari, per chi è sordomuto la vita sarebbe sicuramente più facile).

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Ecco le parole della Montaruli prima dell’intervento del vicepresidente della Camera: “Se quest’Aula avesse approvato la legge sulla lingua dei segni, quest’Aula non sarebbe stata più sorda e avrebbe compreso quello che avevo da dire. Questa è lingua italiana e posso continuare il mio intervento in lingua italiana, anche se dei segni“. Ed ecco le parole dette in seguito, in grado di convincere il Parlamento ad ascoltarla per davvero: “Grazie presidente, grazie membri del governo, oggi approviamo un importante provvedimento. In questo provvedimento mancano importanti sostegni alla disabilità. Questo ordine del giorno che presentiamo oggi vogliamo che venga approvato per dare un aiuto vero, un aiuto concreto a tutti i disabili compresi i sordi. Quindi vi chiediamo di approvarlo e di cambiare il vostro responso in favorevole“.

Dopo l’intervento di Montaruli, il sottosegretario al Lavoro e alle politiche sociali ha annunciato il cambio di parere del Governo, passando l’odg (presentato originariamente dall’onorevole Maria Teresa Bellucci) a favorevole, seppur compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica.

Ecco il testo dell’odg: La Camera, premesso che: il provvedimento in esame istituisce il reddito di cittadinanza e determina i parametri oggettivi e reddituali per l’individuazione dei beneficiari; per quanto riguarda i soggetti affetti da disabilità e i loro nuclei familiari, tuttavia, le disposizioni in esame prevedono che per l’accesso al reddito di cittadinanza, ai fini della determinazione dei loro redditi, siano inclusi tutti i trattamenti assistenziali tranne quelli per cui non occorra la cosiddetta «prova dei mezzi»; questo determina che risulteranno impropriamente conteggiati nel reddito familiare di riferimento alcuni trattamenti assistenziali ricollegabili alla condizione di disabilità, quali, ad esempio, le pensioni di invalidità civile, cecità e sordità civile; in proposito, le sentenze emanate dal TAR nel 2015 e dal Consiglio di Stato nel 2016, hanno chiarito che, invece, tali provvidenze non dovrebbero essere conteggiate perché solo necessarie a far riportare la persona con disabilità nella medesima condizione di partenza di chi non presenta, a parità di tutte le altre condizioni, quella di disabilità, che di per sé stessa genera ulteriore impoverimento e condizioni di deprivazione, impegna il Governo ad intervenire con successivi provvedimenti normativi per escludere i trattamenti assistenziali dal computo per la determinazione del reddito familiare di riferimento delle persone con disabilità ai fini dell’accesso al reddito di cittadinanza, sanando un’ingiusta disparità di trattamento.

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