Annuncio pubblicitario
Italia markets open in 10 minutes
  • Dow Jones

    38.460,92
    -42,77 (-0,11%)
     
  • Nasdaq

    15.712,75
    +16,11 (+0,10%)
     
  • Nikkei 225

    37.628,48
    -831,60 (-2,16%)
     
  • EUR/USD

    1,0725
    +0,0024 (+0,23%)
     
  • Bitcoin EUR

    59.942,10
    -2.303,52 (-3,70%)
     
  • CMC Crypto 200

    1.391,83
    +9,26 (+0,67%)
     
  • HANG SENG

    17.251,04
    +49,77 (+0,29%)
     
  • S&P 500

    5.071,63
    +1,08 (+0,02%)
     

La deregulation non c'è ancora, i tassisti già protestano

Protesta tassisti (Photo: CIRO FUSCO)
Protesta tassisti (Photo: CIRO FUSCO)

A palazzo Chigi non è ancora iniziata la riunione del Consiglio dei ministri quando undici sigle sindacali dei tassisti lanciano la protesta. “Siamo pronti alla mobilitazione”: quattro parole, senza troppi fronzoli, per dire no all’ipotesi di introdurre il comparto dei taxi nel disegno di legge sulla concorrenza. L’ipotesi c’è, è nota da mercoledì sera, quando le bozze del provvedimento hanno anticipato i contenuti delle misure. Per ora ci sono solo delle indicazioni generiche perché le nuove regole arriveranno tra sei mesi, con un decreto legislativo, ma ai tassisti basta questo per provare a fermare il lavoro del Governo. È una protesta preventiva, ma per l’esecutivo è il primo segnale che arriva da fuori, dalla piazza e che piazza considerate le proteste del recente passato. Ne sa qualcosa Pier Luigi Bersani: quando, nel 2006, da ministro dello Sviluppo economico del governo Prodi provò a liberalizzare le licenze, scoppiarono rivolte in tutte le grandi città. E quanto la pressione dei tassisti sia forte se lo ricorda anche il governo Monti, ancora la senatrice del Pd Linda Lanzillotta ai tempi del governo Renzi e pure i 5 stelle che insieme alla Lega promisero un nuovo regolamento dimenticando però di approvare i decreti attuativi.

Non è un caso se di taxi si è parlato, e a lungo, sia durante il Cdm che nel corso della cabina di regia che ha preceduto la riunione del Governo. È in queste due riunioni che va rintracciata la linea di Draghi, ma anche le preoccupazioni che sono arrivate da più parti. Soprattutto dalla Lega, ma anche dal Pd e dai 5 stelle. I capidelegazione dei partiti di maggioranza e poi i rispettivi ministri hanno espresso perplessità su un cambio di regole eccessivo, ma il premier e il sottosegretario Roberto Garofoli hanno spiegato più volte che la questione entrerà nel vivo solo tra sei mesi. Il rinvio ha unito tutti, ma non ha fermato la protesta dei tassisti.

E si arriva così al comunicato stampa diramato dai sindacati a due ore dall’inizio del Consiglio dei ministri. Se la sera prima, durante la cabina di regia, tutti si sono ritrovati d’accordo nell’affidare la materia a un successivo decreto legislativo, all’indomani tutti hanno dovuto prendere consapevolezza che già l’enunciazione di principi generali aveva generato problemi.

ANNUNCIO PUBBLICITARIO

L’impianto della delega è rimasto in piedi, così come i principi generali. E quindi il conferimento delle licenze sarà legato alla necessita di “promuovere la concorrenza per stimolare standard qualitativi più elevati”. Arriveranno anche sanzioni più salate per chi esercita l’attività abusivamente, un altro passaggio della norma parla di una semplificazione normativa su turni, tariffe e vincoli territoriali. Inoltre il decreto dovrà adeguare l’offerta di servizi alle nuove forme di mobilità esistenti che utilizzano app e piattaforme tecnologiche per l’interconnessione dei passeggeri e dei conducenti. Ma queste indicazioni, che hanno sollevato i tassisti, non potevano rimanere tali. Almeno così pensa la Lega che ha squadernato la questione durante la cabina di regia: va bene la riforma delle licenze, ma bisogna tutelare anche chi oggi ha una licenza. Il tutto da blindare attraverso il punto G dell’articolo 7, che Huffpost ha potuto consultare: “Riordino del sistema delle licenze per l’esercizio degli autoservizi pubblici non di linea al fine di assicurare un’adeguata programmazione nel conferimento di nuove licenze in ragione delle esigenze di mobilità, garantendo altresì adeguate tutele per i titolari di licenze già rilasciate”.

Il punto G però è scomparso nella notte, quando a palazzo Chigi si è messo mano al testo da portare al Consiglio dei ministri. Qualcuno nel Carroccio se ne è accorto e il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti si è fatto portavoce della necessità di ripristinare la norma. Draghi ha ascoltato e si è riservato di approfondire il tutto. Come andrà a finire lo dirà la versione finale del testo, ma è evidente che dentro al Governo è già maturata la necessità di non forzare troppo la mano. Ai tassisti potrebbe non bastare, ma senza un’indicazione di tutela la protesta potrebbe andare ben oltre gli annunci della protesta. Per decidere ci sono altri sei mesi, ma prima va chiarito come ci si muoverà. Ecco perché il rinvio non basta.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.