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La differenza tra risparmio e investimento

La differenza tra risparmio e investimento

Capita spesso che i termini risparmio e investimento vengano usati come sinonimi, e lo stesso vale per l’accoppiata risparmiatori-investitori. A voler essere precisi, in realtà, le differenze tra queste categorie sono notevoli, in quanto hanno a che fare con una variabile fondamentale come il rischio.

Concetti a confronto
Il risparmio può essere definito come la quota di reddito percepito che si sceglie di non consumare immediatamente, in prospettiva di un maggior ritorno in futuro, che può tradursi in maggiore consumo o nella tranquillità garantita dalla disponibilità di risorse per fronteggiare eventuali imprevisti.

I frutti del risparmio possono essere destinati all’investimento e questo è il principale collegamento tra i due concetti. Investimento che può essere inteso sia in senso strettamente economico (ad esempio l’acquisto di un’automobile da parte di una famiglia per migliorare la qualità della vita o di un macchinario a opera di un’azienda per alzare il livello della produzione), sia nell’accezione più finanziaria (ad esempio acquisto di un’azione, obbligazione o fondo comune con l’obiettivo di veder crescere il capitale nel tempo). Nel caso dell’investimento, il raggiungimento dell’obiettivo auspicato non è scontato (restando negli esempi fatti, il macchinario può rivelarsi inferiore alle aspettative o l’azione perdere valore), per cui il risultato può essere negativo, compromettendo le somme risparmiate.

Meglio investire o risparmiare?
L’investimento è una destinazione possibile del risparmio, ma non l’unica. Infatti, le somme risparmiate possono anche restare parcheggiate in banca per non correre rischi. Tuttavia una scelta di questo tipo è di per sé perdente, considerato che il denaro tende a perdere potere d’acquisto nel tempo a causa dell’inflazione. Ipotizzando un aumento medio del costo della vita intorno al 2% e una somma risparmiata di 5mila euro, in cinque anni questa somma scenderà a 4.500 euro reali, vale a dire il 10% in meno. Il tutto senza considerare la fiscalità sui depositi in banca. L’alternativa è conservare i risparmi in proprio (come sotto il classico materasso), ma con tutti i rischi che ne derivano.

Le regole per un investimento equilibrato
Se è, quindi, assodata l’importanza dell’investimento, va anche sottolineato che non esiste una ricetta per garantirsi la buona riuscita di un investimento. Tuttavia, seguire alcune regole prudenziali può aiutare a minimizzare i rischi. Innanzitutto occorre rifuggire dal sogno di far soldi, tanti e subito. Sul mercato ci sono operatori professionali, esperti, che dedicano a questa attività tutto il loro tempo, eppure anche loro spesso sbagliano. Questo significa che in genere si rivela più profittevole una diversificazione del portafoglio, piuttosto che la concentrazione su un unico prodotto.

Quando la somma investita cresce diventa importante diversificare non solo tra le asset class (azioni, obbligazioni, materie prime), ma anche a livello geografico (tenendo in considerazione la variabile valutaria) e dimensionale (small o big cap per restare nell’ambito dell’equity, scadenze più o meno lunghe per i titoli di Stato, obbligazioni con diverso livello di rischio in ambito corporate).
Effettuare queste scelte richiede tempo, da sottrarre al lavoro o ad altre attività, per cui in fin dei conti si tratta di fare un altro investimento per l’investimento. Ma ne vale la pena, per evitare scelte avventate di cui magari pentirsi poco dopo.

Un confine labile
Infine un appunto: la diffusione dei conti deposito negli ultimi anni ha introdotto una categoria che rende quanto labile il confine tradizionale tra risparmio e investimento. Al contrario del conto corrente, questo prodotto concede al titolare un numero limitato di operazioni e offre rendimenti maggiori quando si accetta un vincolo temporale (non toccare le somme depositate ad esempio per sei, dodici o diciotto mesi). Il risultato finale è un rendimento garantito intorno al 3-4% annuo, a fronte dei pochi spiccioli garantiti ormai dai conti correnti. Tecnicamente si tratta di una forma di risparmio, ma con la prospettiva di una rivalutazione della somma depositata. Quanto al rischio, non è del tutto escluso, ma comunque fortemente calmierato: sulle somme fino a 100mila euro, infatti, è prevista la garanzia statale, pronta a intervenire in caso di difficoltà per l’istituto di credito depositante. Un ombrello protettivo che dovrebbe rassicurare.