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La lobby del cemento non conosce crisi

La lobby del cemento non conosce crisi

"L'immobiliare è fermo"; "L'accesso ai mutui resta difficile"; "I prezzi delle case sono in calo". Titoli come questi compaiono con frequenza quasi quotidiana sui media. Eppure, scorrendo i dati pubblicati oggi dall'Istat (elaborazioni dell'ultimo censimento) offrono un altro quadro: gran parte del suolo italiano è ormai edificato. Una situazione che contribuisce a creare squilibri sull'ambiente naturale, favorendo il verificarsi di eventi estremi. E non favorisce di certo la ripresa del mercato immobiliare, che in Italia rappresenta la principale componente del Pil (18%, consierando anche l'indotto).

Cemento raddoppiato in 20 anni
Secono uno studio realizzato da Alberto Ziparo, docente di Pianificazione urbanistica all'Università di Firenze, nell'arco degli ultimi 20 anni il territorio è stato cementificato nella stessa quantità di tutta la storia precedente. In sostanza il suolo consumato è raddoppiato. Un dato che fa riflettere, considerato che l'Italia ha già un numero di abitanti superiore a molti altri Paesi europei in relazione alla sua estensione.
Eppure, dal censimento 2001 - sottolinea l'esperto - risultano oltre 7 milioni di appartamenti vuoti in Italia (su poco più di 30 milioni esistenti), corrispondenti all'incirca a 20 milioni di stanze vuote. Il fenomeno è più evidente al Sud, con Reggio Calabria che registra 40mila stanze in più rispetto al numero degli abitanti.

Perché costruire ancora?
Gli spazi vuoti sono cresciuti del 350% negli ultimi dieci anni. Complice la crisi che ha portato gli italiani ad arrangiarsi all'interno di strutture più piccole e le famiglie a condividere gli appartamenti (spesso i figli sposati rimangono in casa dei genitori a causa della non brillante condizione economica).
Allora perché si continua a costruire? Una giustificazione parziale risiede nel fatto che molte richieste erano state fatte dai costruttori prima della grande crisi. Le autorizzazioni sono arrivate di recente, e ugualmente si è deciso di costruire, in attesa di una ripresa che tuttavia appare ancora lontana. Per l'esperto la ragione è nella smania della lobby del cemento.
"Da tempo non si costruisce più per la domanda sociale", scrive su Repubblica.it. "La rendita fondiaria, poi immobiliare si è trasformata sempre più in finanziaria". Con risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

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