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La prossima crisi europea verrà dalle banche italiane

Lo afferma l'ultimo numero dell'Economist con una copertina eloquente

Lo scrive in italiano, per amor di filologia: «Banca». E lo mette sulla fiancata di un pullman tricolore pericolosamente in bilico su un burrone, con la coda protesa verso il vuoto. È la copertina dell'ultimo numero dell'Economist, che racconta come la prossima grande crisi economica in Europa possa nascere in Italia.

Per l'Economist l'Italia rappresenta «la quarta maggiore economia e una delle più deboli» del continente. Il punto critico sono soprattutto le sofferenze bancarie (tantissime!) presenti nei bilanci delle banche; elemento da cui sono sorte alcuni dei guai - il pensiero va a Monte dei Paschi, anzitutto - sofferti da alcuni istituti. Il settimanale non vede però solo nero; al contrario, indovina nella via che Matteo Renzi sta cercando di intraprendere con l'Unione Europea una soluzione, che però non convince la Germania. Parliamo dell'ipotesi di di un intervento pubblico nel capitale delle banche in difficoltà, con sospensione delle nuove regole sui salvataggi bancari - il bail in -, secondo le quali azionisti, obbligazionisti e in ultimi istanza anche correntisti sopra i 100 mila euro sono coinvolti nel pagamento dei conti.

L'Economist scrive: «Le pressioni del mercato sulle banche italiane non diminuiranno finché la fiducia non verrà ristabilita e ciò non succederà senza fondi pubblici. Se le regole sul bail-in verranno applicate con rigidità in Italia, le proteste dei risparmiatori mineranno la fiducia e apriranno le porte del potere ai movimento Cinque Stelle». In altre parole, il mix di rigidità assoluta delle regole di bilancio e di nuove norme sui salvataggi bancari (emanate percò, come scrive il giornale, «dopo che altri Paesi avevano salvato con soldi pubblici le banche») alimenta un'idea chiara: a pagare è solo l'Italia, danneggiata dai vincoli che è tenuta a rispettare. Ciò significa una conseguenza: caduta di fiducia nell'Euro. E quindi, morte della moneta unica.

Ecco perché dal giornale - paladino del rispetto delle regole, ma anche del buon senso - il rispetto letterale delle norme economiche europee è un rischio troppo alto. La risposta dell'Europa dovrebbe essere l'appoggio alle idee di Renzi: «finanziare i meccanismi di difesa delle sue banche vulnerabili con capitali pubblici che siano sufficienti per placare i timori di una crisi sistemica». L'italia, ricorda l'Economist, è un caso particolare, dove oltre 200 miliardi di titoli bancari sono posseduti da piccoli investitori. «Obbligare gli italiani comuni ad accollarsi di nuovo le perdite - si legge - danneggerebbe pesantemente il premier Matteo Renzi, facendo svanire la sua speranza di vincere il referendum sulle riforme costituzionali in autunno». Aggiungendo alla crisi economica una di tipo politico: dimissioni, e nuove elezioni.