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La rivoluzione del metaverso. Cinema, shopping e riunioni. Senza muoversi dal divano

A 3D printed Facebook logo is pictured on a keyboard in front of binary code in this illustration taken September 24, 2021. REUTERS/Dado Ruvic/Illustration (Photo: Dado Ruvic via Reuters)
A 3D printed Facebook logo is pictured on a keyboard in front of binary code in this illustration taken September 24, 2021. REUTERS/Dado Ruvic/Illustration (Photo: Dado Ruvic via Reuters)

Fare shopping, andare al cinema, ballare in un locale o semplicemente farsi una passeggiata in città. Lo si potrà fare comodamente seduti da casa, con auricolari e speciali occhiali da realtà aumentata. Tutto in compagnia di chi vogliamo, anche se l’altra persona vive in un altro continente, a migliaia di chilometri di distanza. È la rivoluzione del metaverso, la realtà alternativa sulla quale le Big Tech di mezzo mondo stanno investendo tempo e denaro. Tra queste spicca Facebook, che spenderà altri 50 milioni di dollari per lo sviluppo di Horizon, il proprio metaverso social. “Voglio reinventare Facebook, trasformandolo in un social network incarnato, dove le persone potranno vivere, come nella realtà” ha spiegato Mark Zuckerberg. “Vogliamo essere ricordati non come un social network, ma come la società che ha costruito il metaverso”. E il colosso di Menlo Park sta facendo sul serio, sviluppando tutti gli strumenti necessari ad entrare e vivere nel metaverso: auricolari Oculus VR, occhiali da realtà aumentata – da non confondere con gli smart glasses sviluppati insieme a Luxottica, da poco lanciati sul mercato – e braccialetti hi-tech.

Un megaspazio tridimensionale dove gli avatar degli utenti iscritti al social network potranno andare in giro liberamente. Incontrando persone, entrando nei locali e partecipando alle riunioni. Un social network ibrido. Virtuale e fisico al tempo stesso. La realtà digitale, già esistente con Internet, diventerà ancora più immersiva. Il metaverso non sarà più solo un prodotto della fantasia del visionario scrittore americano Neal Stephenson. L’autore di Snow Crash, romanzo cyberfantascientifico pubblicato nel 1992, aveva immaginato il metaverso come un pianeta virtuale, sul modello della terra, dove ogni persona poteva fare tutto quello che voleva collegandosi ad un avatar. Un’idea ripresa in seguito, con grande successo di botteghino, in Matrix. Nella saga cinematografica ideata dalle sorelle Wachowski, il protagonista scopre, dopo aver ingerito la pillola di Morpheus, di trovarsi in un mondo virtuale, nel quale gli esseri umani lavorano, vanno in chiesa e pagano le tasse. Come nella realtà.

Science fiction distopiche a parte, lo sviluppo di realtà virtuali è continuato con l’ascesa dei MMORPG, acronimo con cui ci si riferisce, su Internet, ai giochi di ruolo in rete con milioni di partecipanti in tempo reale. I più popolari sono gli ‘sparatutto’ di guerra, dove ogni giocatore controlla un avatar e si combatte in scenari bellici comuni a tutti gli altri partecipanti. Tra questi c’è Fortnite, lanciato da Epic Games nel 2017. Oltre ad essere un videogioco di grande successo, Fortnite sta moltiplicando i suoi introiti anche grazie agli eventi che ha iniziato ad ospitare sulla propria piattaforma di gioco. Nel 2020, complice la pandemia, al concerto su Fortnite del rapper americano Travis Scott erano connessi virtualmente 12 milioni di utenti, ognuno con il proprio avatar solitamente utilizzato per giocare. Numeri impensabili per un evento fisico. Un successo oltre le aspettative che ha spinto anche altri artisti – tra cui Ariana Grande – ad annunciare nuovi appuntamenti in arrivo sulla stessa piattaforma. Concerti ma non solo. Sempre durante la pandemia la piattaforma ha costruito un cinema drive-in virtuale, dove a giugno 2020 ha proiettato, in esclusiva per i propri utenti, Tenet, l’ultimo film di Christopher Nolan. Non è ancora un metaverso, ma si va verso quella direzione.

Ma il metaverso non sarà solo un luogo dove entrare per assistere ad eventi particolari o per partecipare a riunioni di lavoro. Punta ad essere una esatta riproduzione del mondo in carne ed ossa, con le sue abitudini e la sua quotidianità. Con le persone che cureranno il look e l’abbigliamento del proprio avatar esattamente come fosse il proprio. È la scommessa di Balenciaga, che ha appena stretto una partnership con Epic Games. Il brand spagnolo di alta moda fornirà agli avatar i propri capi di abbigliamento, appositamente disegnati sotto forma di skin, cioè i look estetici personalizzabili da ogni avatar del videogioco. D’altronde, il mercato delle skin, come racconta Wired, mobilita 40 miliardi di dollari l’anno. La moda, che ormai rappresenta un quarto del giro d’affari dei videogiochi, diventerà sempre più importante più ci avvicinerà alla nascita di un vero metaverso. Dove gli utenti non vestiranno i panni di personaggi immaginari, ma quelli del proprio avatar, con il proprio nome e cognome. Con una propria identità.

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Un futuro non molto lontano. Oltre a Facebook e Fortnite, nello sviluppo del metaverso, sono scesi in campo altri pezzi da novanta della Silicon Valley. Microsoft ha già sviluppato Altspace VR, la piattaforma dove seguire lezioni universitarie, riunioni di lavoro ed eventi grazie alla tecnologia da realtà aumentata. Un livello di immersività superiore a quello dei meeting su Zoom esplosi definitivamente con lo smart-working. Nonostante l’interesse di tante grandi aziende tecnologiche americane, il futuro del metaverso resta incerto. “Proprio come era difficile immaginare, nel 1982, cosa sarebbe stato Internet, nel 2020, ancora oggi non sappiamo come descrivere il metaverso” ha scritto Matthew Ball, venture capitalist americano esperto di media e Internet, in un articolo pubblicato sul proprio sito quest’anno. Ciò di cui è sicuro Ball è che l’esperienza del metaverso sarà parallela alla vita reale. Seguirà un tempo sincronizzato con quello fisico e non esisteranno limiti di partecipazione per i suoi utenti.

A differenza dell’Internet tradizionale, le persone potranno “creare, possedere e vendere” prodotti e servizi. Anche perché essere proprietari di un bene digitale, grazie alla tecnologia dei non-fungible tokens, è un fenomeno già esistente. Oggetti interamente digitali, dotati di un certificato (l’NFT) che attesta l’autenticità e la proprietà dell’oggetto. Un video, una canzone, perfino un tweet. Tutto, ora, può essere venduto a livello digitale, con la tecnologia blockchain, la stessa alla base delle criptovalute. Grazie al metaverso, anche gli NFT assumeranno un senso logico, più facile da comprendere per chi, fino ad oggi, è stato abituato a vivere solo in carne ed ossa.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.